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28 Maggio 2025ITALIANO Traccia ufficiale della prima prova scritta dell’Esame di Stato 2018 (Tipologia B ambito storico-politico)
Testo integrale della traccia ufficiale per la Tipologia B – “Saggio breve” o “Articolo di giornale” , relativo al terzo ambito storico-politico , tratto dalla prima prova scritta dell’Esame di Stato 2018 :
TIPOLOGIA B – REDAZIONE DI UN “SAGGIO BREVE” O DI UN “ARTICOLO DI GIORNALE”
Scegli uno dei quattro ambiti proposti e sviluppa il relativo argomento in forma di «saggio breve» o di «articolo di giornale» , utilizzando, in tutto o in parte, e nei modi che ritieni opportuni, i documenti e i dati forniti.
Se scegli la forma del «saggio breve» , argomenta la tua trattazione, anche con opportuni riferimenti alle tue conoscenze ed esperienze di studio. Premetti al saggio un titolo coerente e, se vuoi, suddividilo in paragrafi.
Se scegli la forma dell’«articolo di giornale» , indica il titolo dell’articolo e il tipo di giornale sul quale pensi che l’articolo debba essere pubblicato.
Per entrambe le forme di scrittura non superare cinque colonne di metà di foglio protocollo .
3. AMBITO STORICO – POLITICO
Argomento:
Masse e propaganda.
DOCUMENTI
«Il concetto politico di massa è stato giustamente giudicato appropriato ai regimi totalitari, di tipo fascista, nazista, comunista del secolo scorso (per vero, non mancano nel presente esempi assimilabili); ma anche oggi possiamo parlare, a ragion veduta e provata, di massificazione a larghissimo raggio, che trova il suo terreno d’espansione soprattutto nei processi della cosiddetta globalizzazione. Ciò richiede una precisa distinzione. La massa governata dai regimi totalitari, diversamente da quella odierna, era una massa omogeneizzata dall’ideologia del conflitto. La massa che si costituisce ad opera delle ideologie dei regimi totalitari, come quelle esemplificate nel secolo scorso, combatte l’individualismo ma fa conto sull’individuo, a condizione che quest’ultimo sia stilizzato e rigorosamente uniformato ai dettami del regime, assolutamente pronto al consenso plebiscitario. Anzi, viene precisamente tratteggiato dal regime un modello ufficiale di individuo da imitare e riprodurre, descrivendone perfino prescrivendone la sua tipologia di pensiero e di azione, onde ne vengano interiorizzati acriticamente i dettami, annullando la personalità, sotto la guida di principi aggregatori, nella massa ideologicamente plasmata.»
Giulio M. CHIODI , Soggetti apolitici e politici soggetti ,
in La politica. Categorie in questione , a cura di R. Sau, Franco Angeli, Roma 2015, p. 176.
«La figura del nemico ha sempre rappresentato un elemento indispensabile per il buon funzionamento dei sistemi di propaganda. Insomma, si tratta di un protagonista assoluto – se non unico – dell’argomentazione di tipo propagandistico; una figura dalla rilevanza tale da costringere l’intero spazio della politica a organizzarsi in sua funzione.
[…] L’effetto della designazione di un nemico per l’opinione pubblica è […] triplice . Da una parte essa conduce alla cristallizzazione della fedeltà dell’opinione pubblica a un dato progetto politico (infatti, individuando un nemico non solo si orienta tale opinione pubblica contro qualcuno, ma la si sollecita anche a provare un senso di gratitudine nei confronti di chi quel nemico ha scoperto e denunciato). Da un’altra, il concentrare il risentimento della collettività nei confronti di un nemico equivale a “compattare” quella stessa comunità con il pretesto dell’esistenza di un elemento irriducibile e pericoloso. Infine, il definire un nemico dona al potere la possibilità di deviare il risentimento popolare che, altrimenti, investirebbe il potere stesso.
[…] A causa del suo inscriversi all’interno di un doppio movimento – l’affermarsi dell’ideologia quale origine e determinante dell’agire politico, da una parte; l’impetuoso sviluppo della società di massa e del progresso tecnologico, dall’altra –, il Novecento può ben essere definito come il secolo della propaganda. Anzi, il secolo del nemico assoluto. Un nemico costruito, nei lineamenti più minuti come nel senso della pericolosità, dal politico attraverso la propaganda. Dopo la Grande guerra, prima importante prova, la propaganda si perfezionò all’interno dei regimi totalitari. L’asprezza ideologica della guerra fredda, poi, s’incaricò di confermare l’importanza della figura del nemico quale perno dell’intero sistema di rappresentazione della politica e dell’esistenza. La “fine delle ideologie” ha forse mutato il quadro di riferimento?
L’esperienza degli ultimi anni pare svolgersi nel segno della continuità: nelle società contemporanee, caratterizzate da molteplici flussi d’informazione e dalla sempre maggiore incapacità di ricondurre in termini di comprensibilità la complessità dell’esistente, l’uso della categoria del nemico rimane indispensabile poiché fornisce una chiave ai fini della ricomposizione di una realtà frammentata e apparentemente incongruente.»
Andrea BARAVELLI , Nemico e propaganda ,
Storicamente , 1 (2005), Art. no. 13.
DOI: 10.12977/stor518
📝SVOLGIMENTO
Masse e propaganda: strumenti del potere e manipolazione dell’opinione pubblica
Introduzione
La storia ha spesso dimostrato come il potere non si eserciti solo attraverso la forza bruta, ma anche attraverso la capacità di plasmare l’opinione pubblica. La propaganda, in questo senso, si presenta come uno strumento potentissimo di controllo sociale, soprattutto quando agisce su grandi masse di persone. Nella società contemporanea, pur in assenza di regimi totalitari come quelli del Novecento, la massificazione continua ad affermarsi grazie alla globalizzazione e ai nuovi mezzi di comunicazione.
Questo saggio analizza il rapporto tra massa e propaganda, prendendo in considerazione sia i regimi del secolo scorso che le forme attuali di manipolazione ideologica, con particolare attenzione alla figura del “nemico” come fulcro centrale delle strategie propagandistiche.
Il concetto di massa e il ruolo della propaganda
Il termine “massa”, nel contesto politico, indica una collettività privata di identità individuale, soggetta a un processo di omogeneizzazione ideologica. Questo fenomeno è stato tipico dei regimi totalitari del Novecento (fascismo, nazismo, comunismo), dove l’individuo veniva annullato a favore di un modello unico di comportamento e pensiero, imposto dal regime. Come osserva Giulio M. Chiodi, la massa era “plasmata” da principi aggregatori che miravano a eliminare ogni forma di autonomia critica.
La propaganda diventava così lo strumento principale per costruire questa identità collettiva e mantenere il consenso popolare. Essa aveva bisogno di un elemento centrale: il nemico , reale o costruito. Secondo Andrea Baravelli, il nemico è infatti il protagonista assoluto della propaganda, poiché permette di cristallizzare l’appoggio popolare, compattare la comunità intorno a un obiettivo comune e deviare eventuali critiche verso un capro espiatorio esterno.
Questa logica è stata applicata nei regimi fascisti e nazisti, dove il nemico era facilmente individuabile in gruppi etnici, religiosi o politici; ma si ritrova anche nei sistemi democratici moderni, dove la definizione del “nemico” può riguardare questioni geopolitiche, terrorismo o flussi migratori.
La funzione del nemico nella società contemporanea
Anche oggi, la figura del nemico rimane fondamentale per la gestione dell’opinione pubblica. Nei media e nella comunicazione politica, si assiste frequentemente alla creazione di figure simboliche che incarnano minacce reali o immaginarie. L’utilizzo di termini come “terrorismo”, “immigrazione incontrollata” o “sovversione interna” serve spesso a canalizzare paure diffuse e a giustificare decisioni politiche impopolari.
Baravelli sostiene che il XX secolo possa essere definito come “il secolo del nemico assoluto”, poiché la propaganda ha trasformato il nemico in un archetipo universale, quasi mitico, che condiziona l’intero sistema politico. Ancor più preoccupante è il fatto che, in assenza di una chiara opposizione ideologica (come avveniva durante la guerra fredda), oggi il nemico viene costruito artificialmente, talvolta senza una precisa identità.
La globalizzazione e l’informazione digitale hanno reso più complessa la gestione del consenso, ma hanno anche fornito strumenti sempre più sofisticati per influenzare le masse. I social network, ad esempio, sono spesso utilizzati per diffondere narrazioni semplificate, in cui il nemico viene ridotto a stereotipo, alimentando divisioni e conflitti.
Propaganda e manipolazione: tra metodo e casualità
Michel Serres, in Il mancino zoppo , mette in evidenza come molte scoperte e invenzioni non seguano un percorso lineare, ma nascano da eventi accidentali. Lo stesso meccanismo può applicarsi alla propaganda: essa, pur non essendo metodica, riesce a incidere profondamente nell’immaginario collettivo grazie all’uso strategico di eventi imprevisti o di notizie sensazionali.
Georges Didi-Huberman, in La conoscenza accidentale , parla di una “doppia vita” della ricerca, fatta di metodo e di imprevedibilità. Analogamente, la propaganda vive di due dimensioni contraddittorie: da un lato cerca di controllare rigidamente il messaggio, dall’altro sfrutta gli eventi casuali — guerre, crisi economiche, pandemie — per rafforzare il proprio dominio sulle masse.
Conclusione
La massa, lungi dall’essere un fenomeno superato, rappresenta ancora oggi un obiettivo privilegiato della propaganda. Nonostante la fine delle ideologie del Novecento, la necessità di costruire consenso permane, e il ricorso al “nemico” rimane uno strumento efficace per governare una realtà sociale frammentata e complessa.
La sfida per il futuro è quella di rendere le persone più consapevoli di questi meccanismi, educandole a una lettura critica dei media e alla difesa della propria libertà di pensiero. Solo così sarà possibile evitare che la massa diventi strumento passivo di manipolazione e torni ad essere luogo di partecipazione democratica e di crescita civile.