Canto tredicesimo dell’Inferno
28 Dicembre 2019Le arpie. Eneide, III, 192-269
28 Dicembre 2019I primi 66 versi del Canto XXXIII del Paradiso segnano il culmine spirituale e drammatico della Divina Commedia, perché preludono alla visione di Dio.
Dante, giunto alla visione finale di Dio, preceduto dalla preghiera di San Bernardo alla Vergine Maria, invoca l’intercessione della Madonna affinché possa ottenere la grazia di elevare la sua vista fino all’ultima salvezza e avere accesso alla visione beatifica di Dio. La preghiera alla Vergine è uno dei momenti più solenni e mistici dell’intera opera, in cui si celebra la sua fondamentale intercessione per la redenzione dell’umanità e il suo ruolo nella mediazione tra l’uomo e Dio.
Versi 1-12: L’invocazione alla Vergine Maria
La preghiera di San Bernardo si apre con un elogio alla Vergine, descritta come Vergine Madre e figlia del tuo Figlio, un’espressione che sintetizza il paradosso divino della maternità di Maria, che è madre del suo stesso Creatore:
Vergine Madre, figlia del tuo figlio,
umile e alta più che creatura,
termine fisso d’etterno consiglio, (1-3)
Maria è definita come la creatura più umile e al tempo stesso la più elevata di tutte, perché scelta per essere parte del disegno eterno di Dio. Questo verso celebra la sua straordinaria importanza nel piano divino, in cui ella ha reso possibile la redenzione umana. Viene poi riconosciuta come colei che ha nobilitato la natura umana tanto da permettere a Dio di incarnarsi in essa:
tu se’ colei che l’umana natura
nobilitasti sì, che ’l suo fattore
non disdegnò di farsi sua fattura. (4-6)
Attraverso l’Incarnazione di Cristo, Maria ha permesso la riconciliazione tra Dio e l’uomo. Grazie al suo consenso, il verbo si è fatto carne. La nascita di Gesù nel suo grembo ha riacceso l’amore divino e, per mezzo di questo amore, è sbocciata la promessa della pace eterna:
Nel ventre tuo si raccese l’amore,
per lo cui caldo ne l’etterna pace
così è germinato questo fiore. (7-9)
Il “fiore” qui è un simbolo della beatitudine eterna che fiorisce grazie al sacrificio di Cristo e alla collaborazione di Maria.
Versi 13-24: Maria, luce e speranza
Maria è paragonata a una fiamma meridiana, ossia una luce che splende luminosa nella carità, e sulla Terra, tra i mortali, diventa la fonte vivace della speranza:
Qui se’ a noi meridïana face
di caritate, e giuso, intra ’ mortali,
se’ di speranza fontana vivace. (10-12)
Maria è la mediatrice tra l’uomo e Dio, colei che concede le grazie e le benedizioni. La sua grandezza è tale che nessuno può ottenere la grazia senza il suo aiuto, e chiunque la ignori nel cercare la grazia è come se tentasse di volare senza ali:
Donna, se’ tanto grande e tanto vali,
che qual vuol grazia e a te non ricorre,
sua disïanza vuol volar sanz’ ali. (13-15)
Il tema della mediazione mariana è centrale in questo passaggio: Maria non solo esaudisce le richieste di coloro che la invocano, ma spesso interviene prima ancora che la grazia venga richiesta:
La tua benignità non pur soccorre
a chi domanda, ma molte fïate
liberamente al dimandar precorre. (16-18)
In Maria si raccolgono tutte le virtù: misericordia, pietà, magnificenza, e ogni qualità buona che una creatura possa avere:
In te misericordia, in te pietate,
in te magnificenza, in te s’aduna
quantunque in creatura è di bontate. (19-21)
Versi 25-39: La richiesta di San Bernardo
San Bernardo intercede per Dante, pregando Maria di concedergli la forza necessaria per elevare la sua vista fino alla visione beatifica. Dante, infatti, è giunto fino al punto più alto del Paradiso e ora desidera completare il suo viaggio con la visione di Dio. San Bernardo spiega che Dante ha attraversato tutte le sfere celesti, fino ad arrivare al punto più vicino alla salvezza finale:
Or questi, che da l’infima lacuna
de l’universo infin qui ha vedute
le vite spiritali ad una ad una, (22-24)
La preghiera chiede che Dante possa liberarsi dai limiti della mortalità per poter vedere Dio con chiarezza:
perché tu ogne nube li disleghi
di sua mortalità co’ prieghi tuoi,
sì che ’l sommo piacer li si dispieghi. (31-33)
Bernardo prega che, dopo aver visto Dio, Dante possa mantenere puri i suoi affetti e restare fedele alla sua esperienza spirituale:
Ancor ti priego, regina, che puoi
ciò che tu vuoli, che conservi sani,
dopo tanto veder, li affetti suoi. (34-36)
Versi 40-66: L’intercessione di Maria e l’elevazione finale
Maria, ascoltando la preghiera, rivolge il suo sguardo a Dio, indicandone la sua intercessione e la sua gratitudine per le preghiere devote di San Bernardo:
Li occhi da Dio diletti e venerati,
fissi ne l’orator, ne dimostraro
quanto i devoti prieghi le son grati; (40-42)
Poi, la sua vista si rivolge verso l’eterno lume, che rappresenta Dio stesso, in un atto di mediazione suprema. La vista di Maria non è mai tanto chiara come in quel momento in cui si dirige verso la luce eterna:
indi a l’etterno lume s’addrizzaro,
nel qual non si dee creder che s’invii
per creatura l’occhio tanto chiaro. (43-45)
A questo punto, Dante è prossimo alla visione finale di Dio, il momento culminante del suo viaggio. Il poeta sente l’ardore del desiderio crescere in lui, ma allo stesso tempo il desiderio si placa, perché sa di essere giunto al termine del suo cammino:
E io ch’al fine di tutt’ i disii
appropinquava, sì com’ io dovea,
l’ardor del desiderio in me finii. (46-48)
San Bernardo, sorridendo, invita Dante a rivolgere lo sguardo verso l’alto, verso la luce divina. Tuttavia, Dante, con la sua vista già purificata, non ha bisogno di alcuna ulteriore indicazione: è pronto per la visione suprema di Dio.
Temi principali
- La figura di Maria come mediatrice: La Vergine Maria è celebrata come colei che media tra l’umanità e Dio. La sua funzione è fondamentale per il conseguimento della salvezza, e San Bernardo la invoca per consentire a Dante di superare i limiti della condizione umana e raggiungere la visione beatifica.
- La perfezione di Maria: San Bernardo elogia la perfezione di Maria, che racchiude in sé tutte le virtù: misericordia, pietà, magnificenza. Non solo risponde alle preghiere, ma interviene anche prima che vengano formulate, dimostrando la sua infinita bontà.
- Il desiderio di vedere Dio: In questi versi emerge il tema del desiderio di Dio, che ha guidato Dante nel suo viaggio. Il suo desiderio si intensifica, ma allo stesso tempo si placa, poiché sa di essere giunto alla conclusione del suo cammino spirituale.
- La purificazione della vista spirituale: Prima della visione finale, Dante subisce una purificazione spirituale. La sua vista, ora “sincera”, è in grado di penetrare nella luce eterna, preparandolo alla visione diretta di Dio.
Conclusione
I primi 66 versi del Canto XXXIII del Paradiso rappresentano uno dei momenti più alti della Divina Commedia. La preghiera di San Bernardo alla Vergine Maria è un’invocazione sublime che celebra la centralità di Maria nel piano di salvezza divina e il suo ruolo di mediatrice. Il canto culmina con l’attesa della visione di Dio, l’obiettivo finale del viaggio spirituale di Dante, segnando il compimento del desiderio umano di redenzione e unione con il divino.
Solo testo dei primi 66 versi del trentatreesimo canto del Paradiso di Dante
«Vergine Madre, figlia del tuo figlio,
umile e alta più che creatura,
termine fisso d’etterno consiglio,3
tu se’ colei che l’umana natura
nobilitasti sì, che ’l suo fattore
non disdegnò di farsi sua fattura. 6
Nel ventre tuo si raccese l’amore,
per lo cui caldo ne l’etterna pace
così è germinato questo fiore. 9
Qui se’ a noi meridïana face
di caritate, e giuso, intra ’ mortali,
se’ di speranza fontana vivace. 12
Donna, se’ tanto grande e tanto vali,
che qual vuol grazia e a te non ricorre,
sua disïanza vuol volar sanz’ ali. 15
La tua benignità non pur soccorre
a chi domanda, ma molte fïate
liberamente al dimandar precorre. 18
In te misericordia, in te pietate,
in te magnificenza, in te s’aduna
quantunque in creatura è di bontate. 21
Or questi, che da l’infima lacuna
de l’universo infin qui ha vedute
le vite spiritali ad una ad una,24
supplica a te, per grazia, di virtute
tanto, che possa con li occhi levarsi
più alto verso l’ultima salute. 27
E io, che mai per mio veder non arsi
più ch’i’ fo per lo suo, tutti miei prieghi
ti porgo, e priego che non sieno scarsi,30
perché tu ogne nube li disleghi
di sua mortalità co’ prieghi tuoi,
sì che ’l sommo piacer li si dispieghi. 33
Ancor ti priego, regina, che puoi
ciò che tu vuoli, che conservi sani,
dopo tanto veder, li affetti suoi. 36
Vinca tua guardia i movimenti umani:
vedi Beatrice con quanti beati
per li miei prieghi ti chiudon le mani!». 39
Li occhi da Dio diletti e venerati,
fissi ne l’orator, ne dimostraro
quanto i devoti prieghi le son grati;42
indi a l’etterno lume s’addrizzaro,
nel qual non si dee creder che s’invii
per creatura l’occhio tanto chiaro. 45
E io ch’al fine di tutt’ i disii
appropinquava, sì com’ io dovea,
l’ardor del desiderio in me finii. 48
Bernardo m’accennava, e sorridea,
perch’ io guardassi suso; ma io era
già per me stesso tal qual ei volea:51
ché la mia vista, venendo sincera,
e più e più intrava per lo raggio
de l’alta luce che da sé è vera. 54
Da quinci innanzi il mio veder fu maggio
che ’l parlar mostra, ch’a tal vista cede,
e cede la memoria a tanto oltraggio. 57
Qual è colüi che sognando vede,
che dopo ’l sogno la passione impressa
rimane, e l’altro a la mente non riede,60
cotal son io, ché quasi tutta cessa
mia visïone, e ancor mi distilla
nel core il dolce che nacque da essa. 63
Così la neve al sol si disigilla;
così al vento ne le foglie levi
si perdea la sentenza di Sibilla. 66