Tito Livio
27 Gennaio 2019Globalizzazione
27 Gennaio 2019È sempre bello confrontare i film e i testi di letteratura, o le storie vere che li hanno ispirati, pur nelle differenza del mezzo di espressione.
il confronto tra il romanzo e la sua trasposizione cinematografica è un tema tanto appassionante quanto complesso. Se affrontato con rigore e un minimo di ambizione intellettuale, questo argomento può aprire orizzonti critici notevoli. Vediamo dunque di tratteggiare alcuni punti chiave per sviluppare una riflessione che mostri non solo la differenza tra i due medium, ma anche i limiti e le potenzialità che ciascuno offre.
1. Linguaggio narrativo: parola contro immagine
Il romanzo e il film operano su piani espressivi completamente diversi. La parola scritta permette al lettore di immergersi nella psicologia dei personaggi, di esplorare pensieri, riflessioni, e dettagli minuziosi che, nella forma cinematografica, vengono spesso sacrificati per limiti di tempo o per esigenze visive. Un romanzo come Anna Karenina di Tolstoj offre pagine intere dedicate agli stati d’animo dei personaggi, mentre nel film questi dettagli devono essere condensati in gesti, sguardi, o poche battute di dialogo.
Il cinema, invece, ha il vantaggio della potenza visiva. Un’inquadratura, una luce particolare, o la colonna sonora possono trasmettere sensazioni immediate, laddove il romanzo impiegherebbe pagine di descrizione. Considera l’adattamento di Il signore degli anelli di Tolkien: il modo in cui Peter Jackson riesce a catturare la vastità della Terra di Mezzo, la grandiosità dei paesaggi, e l’epicità delle battaglie, pur dovendo tralasciare gran parte della complessa mitologia e delle sottotrame presenti nei libri.
2. La fedeltà all’opera originale: necessaria o limitante?
Quando si parla di adattamento, la prima questione che sorge è quella della fedeltà al testo originale. I puristi spesso criticano le trasposizioni che “tradiscono” il romanzo, eliminando personaggi, cambiando il finale o riducendo temi complessi a trame semplicistiche. Tuttavia, la fedeltà non sempre equivale a qualità. Il cinema, per sua natura, richiede adattamenti: non tutto ciò che funziona sulla pagina funziona sullo schermo.
Un esempio illuminante è il confronto tra Fight Club di Chuck Palahniuk e il film di David Fincher. Il libro è un monologo interiore denso e frammentato, mentre il film adotta un linguaggio visivo che amplifica la critica sociale e l’estetica ribelle, aggiungendo un ritmo visivo e narrativo che il romanzo non possiede. Il film finisce per essere un’opera a sé stante, capace di dialogare con il libro ma anche di superarlo in alcuni aspetti.
3. Il ruolo del regista come autore: reinterpretare il romanzo
Il regista non è semplicemente un traduttore di parole in immagini; egli diventa, in molti casi, un autore a sua volta. Attraverso il suo sguardo, il romanzo viene riletto, reinterpretato e trasformato in qualcosa di nuovo. In questo senso, possiamo parlare di “adattamenti d’autore”. Un esempio celebre è il lavoro di Stanley Kubrick su Shining di Stephen King. Il film di Kubrick si discosta notevolmente dal libro, accentuando la componente psicologica e rendendo la storia quasi un’allegoria del male interiore, più che una semplice narrazione horror. Questo cambiamento ha generato scontri tra lo stesso King e Kubrick, ma ha prodotto una pellicola considerata un capolavoro, anche se “infedele”.
4. Limiti e opportunità del tempo cinematografico
Uno degli aspetti più limitanti del cinema è sicuramente il tempo. Un romanzo può permettersi centinaia di pagine per sviluppare trame secondarie, approfondire personaggi minori e costruire un mondo complesso. Il film, al contrario, ha spesso solo due o tre ore per raccontare una storia. Questo richiede scelte drastiche, spesso a scapito di sfumature importanti.
Ad esempio, Harry Potter e il calice di fuoco, il quarto libro della celebre saga, è stato drasticamente ridotto nella sua trasposizione cinematografica. Molte sottotrame e personaggi secondari sono stati tagliati, per concentrarsi sullo scheletro principale della storia. Questo ha portato a critiche, ma è stato anche una necessità per mantenere la coerenza del racconto.
D’altra parte, il cinema ha il vantaggio di sintetizzare e di rendere certi passaggi più immediati. Ad esempio, la tensione crescente in un thriller può essere amplificata grazie al montaggio rapido e alla colonna sonora, elementi che nel romanzo necessiterebbero di pagine e pagine di descrizione.
5. Il pubblico: lettore versus spettatore
Il lettore e lo spettatore si avvicinano all’opera con aspettative diverse. Il lettore è abituato a immergersi in una narrazione più lenta, riflessiva, in cui ha il controllo del ritmo. Può fermarsi, rileggere, immaginare i volti dei personaggi e la scena descritta. Lo spettatore, invece, è più passivo e il suo ruolo è quello di essere trascinato dal ritmo imposto dal regista. Questo cambiamento di dinamica narrativa influisce profondamente su come viene percepito il racconto.
In conclusione, l’adattamento di un romanzo in film è un’operazione complessa, che richiede compromessi, ma che può generare opere d’arte autonome e complementari. Il regista deve saper cogliere l’essenza del romanzo, ma al tempo stesso adattarla alle esigenze del linguaggio cinematografico. Il film non è, e non dovrebbe essere, una semplice copia del libro, ma una reinterpretazione, un dialogo tra due forme d’arte che, nel migliore dei casi, arricchiscono reciprocamente l’esperienza dell’opera.
E se tu preferisci il romanzo o il film, beh… questo dipende dal tuo personale gusto estetico, ma il confronto è inevitabile.
Materiale didattico sul cinema a cura del prof. Luigi Gaudio
Video su youtube
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“Centochiodi” videorecensione del film di Ermanno Olmi su youtube del prof. Luigi Gaudio. Disponibili anche le slide in power point e il testo della recensione in formato doc per word
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