
Decadentismo e novecento
28 Dicembre 2019
Confronto fra i Malavoglia e Mastro Don Gesualdo di Giovanni Verga
28 Dicembre 2019“Preludio di Praga” è una poesia complessa, che incarna molti degli aspetti centrali dell’estetica e della filosofia decadente.
Struttura e forma
La poesia è composta da otto quartine, ciascuna con uno schema rimico ABAB. La struttura metrica è basata sull’endecasillabo, con una variazione significativa: l’ultimo verso di ogni quartina è più breve e rientrante, creando un effetto visivo e ritmico che enfatizza il contenuto e crea una pausa riflessiva.
Analisi tematica e stilistica
Prima quartina: Decadenza e smarrimento
- Versi 1-4: “Noi siamo i figli dei padri ammalati; / Acquile al tempo di mutar le piume, / Svolazziam muti, attoniti, affamati, / Sull’agonia di un nume.”
- Introduce il tema della decadenza generazionale (“padri ammalati”).
- La metafora delle aquile che mutano le piume suggerisce un periodo di transizione e vulnerabilità.
- L’immagine di divinità morenti (“agonia di un nume”) simboleggia la perdita di fede e ideali.
Seconda e terza quartina: Perdita della fede
- Versi 5-12: Descrivono il declino della fede religiosa:
- “Nebbia remota è lo splendor dell’arca” suggerisce la distanza dai valori tradizionali.
- Il ritorno all'”idolo d’or” evoca l’immagine biblica del vitello d’oro, simbolo di valori materialistici.
- La “musa bianca” e la “vergine esausta” rappresentano la fede cristiana in declino.
Quarta quartina: Morte dei valori tradizionali
- Versi 13-16: “Casto poeta che l’Italia adora, / Vegliardo in sante visioni assorto, / Tu puoi morir!… Degli antecristi è l’ora! / Cristo è rimorto!”
- Proclama la fine di un’era poetica e spirituale.
- Il “casto poeta” potrebbe riferirsi a figure come Manzoni, rappresentanti di una tradizione letteraria e morale ormai superata.
- L’esclamazione “Cristo è rimorto!” è una potente dichiarazione della morte dei valori cristiani.
Quinta quartina: Proclamazione del nuovo canto
- Versi 17-20: “O nemico lettor, canto la Noja, / L’eredità del dubbio e dell’ignoto, / Il tuo re, il tuo pontefice, il tuo boja, / Il tuo cielo, e il tuo loto!”
- Il poeta si rivolge direttamente al lettore, definendolo “nemico”.
- Annuncia i temi della sua poesia: noia, dubbio, ignoto.
- L’elenco di figure autoritarie (re, pontefice, boia) suggerisce un atteggiamento di ribellione.
Sesta, settima e ottava quartina: Manifesto poetico
- Queste quartine, già analizzate in dettaglio precedentemente, rappresentano il manifesto poetico dell’autore:
- Celebrazione della dualità (martire/empio, azzurro/fango).
- Esplorazione dei “sette peccati” come fonte di ispirazione.
- Rifiuto dell’artificio in favore dell’autenticità.
- Affermazione finale di cantare una verità personale, anche se dolorosa.
Temi principali
- Decadenza e crisi dei valori: La poesia esprime un senso di declino morale e spirituale della società.
- Ribellione contro la tradizione: Il poeta si pone in opposizione ai valori tradizionali e alle figure di autorità.
- Dualità e contrasto: Continua giustapposizione di elementi opposti (sacro/profano, elevato/basso).
- Autenticità vs artificio: Enfasi sulla sincerità espressiva, anche a costo di essere sgradevole o incompreso.
- Esplorazione dell’interiorità: Focus sui conflitti interiori e sugli stati d’animo complessi del poeta.
- Pessimismo e disillusione: Visione cupa del presente e del futuro, senso di smarrimento esistenziale.
Stile e tecniche poetiche
- Metafore e simboli: Uso frequente di immagini simboliche (aquile, idolo d’oro, musa bianca).
- Antitesi: Contrasti netti per enfatizzare i conflitti interiori e sociali.
- Apostrofe: Rivolgersi direttamente al lettore o a figure simboliche.
- Allitterazioni e assonanze: Creano musicalità e enfasi (es. “Svolazziam muti, attoniti, affamati”).
- Intertestualità: Riferimenti biblici e letterari per arricchire il significato.
Commento
“Preludio di Praga” di Emilio Praga si presenta come un manifesto del Decadentismo italiano. La poesia esprime una profonda crisi di valori, un senso di smarrimento generazionale e una ribellione contro le tradizioni letterarie e morali. Attraverso un linguaggio ricco di contrasti e simbolismi, Praga delinea una nuova estetica poetica basata sull’esplorazione dell’interiorità, sull’accettazione della dualità umana e sul rifiuto dell’artificio. Il componimento riflette il clima culturale di fine Ottocento, caratterizzato da un senso di disillusione e dalla ricerca di nuove forme espressive capaci di catturare la complessità dell’esperienza moderna.
Testo e parafrasi
Testo:
Noi siamo i figli dei padri ammalati; Nebbia remota è lo splendor dell’arca, S’attende invano dalla musa bianca Casto poeta che l’Italia adora, O nemico lettor, canto la Noja, L’eredità del dubbio e dell’ignoto, Canto litane di martire e d’empio; Canto le ebbrezze dei bagni d’azzurro, Giacchè più del mio pallido demone, |
Parafrasi:
1-4: Noi siamo i discendenti di una generazione malata spiritualmente. Siamo come aquile nel momento vulnerabile della muta, voliamo senza forza, stupefatti e affamati, assistendo all’agonia di una divinità. 5-8: La gloria passata della fede (simboleggiata dall’arca dell’alleanza) è ormai lontana e offuscata. L’umanità ritorna a venerare falsi idoli materialistici (il vitello d’oro biblico). Il patriarca (figura di autorità spirituale) attende invano dal suo posto elevato un ritorno alla fede. 9-12: Si attende inutilmente l’ispirazione dalla musa cristiana (la “musa bianca”) che ha dominato la cultura per venti secoli. La fede, ormai esausta e indebolita, tenta disperatamente di aggrapparsi alle ultime vestigia della tradizione cristiana (il Sudario di Cristo). 13-16: O poeta puro e tradizionalista (probabile riferimento a figure come Manzoni), venerato dall’Italia, anziano immerso in visioni sacre, puoi anche morire! È giunto il momento degli anticristi (coloro che si oppongono ai valori tradizionali). Cristo è morto di nuovo, simbolicamente! 17-20: O lettore ostile, canto la Noia, l’eredità del dubbio e dell’ignoto. Canto tutto ciò che ti definisce e ti opprime: la tua autorità politica (re), religiosa (pontefice), la tua oppressione (boia), le tue aspirazioni (cielo) e la tua bassezza (loto). 21-24: Canto preghiere sia di martiri che di empi. Celebro gli amori dei sette peccati capitali, che risiedono nel mio cuore come se fosse un tempio, inginocchiati in adorazione. 25-28: Canto le gioie dell’elevazione spirituale (“bagni d’azzurro”) e allo stesso tempo l’Ideale che sprofonda nella miseria materiale. Non deridere, o fratello lettore, il mio sussurro poetico se a volte piango. 29-32: Poiché odio più dell’oscurità dentro di me (“pallido demone”) l’artificiosità e la falsità nel pensiero. Riconosco di cantare una canzone di scarso valore, ma almeno canto la verità! |
Conclusione
In questa poesia, Emilio Praga esprime magistralmente il sentimento di crisi e di sconfitta della sua epoca, ma con un’onestà che riflette il suo impegno artistico e morale. È un manifesto della Scapigliatura, con il suo rifiuto della maschera e l’abbraccio della cruda realtà, per quanto dolorosa essa sia.