L’esempio di Cesare Borgia ll capitolo settimo del Principe
28 Dicembre 2019Introduzione alla lettura del romanzo Memorie di Adriano di Marguerite Yourcenar
28 Dicembre 2019Verga, Pascoli e D’Annunzio, ad esempio, rappresentano figure centrali della letteratura italiana di fine Ottocento e primi del Novecento, ognuna incarnando sensibilità, temi e stili profondamente diversi, che riflettono le evoluzioni culturali e sociali del periodo.
Giovanni Verga: Il Verismo e la denuncia sociale
Giovanni Verga (1840-1922) è il principale rappresentante del Verismo italiano, corrente che mira a un realismo estremo per descrivere le condizioni delle classi umili. La sua narrativa esplora il mondo contadino e la condizione di emarginazione delle popolazioni siciliane, presentando i personaggi come soggetti dominati dal destino e dall’ambiente sociale. Verga usa uno stile che si avvicina al parlato popolare, per meglio immergere il lettore nel contesto e mostrare la durezza della vita senza abbellimenti o filtri letterari.
Opere come I Malavoglia e Mastro-Don Gesualdo evidenziano una visione pessimistica della vita, in cui gli individui, vittime di un fato immutabile, lottano per la sopravvivenza e l’onore familiare, ma sono spesso sconfitti dalle forze naturali e sociali. Verga non concede spazi di speranza o riscatto, rappresentando il mondo contadino attraverso una crudezza che trasmette il senso di immobilità e fatalismo.
Giovanni Pascoli: Il Decadentismo e la poetica del nido
Giovanni Pascoli (1855-1912) incarna una sensibilità molto diversa, legata al Decadentismo. La sua poesia esplora i temi dell’innocenza perduta e del trauma, della famiglia e della solitudine. A differenza di Verga, Pascoli si concentra sulla dimensione intima e psicologica, trasformando eventi quotidiani in riflessioni universali sul dolore e la fragilità umana. La sua idea del “nido” familiare è centrale: rappresenta la sicurezza e l’infanzia, ma anche la fragilità di un equilibrio minacciato dall’esterno.
La poetica di Pascoli è segnata dall’uso di simboli e immagini semplici, tratte dalla natura, ma cariche di un profondo significato emotivo e talvolta misterioso, come ne Il fanciullino, dove viene descritto il “fanciullino” interiore che coglie la meraviglia e il dolore del mondo con stupore infantile. Questa poetica, anche nei suoi toni più malinconici, non ha il pessimismo deterministico di Verga: Pascoli si rifugia nella natura e nel mondo interiore, cercando un senso di pace.
Gabriele D’Annunzio: Estetismo e superomismo
Gabriele D’Annunzio (1863-1938) rappresenta una rottura con la poetica intimista di Pascoli e con il realismo sociale di Verga. La sua estetica è caratterizzata dall’Estetismo e dal Superomismo. D’Annunzio celebra la vita come un’opera d’arte e l’esaltazione dell’istinto. La sua figura di poeta vate e artista esemplare esprime la superiorità del genio, in grado di vivere sopra le convenzioni sociali e inseguire le proprie passioni. Nei suoi scritti si avverte la ricerca della bellezza assoluta e la tensione verso un’esistenza eroica, portatrice di un nuovo modello umano.
Opere come Il Piacere e le poesie dell’Alcyone rivelano un linguaggio ricco e sofisticato, attento ai suoni e ai colori della natura, ma pieno di simboli sensuali ed evocativi. D’Annunzio esplora il desiderio e la forza della volontà, spingendosi spesso verso temi di trasgressione e potenza vitale. La sua estetica è opposta al verismo spoglio di Verga e alla purezza fragile di Pascoli: nei suoi scritti l’arte e la vita diventano celebrazione dell’individualità, in una sorta di religione del bello e del sublime.
Confronto: Temi e poetiche a confronto
- Destino e Condizione Sociale: Verga vede l’uomo schiacciato dal destino, soprattutto se appartenente a una classe umile, e impossibilitato a cambiare la propria sorte. In D’Annunzio, l’individuo può elevarsi con il proprio genio, ma solo se è un “superuomo”, destinato a vivere al di sopra della massa. Pascoli, al contrario, si rifugia nel mondo intimo e quotidiano, dove la vita si rivela attraverso emozioni profonde ma modeste.
- Stile e Linguaggio: Verga utilizza un linguaggio semplice e crudo, adatto a descrivere le lotte quotidiane delle classi povere. Pascoli opta per un linguaggio più lirico, attento ai dettagli della natura e carico di simbolismo, mentre D’Annunzio si distingue per un linguaggio fastoso, ricco di immagini sensoriali che esprimono la bellezza e l’intensità della vita.
- Visione della Natura: Per Verga, la natura è spesso ostile, un contesto immutabile che non offre riscatto. Pascoli, invece, vede la natura come un rifugio e come specchio della fragilità umana, capace di consolare o inquietare. D’Annunzio, infine, celebra la natura come fonte di vitalità e sensualità, in cui il poeta si fonde con l’ambiente per trovare l’estasi.
In sintesi, Verga, Pascoli e D’Annunzio, pur appartenendo a una stessa epoca, esprimono in modo diametralmente opposto il rapporto dell’uomo con la società, la natura e il proprio io. La loro letteratura rappresenta una ricchezza di prospettive, dalla denuncia sociale verghiana, all’intimismo malinconico pascoliano, fino al culto estetico di D’Annunzio, rivelando le profonde trasformazioni culturali e interiori dell’Italia a cavallo tra Ottocento e Novecento.