
San Lorenzo a Firenze
28 Dicembre 2019
La morte di Pallante
28 Dicembre 2019“A Zacinto” è uno dei sonetti più celebri di Ugo Foscolo, scritto probabilmente nel 1802.
In esso, il poeta esprime con struggente malinconia il suo amore per l’isola natale, Zante (Zacinto in italiano), che non potrà mai più rivedere a causa del suo esilio forzato. Il sonetto è un perfetto esempio della poetica foscoliana, che intreccia temi classici e autobiografici, unendo il mito alla realtà personale del poeta.
Testo del Sonetto
Né più mai toccherò le sacre sponde
ove il mio corpo fanciulletto giacque,
Zacinto mia, che te specchi nell’onde
del greco mar da cui vergine nacque 4
Venere, e fea quelle isole feconde
col suo primo sorriso, onde non tacque
le tue limpide nubi e le tue fronde
l’inclito verso di colui che l’acque 8
cantò fatali, ed il diverso esiglio
per cui bello di fama e di sventura
baciò la sua petrosa Itaca Ulisse. 11
Tu non altro che il canto avrai del figlio,
o materna mia terra; a noi prescrisse
il fato illacrimata sepoltura. 14
Analisi del Sonetto
1. Tema dell’esilio e della nostalgia: Foscolo si rivolge alla sua isola natale, Zacinto, con un tono di malinconia e rimpianto. Il poeta sa che non tornerà mai più nella sua terra, un pensiero che rende il suo esilio ancora più doloroso. L’isola è evocata in tutto il suo splendore naturale e mitologico, ma questa bellezza è destinata a rimanere solo un ricordo nella mente del poeta.
2. Connessione con la mitologia classica: Zacinto è descritta come il luogo da cui nacque Venere, la dea dell’amore, associando l’isola a una dimensione mitica e divina. Foscolo richiama la bellezza e la fecondità dell’isola, esaltandola attraverso il mito. Questo collegamento tra la terra natale e la mitologia non è casuale, ma serve a elevare il ricordo personale del poeta a un livello universale.
3. Il parallelismo con Ulisse: Il sonetto crea un parallelo tra Foscolo e Ulisse. Quest’ultimo, celebrato da Omero, è l’eroe che dopo molte avventure riesce a tornare alla sua Itaca. Tuttavia, Foscolo, a differenza di Ulisse, non avrà mai la possibilità di fare ritorno alla sua Zacinto. Questa opposizione tra l’eroe omerico e il poeta esiliato sottolinea la tragica consapevolezza di Foscolo di essere condannato a un destino di esilio e di morte in terra straniera.
4. Il destino di una “illacrimata sepoltura”: L’ultimo verso è tra i più noti e significativi del sonetto. Foscolo prevede per sé una “illacrimata sepoltura”, ovvero una tomba senza lacrime, senza il pianto e il ricordo dei suoi cari. Questa immagine riassume il senso di desolazione e di isolamento che il poeta prova, prefigurando la sua morte lontano dalla patria e senza onori.
5. Il “canto” come unico lascito: Foscolo si rivolge alla sua terra madre dicendo che “Tu non altro che il canto avrai del figlio”. Consapevole della sua condizione di esule, riconosce che l’unico modo in cui potrà tornare a Zacinto è attraverso la sua poesia. È un’amara consolazione, ma è anche un’affermazione della potenza della poesia come mezzo per superare la morte e l’oblio.
Commento
“A Zacinto” è un sonetto che esprime con grande intensità il senso di perdita e di nostalgia che accompagna l’esilio di Foscolo. La scelta di richiamare la mitologia classica e il parallelismo con Ulisse non solo rafforza il legame tra il poeta e la sua terra, ma anche rende universale il sentimento dell’esilio e della morte lontano dalla patria. Il sonetto è quindi un lamento personale che assume una dimensione epica, riflettendo la profonda connessione di Foscolo con la cultura classica e il suo destino di poeta esiliato.
L’immagine finale dell'”illacrimata sepoltura” rappresenta uno dei più alti momenti della poesia foscoliana, dove la consapevolezza della solitudine esistenziale si fonde con la grandezza della poesia, unico mezzo per sfuggire all’oblio.