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28 Dicembre 2019“Giacomo di cristallo” è una favola di Gianni Rodari, inclusa nella raccolta “Favole al telefono” (1962), che narra la storia di un bambino trasparente, capace di mostrare a tutti i suoi pensieri e sentimenti.
Trama:
Giacomo è un bambino speciale, nato con un corpo trasparente. Tutti possono vedere attraverso di lui, osservando i suoi organi, i suoi pensieri e le sue emozioni. La sua trasparenza lo rende incapace di mentire o nascondere i propri sentimenti, trasformandolo in un simbolo di onestà e lealtà.
Quando un tiranno sale al potere nella sua città, Giacomo diventa un involontario portavoce della verità. Anche se non pronuncia parole, i suoi pensieri condannano l’ingiustizia e la violenza del regime. Il tiranno, sentendosi minacciato dalla sua trasparenza, lo imprigiona. Ma anche dietro le sbarre, Giacomo continua a irradiare verità, rendendo visibili i suoi pensieri a tutti.
Temi principali:
- La trasparenza come metafora dell’onestà: Giacomo rappresenta l’ideale di una persona incapace di mentire o nascondere la verità.
- Il potere della verità: La storia sottolinea come la verità, anche quando imbavagliata, sia più forte di qualsiasi forma di oppressione.
- La ribellione contro l’ingiustizia: Giacomo, attraverso la sua stessa esistenza, diventa un simbolo di resistenza contro la tirannia.
- La speranza: Anche nei momenti più bui, la verità di Giacomo offre speranza al popolo oppresso.
Caratteristiche:
- Il linguaggio di Rodari è semplice e diretto, adatto ai bambini, ma ricco di significati profondi.
- La favola è ricca di immagini evocative, che rendono la storia vivida e memorabile.
- Rodari utilizza l’elemento fantastico per affrontare temi importanti come l’onestà, la giustizia e la libertà.
Significato:
“Giacomo di cristallo” è una favola che celebra il potere della verità e dell’onestà. Rodari ci ricorda che, anche nei momenti più difficili, la verità può essere una forza dirompente, capace di abbattere le barriere dell’oppressione.
Testo del racconto
Una volta, in una città lontana, venne al mondo un bambino trasparente. Attraverso le sue membra si poteva vedere come attraverso l’aria e l’acqua.
Era di carne e d’ossa e pareva di vetro, e se cadeva non andava in pezzi ma al più si faceva sulla fronte un bernoccolo trasparente. Si vedeva il suo cuore battere, si vedevano i suoi pensieri guizzare come pesci colorati nella loro vasca.
Una volta, per sbaglio, il bambino disse una bugia, e subito la gente poté vedere come una palla di fuoco dietro la sua fronte: ridisse la verità e la palla di fuoco si dissolse. Per tutto il resto della sua vita non disse più bugie.
Un’altra volta un amico gli confidò un segreto, e subito tutti videro come una palla nera che rotolava senza pace nel suo petto, e il segreto non fu più tale.
Il bambino crebbe, diventò un giovanotto poi un uomo, e ognuno poteva leggere nei suoi pensieri e indovinare le sue risposte, quando gli faceva una domanda, prima che aprisse bocca.
Egli si chiamava Giacomo, ma la gente lo chiamava “Giacomo di cristallo”, e gli voleva bene per la sua lealtà, e vicino a lui tutti diventavano gentili.
Purtroppo, in quel paese, salì al governo un feroce dittatore, e cominciò un periodo di prepotenze, di ingiustizie e di miseria per il popolo. Chi osava protestare spariva senza lasciar traccia. Chi si ribellava era fucilato. I poveri erano perseguitati, umiliati e offesi in cento modi. La gente taceva e subiva, per timore delle conseguenze.
Ma Giacomo non poteva tacere. Anche se non apriva bocca, i suoi pensieri parlavano per lui: egli era trasparente e tutti leggevano dietro la sua fronte pensieri di sdegno e di condanna per le ingiustizie e le violenze del tiranno. Di nascosto, poi, la gente si ripeteva i pensieri di Giacomo e prendeva speranza.
Il tiranno fece arrestare Giacomo di cristallo e ordinò di gettarlo nella più buia prigione. Ma allora successe una cosa straordinaria. I muri della cella in cui Giacomo era stato rinchiuso diventarono trasparenti, e dopo di loro anche i muri del carcere, e infine anche le mura esterne. La gente che passava accanto alla prigione vedeva Giacomo seduto sul suo sgabello, come se anche la prigione fosse di cristallo, e continuava a leggere i suoi pensieri. Di notte la prigione spandeva intorno una grande luce e il tiranno nel suo palazzo faceva turare tutte le tende per non vederla, ma non riusciva ugualmente a dormire. Giacomo di cristallo, anche in catene, era più forte di lui, perché la verità è più forte di qualsiasi cosa, più luminosa del giorno, più terribile di un uragano.
Gianni Rodari ‘Favole al telefono’, Einaudi, 1962