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28 Dicembre 2019Questi versi appartengono al decimo canto Purgatorio di Dante Alighieri, precisamente al decimo canto. Dante e Virgilio si trovano nella prima cornice del Purgatorio, dove sono puniti i superbi.
Le anime di questi peccatori avanzano sotto il peso di massi enormi, in un cammino di espiazione per il loro peccato. In questa cornice le pareti sono scolpite con esempi di umiltà, intesi come modelli positivi che invitano i penitenti alla riflessione.
Parafrasi
Dante si muove dal luogo in cui si trova per osservare da vicino un’altra scena scolpita, che appare dietro la figura di Micol (“di dietro a Micòl mi biancheggiava”). La scena raffigura la gloria dell’Impero Romano, il cui valore ha spinto papa Gregorio Magno alla vittoria definitiva della sua fede. Dante parla dell’imperatore Traiano e di una povera vedova, che, con lacrime e dolore, si rivolge a lui chiedendogli giustizia per la morte del figlio.
Intorno all’imperatore vi è un gruppo di cavalieri, sopra i quali le aquile imperiali risplendono nel vento. La povera donna, in mezzo a questa scena, sembra dire: “Signore, fammi giustizia per la morte di mio figlio, che mi ha lasciata desolata”. Traiano le risponde: “Aspetta finché non sarò tornato”. La donna, impaziente e sofferente, replica: “Signore, se tu non dovessi tornare?”. Traiano, mostrando grande senso di giustizia, le risponde che qualcun altro si occuperà del suo caso, ma la vedova insiste: “Ma se altri fa il bene che ti spetta, a te che giova, se dimentichi il tuo dovere?”. Di fronte a questo appello, Traiano, mosso da compassione, le dice di non preoccuparsi: “Ora confortati, perché devo assolutamente adempiere al mio dovere prima di partire. La giustizia lo richiede, e la pietà mi trattiene”.
Analisi
In questi versi, Dante si sofferma su una scena della vita dell’imperatore Traiano, scolpita come esempio di giustizia e umiltà. La narrazione si concentra su un episodio leggendario che racconta di come Traiano, durante una campagna militare, sia stato fermato da una vedova che chiedeva giustizia per la morte del figlio. L’imperatore, pur essendo impegnato in questioni di Stato, non ignora la richiesta e decide di sospendere i suoi impegni per occuparsi personalmente della giustizia.
Questo episodio rappresenta l’equilibrio perfetto tra giustizia e pietà, valori che Traiano incarna e che vengono presentati da Dante come modelli per i superbi in espiazione. La vedova, attraverso il suo dolore, riesce a far prevalere il senso di dovere dell’imperatore, dimostrando come anche i potenti debbano sempre rispondere ai bisogni dei più deboli. Il tema centrale è la giustizia, ma Dante lo combina con l’umiltà e la compassione, valori fondamentali nella struttura morale del Purgatorio.
Commento
Questo passo mette in evidenza uno degli esempi scolpiti nelle pareti della prima cornice, un esempio che illustra l’umiltà di un imperatore che si china di fronte a una richiesta semplice ma urgente. Dante usa questo episodio per ribadire che anche i potenti devono essere giusti e pietosi, e l’idea che giustizia e pietà siano virtù che si completano a vicenda è un tema ricorrente nella Divina Commedia. Inoltre, il dialogo tra Traiano e la vedova sottolinea la responsabilità morale che i potenti hanno nei confronti dei più deboli.
Il contrasto tra la vedova, figura umile e sofferente, e l’imperatore, simbolo del potere, riflette la struttura stessa del Purgatorio, in cui le anime dei potenti, pur piegate sotto il peso dei peccati, possono riscattarsi attraverso la compassione e la giustizia. La scena scolpita vuole dunque suggerire che la vera grandezza risiede non solo nel potere, ma anche nell’umiltà e nella capacità di rispondere alle richieste di giustizia, anche quando provengono dai più umili.
Testo e parafrasi dei versi 70-93 del canto decimo del Purgatorio di Dante
Testo:
mossi i piè del loco dov’io stava, Quiv’era storïata l’alta gloria i’ dico di Traiano imperadore; Intorno a lui parea calcato e pieno La miserella intra tutti costoro ed elli a lei rispondere: “Or aspetta “se tu non torni?”; ed ei: “Chi fia dov’io, ond’elli: “Or ti conforta; ch’ei convene |
Parafrasi:
Dante si muove dal luogo in cui si trova per osservare da vicino un’altra scena scolpita, che appare dietro la figura di Micol (“di dietro a Micòl mi biancheggiava”). La scena raffigura la gloria dell’Impero Romano, il cui valore ha spinto papa Gregorio Magno alla vittoria definitiva della sua fede. Dante parla dell’imperatore Traiano e di una povera vedova, che, con lacrime e dolore, si rivolge a lui chiedendogli giustizia per la morte del figlio. Intorno all’imperatore vi è un gruppo di cavalieri, sopra i quali le aquile imperiali risplendono nel vento. La povera donna, in mezzo a questa scena, sembra dire: “Signore, fammi giustizia per la morte di mio figlio, che mi ha lasciata desolata”. Traiano le risponde: “Aspetta finché non sarò tornato”. La donna, impaziente e sofferente, replica: “Signore, se tu non dovessi tornare?”. Traiano, mostrando grande senso di giustizia, le risponde che qualcun altro si occuperà del suo caso, ma la vedova insiste: “Ma se altri fa il bene che ti spetta, a te che giova, se dimentichi il tuo dovere?”. Di fronte a questo appello, Traiano, mosso da compassione, le dice di non preoccuparsi: “Ora confortati, perché devo assolutamente adempiere al mio dovere prima di partire. La giustizia lo richiede, e la pietà mi trattiene”. |