
Cosa puo’ insegnarci Lettera a una professoressa di don Lorenzo Milani
28 Dicembre 2019
Canto IV del Purgatorio vv. 72-125
28 Dicembre 2019Testo, 📜 Parafrasi, 🔎 Analisi, 🎭 Tematiche e 🖋 Commento dei versi 64-117 del Canto XI dell’ Inferno di Dante Alighieri:
📜 Testo e Parafrasi dei versi 64-117 dell’ undicesimo Canto dell’ Inferno di Dante
Testo
E già venìa su per le torbide onde non altrimenti fatto che d’un vento li rami schianta, abbatte e porta fori; Li occhi mi sciolse e disse: “Or drizza il nerbo Come le rane innanzi a la nimica vid’io più di mille anime distrutte Dal volto rimovea quell’aere grasso, Ben m’accorsi ch’elli era da ciel messo, Ahi quanto mi parea pien di disdegno! “O cacciati del ciel, gente dispetta”, Perché recalcitrate a quella voglia Che giova ne le fata dar di cozzo? Poi si rivolse per la strada lorda, che quella di colui che li è davante; Dentro li ’ntrammo sanz’alcuna guerra; com’io fui dentro, l’occhio intorno invio: Sì come ad Arli, ove Rodano stagna, fanno i sepulcri tutt’il loco varo, |
Parafrasi Mentre ci avvicinavamo, si levava dalle acque fangose dell’Acheronte proprio come accade quando un vento spezza e sradica i rami senza alcun rispetto, Virgilio mi sciolse lo sguardo (prima mi aveva coperto gli occhi) Come rane che, alla vista del serpente nemico, così vidi migliaia di anime dannate fuggire Con la sinistra si faceva largo tra l’aria densa e sporca, Ahi, quanto mi sembrava pieno di disprezzo quel messo! E disse: “O dannati del cielo, gente spregevole, Perché vi opponete alla volontà divina, che nessuno può fermare, e che vi ha già arrecato sofferenza più volte? Poi si girò e se ne andò per la palude fangosa, Noi ci incamminammo verso la città, ormai sicuri grazie alle parole del messo celeste. Entrammo senza incontrare alcuna resistenza. Come ad Arles, dove il Rodano forma le paludi, o a Pola, vicino al Carnaro che segna i confini d’Italia, |
📜 Analisi del Testo
Qui sotto, analisi e commento dei versi selezionati del Canto IX dell’Inferno (non XI) della Divina Commedia, momento chiave dell’ingresso nella Città di Dite:
🔎 ANALISI E TEMI PRINCIPALI
✔ Struttura e svolta narrativa:
Questi versi rappresentano il momento cruciale dell’ingresso nella Città di Dite, la zona infernale che introduce ai peccatori “maggiori” (eretici, violenti, fraudolenti). L’intervento del messo celeste rompe lo stallo della vicenda: Virgilio, da solo, non bastava a superare la resistenza dei diavoli.
✔ Il messo celeste:
Figura fredda, altera, piena di disprezzo verso i dannati. Non dialoga con Dante, non si interessa di loro, ma compie il proprio dovere divino: far avanzare il viaggio. È la manifestazione della volontà di Dio, irresistibile e assoluta.
✔ Il paesaggio infernale:
Dante ricorre a due paragoni realistici (Arles e Pola) per rendere l’idea del campo di sepolcri infuocati che caratterizza la città di Dite. Questo rafforza la concretezza e la fisicità delle pene infernali.
✔ La metafora del vento e del disprezzo divino:
Il vento devastante è metafora della forza divina che annienta ogni resistenza. Il disprezzo del messo celeste ribadisce la condanna dei dannati: non meritano nemmeno attenzione.
✔ Citazione di Cerbero:
Il messo rammenta ai diavoli la precedente sconfitta di Cerbero, mostro infernale già punito da Ercole. È un monito: opporsi alla volontà divina è inutile.
💭 COMMENTO CRITICO
Questo brano racchiude tutta la visione dantesca della Giustizia Divina: inflessibile, inarrestabile, che non ammette ribellioni. Il messo celeste incarna l’irruzione della grazia divina nel viaggio di Dante. Non serve retorica o violenza: la verga simbolo dell’autorità basta ad aprire le porte della città.
La rassegna di anime disperate che fuggono richiama la piccolezza delle anime dannate di fronte al potere celeste. L’immagine finale dei sepolcri richiama la condanna eterna e la perdita di ogni speranza.
Questo episodio segna anche la fine della guida esclusiva di Virgilio e apre una nuova fase della narrazione, in cui l’intervento divino sarà sempre più presente.
Dante ci mostra un Inferno vivo, concreto, fisico, dove la pena non è solo morale, ma si tocca, si vede, si sente. La commistione tra elementi soprannaturali e realismo geografico è uno dei tratti più alti del suo genio poetico.
💡 Citazione chiave:
“Che giova ne le fata dar di cozzo?” → L’inutilità di ribellarsi al volere divino è espressa con forza in questo verso.