Capitolo ventitreesimo dei Promessi Sposi e breve accenno al capitolo ventiquattre…
28 Dicembre 2019Testo della novella Maestro Simone dal Decamerone di Boccaccio
28 Dicembre 2019
Il capitolo 21 è il cuore morale del romanzo, dove ci si interroga sul concetto di Dio e del “bene”.
Lucia fa un voto (una “promessa”, in risonanza con il titolo del romanzo, I promessi sposi, anche se ne ribalta il progetto di vita):
“Aiutami a fuggire da questo pericolo e riconducimi in salvo presso mia madre, o Madre di Dio, e ti giuro di rimanere vergine per il resto della mia vita, e di rinunciare per sempre al mio povero amore, e di appartenere a nessuno a parte te.”
L’Innominato trascorre una notte oscura dell’anima:
“Ma mentre cercava una spiegazione ragionevole anche per un singolo atto, il tormentato autoesaminatore si ritrovò inghiottito da un interrogatorio su tutta la sua vita.”
Sul punto di suicidarsi, ricorda le parole di Lucia:
“Dio perdonerà molte cose per un atto di misericordia!”
Rammarico, rimorso, pentimento: esiste un modo in cui l’Innominato può espiare una vita di omicidio, crimine e peccato? Dovrebbe esserci?
Capitolo 22
Nel capitolo 22 un nuovo personaggio fa il suo ingresso: il cardinale Federigo Borromeo, l’incarnazione del bene. Il retroscena di questa figura storica non richiede abbellimenti o idealizzazioni:
“A questo punto della nostra storia, non posso fare a meno di indugiare un attimo, come un viandante triste e stanco che ha viaggiato attraverso un paesaggio arido e selvaggio, e si ferma per ammazzare un po’ il tempo sdraiato all’ombra erbosa di un bell’albero vicino a un sorgente d’acqua dolce… Devo assolutamente dire qualche parola su questo personaggio, ma se qualcuno di voi preferisce non ascoltarle, e preferisce invece continuare con la storia, è libero di passare al capitolo successivo.”
Accetterai questa offerta di Manzoni o ti fermerai per conoscere la figura dell’arcivescovo?
“Il modo in cui si vive è la prova dei principi professati a parole.”
Federigo salva una ragazza destinata, contro la sua volontà, a farsi suora. Offrirà la stessa indulgenza, la stessa comprensione alla povera Gertrude? Lo scopriremo presto.
Dopo questo mare di elogi, un avvertimento e una nota a piè di pagina:
“Non dobbiamo tuttavia trascurare la sua forte convinzione e la lunga pratica di idee che molti oggi troverebbero piuttosto strane e infondate. Lo dico anche a chi è ansioso di giustificarle. Chiunque voglia difenderlo tende a sostenere, più comunemente, che queste convinzioni erano errori del suo tempo piuttosto che dei suoi. Questo argomento potrebbe essere valido, in alcuni casi, dopo un esame dettagliato dei fatti, ma non ha senso se le persone lo adottano in modo casuale e fuori contesto, come fanno di solito. E poiché non voglio risolvere questioni complicate con risposte semplici, né prolungare un solo episodio, rinuncerò a spiegarlo. Tutto quello che dirò è che non possiamo aspettarci la perfezione, nemmeno dal più ammirevole degli uomini; se lo facciamo, potremmo anche scrivere un elogio funebre.”
Insomma, Manzoni è riluttante a infangare questo eroe, ma il rigore storico gli impone di ammettere le sue colpe.