Obama lancia il docente coach
Formazione e metodi rivoluzionati: “Dovrà trascinare gli allievi come una squadra”
La stampa – 23 ottobre 2009
di Francesco Semproni
New York
Il successo del Paese è nelle mani degli insegnanti del futuro. E’ questo il senso del progetto di riforma dell’istruzione messo a punto dall’amministrazione Usa che lo ha illustrato ieri, per la prima volta: un «cambiamento rivoluzionario» per un obiettivo ambizioso, formare le classi dirigenti e professionali del domani. La riforma è modulata lungo due direttrici: miglioramento del sistema K-12, il ciclo di studi da 5 a 17 anni, e superformazione dei professori.
Su quest’ultimo aspetto si sofferma il segretario allEducazione, Arne Duncan: «Siamo alla vigilia di un cambiamento rivoluzionario », dice alla platea del Teachers College della Columbia University. Quello nato nell’era Obama dovrà essere un insegnante manager, capace di saper gestire una classe e di organizzarne il lavoro. Dovrà essere un insegnante comunicatore, in grado di capire il pensiero dei suoi alunni, elaborarlo ed usarlo per analizzarne il carattere, creare un dialogo e motivare sul campo. Dovrà essere un insegnante allenatore, per valorizzare al massimo le potenzialità di ogni singolo studente e massimizzare il lavoro di squadra. Dovrà essere un insegnante ricercatore sempre a caccia degli strumenti necessari per migliorarsi.
Ma tutto questo non può non ruotare attorno alla formazione professionale. Oggi, tre su cinque professori americani non si ritengono pronti a entrare in aula. «Si fanno ancora test con carta e penna per valutare la preparazione di base ma non c’è un esame per capire se una persona sia in grado di gestire una classe». E il sistema non consente di agganciare il rendimento di un insegnante alla sua preparazione. «Sarà un altro pilastro della riforma assieme alla meritocrazia: chi è bravo sarà premiato, chi produce risultati mediocri dovrà essere incoraggiato a migliorare o a lasciare ». In questo senso si inserisce il piano di stimoli di Obama, con fondi volti a incentivare le scuole che sfornano insegnanti bravi. «LAmerica deve affrontare tre sfide – avverte Duncan -. La prima è strutturale: nell’era dell’informazione veloce è impossibile abbandonare gli studi e trovare lo stesso un buon lavoro. La seconda è culturale: lo studio deve funzionare da equalizzatore sociale. La terza è temporale: un terzo degli insegnanti andrà in pensione e lascerà un milione di posizioni vacanti nei prossimi quattro anni