
Il duello tra Paride e Menelao Iliade, III, vv. 314-382
1 Novembre 2015
Composizione, struttura e trama dell’ Orlando Furioso
3 Novembre 2015Questo brano dell’Iliade (libro III, vv. 314-382) racconta il duello tra Paride e Menelao e la successiva interferenza di Afrodite, che salva Paride e lo riporta da Elena.
🔹 Testo e Parafrasi del testo
Testo di Omero
Tratto cosà lo avrebbe, ne avrebbe riscossa alta gloria,
se non l’avesse a tempo veduto la Diva Afrodite: essa spezzò la coreggia di solido cuoio di bove. Vuoto cosà l’elmetto restò nella valida mano: l’eroe lo roteò, lo scagliò fra gli Achivi guerrieri, poi sul nemico balzò di nuovo, per dargli la morte, con la sua spada; ma intanto sottratto lo aveva Afrodite, senza fatica, ché tanto poteva una Diva, e, nascosto dentro una fÃtta nebbia, recato nel talamo aulente, tutto profumi: ed ella si mise poi d’Elena in cerca. E la trovò nella torre, che stava fra molte Troiane.
Stese la mano alla veste nettà rea, la scosse la Diva, che le sembianze assunte avea d’una vecchia cadente, sperta a filare la lana, che quando ella a Sparta abitava, compieva opere belle: diletta era molto al suo cuore. Tali sembianze assunte, cosà disse dunque Afrodite: «Vieni con me: ti chiama, ché a casa tu torni, Alessandro: egli nel talamo già t’aspetta, sul letto tornito, fulgido di beltà , coperto di splendide vesti. Niuno direbbe ch’ei torni da un’aspra tenzone: diresti che muova al ballo, o sia dal ballo tornato pur ora». Cosà disse; e ispirò nel cuor della donna la brama. E come vide poi della Diva il bellissimo collo, il soavissimo seno, fulgenti di luce gli sguardi, allora sbigotti, parlò, disse queste parole: «O trista Diva, perché desideri trarmi in inganno? Piú lunge, in qualche bella città popolosa vuoi forse condurmi, o della Frigia, o della ridente Meonia, se forse anche là vive qualche uomo diletto al tuo cuore? Ora che Menelao, prostrato il divino Alessandro, vuole me, svergognata ch’io sono, alla patria condurre, tu sei venuta qui, per tendermi ancora l’insidia? Va’, rimani con lui, del cielo abbandona le sedi, i piedi tuoi mai piú non battan le vie dell’Olimpo, sin ch’egli non ti faccia sua sposa, ti faccia sua schiava. Io non andrò da lui: sarebbe per me vergognoso apparecchiargli il letto: coperta d’obbrobrio sarei dalle Troiane: e infinite già sono le pene ch’io soffro». E a lei cosà rispose, crucciata, la Diva Afrodite: «Non provocarmi, ch’io, sciagurata, non debba ritrarmi, e abbandonarti, e quanto finora t’ho amata, odiarti, e fra i Troiani e i Dà nai non susciti lutti ad entrambi, funesti, e tu perire ne debba di misera morte!». Disse. Terrore invase la bella figliuola di Giove; e mosse, ascoso il volto nel fulgido velo; né alcuna delle Troiane la scorse; perché la guidava Afrodite. Come poi d’Alessandro fûr giunte a la bella dimora, súbito qui le ancelle tornarono ai loro lavori, ed Elena, la donna divina, nel talamo ascese. E, per lei tolto un seggio, la Diva del riso, Afrodite, la prese, la recò dinanzi al suo sposo Alessandro. Quivi sede’ la figlia del Nume che l’ègida regge; e, volti gli occhi altrove, cosà rampognava lo sposo: «Tu dalla pugna giungi! Cosà fossi quivi caduto sotto le mani dell’uomo che prima di te mi fu sposo! Tu ti vantavi, prima, che tu Menelao superavi, ch’era piú forte il tuo braccio, che meglio scagliavi la lancia! Invita ancora, su’, Menelao prediletto di Marte, che voglia a faccia a faccia combattere teco; ma io a non tentarlo piú, t’esorto, a non piú misurarti con Menelao, né a stargli di fronte, con folle ardimento, ché sotto la sua lancia tu presto non cada prostrato!». Ed Alessandro a lei rispose con queste parole: «Non voler battere, o donna, con dure parole il mio cuore. Di Menelao, mercè d’Atena, fu or la vittoria: un’altra volta, mia sarà : me pure amano i Numi. Ma ora al nostro letto moviamo, ed all’opre d’amore: ché mai, mai tanta brama di te non invase il mio seno, neppur la prima volta, quando io ti rapii da la bella Sparta, e con te fuggii per mare, su l’agili navi, e il talamo d’amore nell’isola Crà nae ci accolse, come ardo ora per te, come brama soave m’invade!». Disse, ed al letto mosse: la sposa fu dietro ai suoi passi. Cosà li colse entrambi sul letto bellissimo il sonno. |
Parafrasi
Paride sarebbe stato ucciso da Menelao e questi avrebbe ottenuto grande gloria, La trovò nella torre, circondata da molte donne troiane. Ma Elena, guardando il collo e gli occhi luminosi della dea, Afrodite, irritata, le rispose: Giunta nella stanza di Paride, Afrodite la condusse davanti a lui. Paride le rispose con dolci parole: Così parlò e la condusse nel letto, |
🔹 Analisi e commento
📌 Il tema dell’inganno divino
Afrodite interviene per salvare Paride, mostrando il favore degli dèi e il loro potere nel determinare gli eventi.
La sua azione è un inganno che sottrae Paride al destino di morte, contraddicendo l’ideale eroico greco.
📌 Il ruolo di Elena
Elena appare consapevole e in parte ribelle: riconosce l’inganno e rimprovera Afrodite,
mostrando il peso della sua condizione. Tuttavia, alla fine è costretta a sottomettersi al volere della dea.
📌 L’ambiguità di Paride
Paride è descritto come un guerriero poco valoroso, che evita lo scontro e cerca rifugio nell’amore.
La sua risposta a Elena dimostra la sua frivolezza: invece di pensare alla guerra,
è dominato dal desiderio e dal piacere.
📌 Confronto tra Paride e Menelao
Il brano mette in evidenza la superiorità di Menelao nel duello,
mentre Paride viene salvato solo grazie agli dèi. Questo conferma l’immagine di Paride
come un personaggio debole e poco eroico.
📌 Conclusione
Il passo evidenzia la distanza tra eroi valorosi e guerrieri codardi,
oltre a mostrare il ruolo degli dèi come arbitri del destino umano.
Il comportamento di Paride e la sua fuga rafforzano il contrasto con l’eroismo greco,
mentre Elena incarna il conflitto interiore tra dovere e desiderio.
🔹 Riassunto del brano di Glauco e Diomede
L’episodio di Glauco e Diomede si trova nel Libro VI dell’Iliade ed è uno dei momenti più celebri e significativi del poema. Questo incontro tra due guerrieri, uno acheo (Diomede) e uno troiano (Glauco), è caratterizzato da un’atmosfera di rispetto reciproco e solidarietà , che contrasta con la violenza generale della guerra di Troia. Vediamo ora un riassunto dettagliato dell’episodio:
1. Contesto dell’Episodio
Durante la battaglia, Diomede , uno dei più valorosi eroi achei, si distingue per il suo coraggio e la sua abilità nel combattimento. Mentre avanza sul campo di battaglia, si imbatte in Glauco , un nobile guerriero troiano alleato di Sarpedonte. I due si preparano a duellare, ma prima di scontrarsi, decidono di scambiarsi le loro origini e i loro lignaggi.
2. Lo Scambio delle Storie Familiari
- Diomede inizia raccontando la propria discendenza: egli è figlio di Tideo , un eroe della guerra dei Sette contro Tebe, e appartiene alla stirpe degli Etioli .
- Glauco , a sua volta, narra la storia della sua famiglia: egli discende da Bellerofonte , un eroe leggendario noto per aver domato il mostro Chimera e per essere stato vittima di una maledizione divina.
Entrambi scoprono di avere antenati che erano stati ospiti l’uno dell’altro in passato, legati da un patto di ospitalità (xenia ). Questo vincolo di ospitalità sacra rende i due guerrieri “ospiti” l’uno dell’altro, nonostante si trovino su fronti opposti nella guerra.
3. Il Patto di FraternitÃ
In seguito a questa scoperta, Glauco e Diomede decidono di non combattere l’uno contro l’altro. Essi stringono un patto di fratellanza e si scambiano le armi come segno di rispetto:
- Glauco offre a Diomede le sue armi dorate, simbolo del suo lignaggio nobile.
- Diomede, a sua volta, dona a Glauco le sue armi di bronzo, meno preziose ma altrettanto significative.
Questo gesto simboleggia la loro amicizia e il riconoscimento reciproco di valore e nobiltà d’animo.
4. L’Ironia Divina
Dopo lo scambio delle armi, Omero introduce un tocco di ironia narrativa: Diomede, felice dello scambio, riflette tra sé e sé che ha ottenuto un vantaggio materiale, poiché le armi dorate di Glauco sono molto più preziose delle sue armi di bronzo. Questo dettaglio umoristico sottolinea come gli uomini possano essere guidati da motivazioni pratiche, anche nei momenti di grande idealismo.
5. Significato Simbolico
a) La Xenia (Ospitalità Sacra)
- L’episodio di Glauco e Diomede mette in luce l’importanza della xenia , un concetto fondamentale nella cultura greca antica. L’ospitalità sacra è un legame inviolabile, che trascende persino le divisioni belliche.
- Attraverso questo episodio, Omero sottolinea come i valori umani come la lealtà , il rispetto e la solidarietà possano emergere anche in mezzo alla brutalità della guerra.
b) Contrasto con la Guerra
- L’incontro tra Glauco e Diomede è un momento di tregua e umanità in un contesto dominato dalla violenza. Mentre gli altri eroi combattono fino alla morte, questi due guerrieri scelgono di riconoscere la loro comune umanità e di onorare i legami del passato.
c) Il Destino e la CaducitÃ
- Glauco, nel raccontare la storia del suo antenato Bellerofonte, riflette sulla caducità della gloria umana. Bellerofonte, pur essendo un grande eroe, fu punito dagli dei e condannato all’isolamento. Questo esempio serve come monito sulla fragilità della grandezza umana.
6. Conclusione
L’episodio di Glauco e Diomede è un momento di eccezionale bellezza nell’Iliade , in cui i temi dell’amicizia, del rispetto e della memoria storica emergono come contrappeso alla violenza della guerra. Attraverso il loro incontro, Omero ci ricorda che anche in mezzo al conflitto, gli uomini possono trovare punti di contatto e riconoscere la loro comune umanità . 😊