
Differenze tra intelligenza umana e intelligenza Artificiale
11 Giugno 2025
Ripensare la scuola nell’era dell’AI. Dal sapere trasmesso al sapere costruito
12 Giugno 2025📚 Traccia e svolgimento di un tema di attualità sulla violenza contro le donne
 Â
TRACCIA
ESAME DI STATO 2023 – PRIMA PROVA SCRITTA
Ministero dell’Istruzione e del Merito – Sessione Suppletiva
TIPOLOGIA C – RIFLESSIONE CRITICA DI CARATTERE ESPOSITIVO-ARGOMENTATIVO SU TEMATICHE DI ATTUALITÀ
PROPOSTA C1
Testo di riferimento: Dacia Maraini, Solo la scuola può salvarci dagli orribili femminicidi, in “Corriere della Sera”, 30 giugno 2015, ora in La scuola ci salverà , Solferino, Milano, 2021, pp. 48-49.
Brano proposto
«Troppi decessi annunciati, troppe donne lasciate sole, che vanno incontro alla morte, disperate e senza protezione. Molte hanno denunciato colui che le ucciderà , tante volte, per percosse e minacce reiterate, ma è come se tutti fossero ciechi, sordi e muti di fronte alla continua mattanza femminile.
Prendiamo il caso di Loredana Colucci, uccisa con sei coltellate dall’ex marito davanti alla figlia adolescente. L’uomo, dopo molti maltrattamenti, tenta di strangolare la moglie. Lei lo denuncia e lui finisce in galera. Ma dopo pochi mesi è fuori. E subito riprende a tormentare la donna. Altra denuncia e all’uomo viene proibito di avvicinarsi alla casa. Ma, curiosamente, dopo venti giorni, viene revocata anche questa proibizione. È bastata una distrazione della moglie, perché il marito entrasse in casa e la ammazzasse davanti alla figlia. Il giorno dopo tutto il quartiere era in strada per piangere pubblicamente una donna generosa, grande lavoratrice e madre affettuosa, morta a soli quarantun anni, per mano dell’uomo che diceva di amarla.
Di casi come questo ce ne sono più di duecento l’anno, il che vuol dire uno ogni due giorni. Quasi sempre morti annunciate. Ma io dico: se a un politico minacciato si assegna subito la scorta, perché le donne minacciate di morte vengono lasciate in balia dei loro aguzzini? […]
Troppi uomini sono ancora prigionieri dell’idea che l’amore giustifichi il possesso della persona amata, e vivono ossessionati dal bisogno di manipolare quella che considerano una proprietà inalienabile. Ogni manifestazione di autonomia viene vista come una offesa che va punita col sangue. La bella e coraggiosa trasmissione Chi l’ha visto? condotta da Federica Sciarelli ne fa testimonianza tutte le settimane. La magistratura si mostra timida e parziale. Di fronte ai delitti annunciati, allarga le braccia e scuote la testa. Il fatto è che spesso si considerano normali la gelosia e il possesso, le percosse, i divieti, la brutalità in famiglia.
Ma non basta. È assolutamente necessario insegnare, già dalle scuole primarie, che ogni proprietà è schiavitù e la schiavitù è un crimine.»
Consegna
Dopo aver letto e analizzato l’articolo di Dacia Maraini, esponi il tuo punto di vista e confrontati in maniera critica con le tesi espresse nel testo. Puoi articolare il tuo elaborato in paragrafi opportunamente titolati e presentarlo con un titolo complessivo che ne esprima sinteticamente il contenuto.
SVOLGIMENTO
L’Educazione come Antidoto: Costruire una Società Liberata dal Possesso e dalla Violenza
L’articolo di Dacia Maraini, “Solo la scuola può salvarci dagli orribili femminicidi”, affronta una delle piaghe più dolorose e urgenti della nostra società : la violenza di genere che culmina nei femminicidi. La sua analisi, che denuncia le “morti annunciate”, le falle sistemiche nella protezione delle donne e le radici culturali profonde che legittimano il possesso in nome dell’amore, mi trova profondamente concorde. La tesi dell’autrice, secondo cui è “assolutamente necessario insegnare, già dalle scuole primarie, che ogni proprietà è schiavitù e la schiavitù è un crimine”, rappresenta, a mio avviso, non solo una speranza ma un imperativo etico e sociale.
Femminicidi: La Tragedia delle “Morti Annunciate” e il Fallimento Sistemico
Maraini apre il suo articolo con un’immagine cruda e veritiera: “troppi decessi annunciati, troppe donne lasciate sole, che vanno incontro alla morte, disperate e senza protezione”. L’esempio di Loredana Colucci, uccisa dopo reiterate denunce e nonostante provvedimenti restrittivi revocati, è emblematico di un fallimento sistemico. La magistratura che si mostra “timida e parziale”, che “allarga le braccia e scuote la testa” di fronte a “delitti annunciati”, è una denuncia grave e purtroppo corroborata dalla cronaca quotidiana. L’indignazione di Maraini, che paragona la mancata protezione delle donne minacciate alla pronta assegnazione di una scorta a un politico, mette in luce una disparità inaccettabile nell’attenzione e nelle risorse dedicate alla sicurezza e alla vita.
Questa cecità istituzionale e sociale (“è come se tutti fossero ciechi, sordi e muti di fronte alla continua mattanza femminile”) è uno dei punti più dolenti. Non si tratta solo di singoli casi di negligenza, ma di una cultura implicita che non percepisce la minaccia alla vita di una donna come un’emergenza assoluta o che sottovaluta la pericolosità di comportamenti violenti. L’esperienza mi porta a credere che, nonostante gli sforzi e l’aumento della consapevolezza pubblica, persiste una difficoltà nel tradurre le denunce in un’azione tempestiva ed efficace, che protegga realmente le vittime e impedisca ai carnefici di agire indisturbati.
Le Radici Culturali: Il Perverso Legame tra Amore e Possesso
La lucidità di Maraini emerge quando individua la radice più profonda del problema: “Troppi uomini sono ancora prigionieri dell’idea che l’amore giustifichi il possesso della persona amata, e vivono ossessionati dal bisogno di manipolare quella che considerano una proprietà inalienabile. Ogni manifestazione di autonomia viene vista come una offesa che va punita col sangue.” Questa è la vera chiave di lettura. La violenza di genere non è un’esplosione di rabbia incontrollata, ma spesso il culmine di una logica perversa di controllo e dominio, alimentata da stereotipi di genere radicati nella cultura.
Il “fatto è che spesso si considerano normali la gelosia e il possesso, le percosse, i divieti, la brutalità in famiglia”. Questa normalizzazione è il vero veleno. Quante volte si sente dire “è troppo geloso perché ti ama”, o si minimizzano i primi segnali di controllo e sottomissione? Questa mentalità è un prodotto culturale che ha profonde radici storiche, sociali ed educative, e che confonde l’amore autentico – basato sul rispetto, sulla libertà e sulla parità – con una forma di schiavitù psicologica e fisica. La violenza diventa l’estrema conseguenza del rifiuto dell’autonomia femminile, un’offesa all’idea distorta di “proprietà ”.
La Scuola Come Baluardo Etico: Un Imperativo Educativo
Di fronte a questa complessità , la proposta di Dacia Maraini di intervenire “già dalle scuole primarie” per insegnare “che ogni proprietà è schiavitù e la schiavitù è un crimine” è, a mio parere, la soluzione più lungimirante e fondamentale. La scuola, in quanto agenzia educativa per eccellenza, ha un ruolo insostituibile nella decostruzione degli stereotipi di genere e nella promozione di una cultura del rispetto e dell’autonomia.
Nel mio percorso scolastico e nell’ambito dell’educazione civica, ho avuto modo di confrontarmi con l’importanza di questi temi. La scuola può e deve:
- Decostruire gli stereotipi di genere: Insegnare che uomini e donne sono uguali in dignità e diritti, superando modelli tradizionali che assegnano ruoli rigidi o che legittimano la dominazione maschile.
- Educare alle relazioni sane: Promuovere la conoscenza delle dinamiche relazionali sane, basate sul consenso, sul rispetto dei limiti personali e sulla comunicazione non violenta. Insegnare ai ragazzi e alle ragazze a riconoscere i segnali di allarme di una relazione tossica e a non confondere il possesso con l’amore.
- Sviluppare l’empatia: Attraverso la letteratura, il confronto, l’analisi di casi reali (con sensibilità e attenzione all’età ), la scuola può aiutare a sviluppare l’empatia, la capacità di mettersi nei panni dell’altro e di comprendere il dolore altrui.
- Insegnare il valore dell’autonomia: Il principio che “ogni proprietà è schiavitù” è un messaggio potente che educa all’autonomia personale, al rispetto dell’altro come individuo libero e alla consapevolezza che nessuno può essere “posseduto”. Questo è un fondamento per costruire relazioni sane, sia amicali che affettive.
Oltre la Scuola: Una Responsabilità Collettiva
Pur riconoscendo il ruolo centrale e imprescindibile della scuola, è fondamentale sottolineare che l’educazione è una responsabilità che non può ricadere solo sulle istituzioni scolastiche. Essa richiede un impegno collettivo:
- La famiglia: È il primo ambiente educativo. I genitori hanno il compito di dare l’esempio di relazioni paritarie e rispettose, di educare all’affettività e al riconoscimento delle emozioni.
- I media e la cultura popolare: Hanno un’influenza enorme nel veicolare messaggi e modelli di comportamento. È necessario che la rappresentazione delle relazioni sia sana e non riproponga stereotipi dannosi.
- Le istituzioni e la giustizia: Devono garantire un’applicazione rigorosa delle leggi, una protezione effettiva delle vittime e una condanna senza esitazioni di ogni forma di violenza, come la Maraini lamenta. Le sentenze e le prassi devono inviare un messaggio chiaro: la violenza non è tollerata e il possesso non è amore.
In conclusione, l’articolo di Dacia Maraini è un grido d’allarme e, al contempo, un atto di speranza. La piaga dei femminicidi e la violenza di genere affondano le radici in una cultura tossica che confonde l’amore con il possesso. Per smantellare questa cultura, la scuola ha un ruolo vitale, formando le nuove generazioni a valori di rispetto, autonomia ed empatia, insegnando che la schiavitù è un crimine in ogni sua forma. Tuttavia, per vincere questa battaglia, è necessaria una sinergia di forze: la scuola, la famiglia, i media e la giustizia devono agire in un’unica direzione, costruendo una società in cui la vita e la dignità di ogni persona, in particolare delle donne, siano valori inviolabili e protetti in ogni istante.