
Esilio. Testo di Dante Alighieri (Paradiso XVII). Musica di Luigi Gaudio
28 Dicembre 2019
Betty la puzzola di Marquinho Kappa
28 Dicembre 2019📜 Sintesi chiara e schematica su La Destra Storica e i problemi postunitari (1861-1876):
🇮🇹 La Destra Storica e i problemi postunitari (1861-1876)
🔹 Chi era la Destra Storica
- Composta da esponenti delle classi dirigenti liberali, aristocratici, grandi proprietari terrieri e borghesia settentrionale.
- Leader principali: Cavour (fino al 1861), Bettino Ricasoli, Marco Minghetti.
- Ideali: liberalismo moderato, centralizzazione dello Stato, unità nazionale, ordine e disciplina fiscale.
- Eletto al Parlamento solo il 2% della popolazione (censitario, solo ricchi e istruiti votavano).
🔹 I principali problemi dopo l’Unità d’Italia
-
Questione finanziaria
- Il nuovo Regno d’Italia eredita debiti enormi dagli ex Stati preunitari.
- Bisogna uniformare monete, pesi, misure e sistemi fiscali.
- Introduzione di tasse impopolari, tra cui la tassa sul macinato (1868) ➔ causa rivolte contadine.
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Questione territoriale
- Mancano ancora Roma (sotto il Papa protetto dalla Francia) e il Veneto (sotto l’Austria).
- Roma diventa capitale solo nel 1871 dopo la breccia di Porta Pia.
- Il Veneto viene annesso nel 1866 dopo la Terza guerra d’Indipendenza.
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Questione meridionale
- Grandi differenze economiche e sociali tra Nord e Sud.
- Al Sud esplode il brigantaggio ➔ vera e propria guerra civile repressa con l’esercito.
- Il Sud resta povero, con un controllo centralizzato da parte del Nord.
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Costruzione dello Stato unitario
- Viene adottato il modello piemontese in tutta Italia: centralizzazione amministrativa, codici unici, leva obbligatoria.
- Nasce un forte distacco tra “Paese legale” (politici e ricchi) e “Paese reale” (popolazione contadina ed esclusa).
🔹 Le principali riforme della Destra
✅ Unificazione giuridica e amministrativa (Codice Civile e Codice Penale unici)
✅ Creazione di una rete ferroviaria nazionale
✅ Laicizzazione dello Stato ➔ rottura con la Chiesa cattolica
✅ Legge delle Guarentigie (1871): garantisce la libertà del Papa ma non risolve la “Questione romana”
✅ Pareggio di bilancio (1876): raggiunto con forti sacrifici economici imposti alla popolazione
🔹 La caduta della Destra Storica (1876)
- La politica di forti tasse e sacrifici crea malcontento popolare.
- La crisi economica e la questione sociale diventano esplosive.
- Nel 1876 la Destra cade dopo la bocciatura della proposta di allargare la tassa sul macinato.
- Sale al potere la Sinistra Storica con Agostino Depretis ➔ inizia l’epoca del trasformismo.
✍️ Conclusione – Bilancio della Destra Storica
✅ Merito: aver costruito uno Stato unitario solido e moderno
❌ Limiti: gestione elitaria e distacco dalle masse popolari, aggravamento delle differenze tra Nord e Sud
La Destra Storica lascia all’Italia un sistema centralizzato ed efficiente, ma anche forti problemi sociali che esploderanno nei decenni successivi.
📜 Schema sintetico di studio su La Destra Storica e i problemi postunitari (1861-1876):
La “Destra Storica”
Dal 1861 al 1876 l’Italia fu governata dai liberali moderati di ispirazione cavouriana.
Rappresentavano gli interessi aristocratici e altoborghesi;
erano, in economia, di tendenze liberiste;
manifestavano un forte senso dello stato
e una notevole prudenza nell’attuare riforme, soprattutto sul piano sociale;
non disdegnavano i metodi autoritari.
I problemi postunitari
La Destra Storica si trovò ad affrontare i principali problemi successivi all’unità:
- La questione istituzionale
- Il brigantaggio nel Meridione
- Il completamento dell’unità (Venezia e Roma)
- La questione romana (rapporto con la Chiesa)
- La questione finanziaria
- Piemontesizzazione
La nascita del nuovo stato viene ridotta ad un allargamento del Piemonte:
Lo Statuto e le leggi del Regno di Sardegna vengono estese a tutto il territorio nazionale.
Persino il sovrano rimane Vittorio Emanuele II, mantenendo il numero dinastico anche come Re d’Italia.
Ogni progetto di decentramento amministrativo viene presto abbandonato.
La questione meridionale
L’unificazione comporta un nuovo peso per il Meridione:
Le speranze di trasformazione sociale sono deluse sin dalla conquista garibaldina.
L’unificazione dei mercati danneggia l’economia del Sud.
Il Piemonte impone il suo pesante sistema fiscale e il servizio militare a regioni che non avevano mai conosciuto la leva.
Brigantaggio
La ribellione delle masse popolari del Sud si espresse nella formazione di bande di briganti che i borbonici tentarono con scarso successo di strumentalizzare.
Il governo difese l’ordine mobilitando metà dell’esercito e imponendo al Sud lo stato d’assedio (legge Pica, 1863).
Il fenomeno fu duramente represso (1863-65) senza che si intervenisse sulle cause.
L’annessione del Veneto
La cosiddetta Terza guerra di indipendenza è in realtà un capitolo del conflitto con il quale la Prussia sconfisse l’Austria, unificando la Germania (1866).
La Prussia chiese l’aiuto dell’Italia che però ottenne solo sconfitte (Custoza e Lissa) e l’umiliazione di ricevere il Veneto attraverso la Francia.
La presa di Roma
Seguendo Cavour i governi della Destra cercarono senza successo di ottenere Roma per via diplomatica.
Garibaldi tentò più volte il colpo di mano incontrando l’opposizione di Napoleone III (Aspromonte 1862, Mentana 1867).
Solo dopo la caduta del II Impero, venuta meno la difesa francese, i bersaglieri entreranno a Roma (20 settembre 1870).
La questione romana
L’unificazione comportò una rottura tra la Chiesa cattolica e il nuovo stato italiano.
Pio IX (1846-1878) non accettò la perdita del potere temporale che considerava garanzia dell’autonomia del papa.
Il governo italiano, pur assicurando a parole libertà della Chiesa, ne minava le basi economiche seguendo la linea di quello piemontese (1867: esproprio di tutti i beni ecclesiastici non parrocchiali).
La crisi sarà sancita da:
Scomunica (1860) dei responsabili dell’usurpazione dei territori pontifici.
Sillabo (1864): condanna degli errori della modernità e del liberalismo.
“Non expedit” (1874): invito ai cattolici italiani all’astensione nelle elezioni politiche (i cattolici torneranno a votare solo all’inizio del XX secolo).
Questione finanziaria
Il nuovo stato si trovò di fronte un notevole indebitamento nato dalla unificazione dei debiti pubblici degli stati preunitari e dalle spese militari.
L’obiettivo del pareggio del bilancio fu perseguito con l’inasprimento fiscale (tassa sul macinato, 1868)
e ottenuto nel 1876 dal governo Minghetti, l’ultimo della Destra.