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20 Luglio 2025All’origine del silenzio degli studenti nel colloquio dell’esame di Stato c’è un nodo vitale: si misura la quantità o si ricerca la qualità?
La scelta del modello descrittivo fu compiuta nel 1969, quando l’esame si articolava in due fasi distinte.
Nella prima, il Consiglio di classe, ammettendo lo studente all’esame, attestava il possesso d’una preparazione adeguata.
Nella seconda, la commissione verificava la maturità personale del candidato, rilevando le qualità critiche, riflessive, relazionali.
L’insieme dei giudizi delle varie prove e dal curriculum era sintetizzato in un giudizio complessivo che, superata la votazione, si traduceva nel voto finale.
La maggior parte delle commissioni, però, si è sempre limitata al semplice vaglio delle conoscenze, trascurando l’accertamento della dimensione più profonda della persona.
Nel tempo, il procedimento d’esame è stato scomposto in parti autonome, ciascuna valutata separatamente. La somma aritmetica dei voti ne determina l’esito.
Si può ridurre un compito complesso a una somma di prestazioni isolate?
Il silenzio degli studenti durante il colloquio d’esame è la risposta: la complessità si affronta raffinando, per approssimazioni successive, non semplificando.
In profondità resta una trasgressione inammissibile: le norme sull’autonomia scolastica, che prevedono un’attività collegiale fondata sulla progettazione formativa, educativa e dell’istruzione sono lettera morta e, conseguentemente, è banalizzato il compito educativo della scuola.