
Enza Tata
27 Gennaio 2019
Morfosintassi
27 Gennaio 2019“E per sempre o fratello addio” di Giorgio Caproni è una poesia di straordinario impatto emotivo che appartiene alla raccolta “Il muro della terra” del 1975.
Il componimento si presenta come un dialogo intimo e doloroso con Pietro, figura che rappresenta l’amico perduto, evocando immediatamente il celebre verso catulliano “Atque in perpetuum, frater, ave atque vale”.
La poesia si apre con l’epigrafe latina “Atque in perpetuum, frater…” che richiama direttamente il carme 101 di Catullo, dove il poeta romano si congeda dal fratello morto. Questo riferimento classico conferisce solennità e universalità al dolore privato di Caproni, inserendolo in una tradizione letteraria millenaria del lutto e della commemorazione.
La struttura del componimento si articola in un movimento che dal paesaggio esteriore (l’inverno, la neve) conduce all’interiorità del dolore. L’io lirico attraversa spazi fisici e temporali – “Quanto inverno, quanta neve ho attraversato” – per raggiungere il luogo della memoria e del commiato. L’iterazione “quanto… quanta” amplifica la percezione della distanza e della fatica del percorso, tanto geografico quanto esistenziale.
Il contrasto cromatico tra il “bianco” della neve e il “nero” della fossa crea un’opposizione simbolica potente: la purezza della natura che continua il suo ciclo contro la definitività della morte. Il “gelo della tua morte” trasforma la condizione meteorologica in metafora dello stato emotivo, mentre la ripetizione “tutta tutta” intensifica l’effetto di smarrimento e perdita.
L’aspetto rituale emerge con “le mie preghiere di rito”, ma Caproni svuota la formalità religiosa per concentrarsi sulla dimensione puramente umana dell’addio. Il “Ma solo Pietro” introduce una svolta nell’economia del testo: oltre i rituali codificati, rimane la necessità personale, irriducibile, del congedo.
La chiusa “io che in te avevo il solo e vero amico, fratello mio” rivela la profondità del legame spezzato. L’amicizia viene elevata a valore assoluto, e la perdita assume dimensioni esistenziali. L’appellativo “fratello mio” suggella questa elezione affettiva che trascende i vincoli di sangue.
Dal punto di vista metrico, Caproni adotta un verso libero che segue il ritmo naturale del discorso interiore, con pause e accelerazioni che mimano il respiro dell’emozione. La sintassi frammentata e i frequenti enjambement creano un andamento sospeso, come se la parola poetica faticasse a trovare forma definitiva di fronte all’indicibile della morte.
La poesia si inserisce nella produzione matura di Caproni, caratterizzata da una progressiva essenzialità espressiva e da una meditazione costante sui temi della perdita e della memoria. Il poeta ligure riesce qui a coniugare registro colloquiale e tensione lirica, creando un testo che dalla circostanza biografica si eleva a riflessione universale sulla condizione umana di fronte al lutto.
Testo della poesia E per sempre o fratello addio di Giorgio Caproni
E per sempre o fratello addio di Giorgio Caproni su youtube
Atque in perpetuum, frater…
Quanto inverno, quanta
neve ho attraversato, Pietro,
per venirti a trovare.
Cosa mi ha accolto?
Il gelo 5
della tua morte, e tutta
tutta quella neve bianca
di febbraio- il nero
della tua fossa.
Ho anch’io 10
detto le mie preghiere
di rito.
Ma solo
Pietro, per dirti addio
e addio per sempre, io 15
che in te avevo il solo e vero
amico, fratello mio.