Aggettivi e Pronomi Possessivi
28 Dicembre 2019Dai Ciconi al paese dei Lotofagi Odissea IX 39-104
28 Dicembre 2019L’autore vuole mettere in evidenza la condizione di estrema solitudine di ogni uomo durante la sua breve vita. Inoltre, la fragilità e la corruttibilità della condizione umana, messe in luce dal fatto che Cosimo vive su sostegni fragili come i rami degli alberi, che sembrano forti all’apparenza ma che si rivelano poi vulnerabili ad ogni genere di pericolo.
Lo sguardo dagli alberi è anche metafora del lume della ragione che, a partire appunto dal settecento, permette all’uomo di giudicare ciò che accade con oggettività e razionalità
Il romanzo è narrato da un narratore interno.
Il libro infatti è scritto principalmente in terza persona, e la vicenda è narrata da Biagio, fratello minore del protagonista
Lettura in classe del brano” Cosimo vive il mondo dall’alto”, (da Il barone rampante), Italo Calvino
Cosimo era sull’elce. I rami si sbracciavano, alti ponti sopra la terra.
Tirava un lieve vento; c’era sole. Il sole era tra le foglie, e noi per vedere Cosimo dovevamo farci schermo con la mano. Cosimo guardava il mondo dall’albero: ogni cosa, vista di lassù, era diversa, e questo era già un divertimento. Il viale aveva tutt’un’altra prospettiva, e le aiole, le ortensie, le camelie, il tavolino di ferro per prendere il caffè in giardino. Più in là le chiome degli alberi si sfittivano e l’ortaglia digradava in piccoli campi a scala, sostenuti da muri di pietre; il dosso era scuro di oliveti, e, dietro, l’abitato d’Ombrosa sporgeva i suoi tetti di mattone sbiadito e ardesia, e ne spuntavano pennoni di bastimenti, là dove sotto c’era il porto.
In fondo si stendeva il mare, alto d’orizzonte, ed un lento veliero vi passava.
Ecco che il Barone e la Generalessa, dopo il caffè, uscivano in giardino. Guardavano un rosaio, ostentavano di non badare a Cosimo.
Si davano il braccio, ma poi subito si staccavano per discutere e far gesti. Io venni sotto l’elce, invece, come giocando per conto mio, ma in realtà cercando d’attirare l’attenzione di Cosimo; lui però mi serbava rancore e restava lassù a guardar lontano. Smisi, e m’accoccolai dietro una panca per poter continuare a osservarlo senz’essere veduto.
Mio fratello stava come di vedetta. Guardava tutto, e tutto era come niente. Tra i limoneti passava una donna con un cesto. Saliva un mulattiere per la china, reggendosi alla coda della mula. Non si videro tra loro; la donna, al rumore degli zoccoli ferrati, si voltò e si sporse verso strada, ma non fece in tempo. Si mise a cantare allora, ma il mulattiere passava già la svolta, tese l’orecchio, schioccò la frusta e alla mula disse: – Aah! – E tutto finì lì. Cosimo vedeva questo e quello.
Calvino, Il barone rampante (capitolo II), Torino Einaudi, 1959
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