
L’ombra di Didone Eneide VI 450-476
28 Dicembre 2019
41 Area 9 Test dal 247 al 489 Prova preselettiva Concorso Dirigenti Scolatici 2018
28 Dicembre 2019
Testo, traduzione e analisi stilistica e retorica dei versi 12-33 dell’Eneide I di Virgilio.
I versi 12-33 del Libro I dell’Eneide di Virgilio trattano della famosa ira di Giunone, che rappresenta uno dei motori principali dell’azione epica. In questo passo, Virgilio spiega il motivo per cui Giunone è ostile a Enea e ai Troiani, e quindi la causa remota delle difficoltà dell’eroe nel suo viaggio verso l’Italia.
📚 TESTO: Eneide I, vv. 12-33
(Testo latino e traduzione italiana)
Testo originale di Virgilio:Urbs antiqua fuit (Tyrii tenuere coloni) Progeniem sed enim Troiano a sanguine duci Id metuens, veterisque memor Saturnia belli, his accensa super, iactatos aequore toto Tantae molis erat Romanam condere gentem. |
Traduzione in italiano:
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Introduzione (punti chiave)
Questo passo è fondamentale per introdurre:
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L’odio di Giunone per i Troiani, causa della loro peregrinazione.
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La profezia della nascita di Roma, destinata a distruggere Cartagine (evento storico reale: le guerre puniche).
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I motivi mitici dell’ira divina: il giudizio di Paride, il culto preferito negato, Ganimede preferito a Giunone.
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Il concetto di “fatum” (destino) contro cui anche gli dei devono lottare, ma che alla fine prevarrà.
🎨 Analisi stilistica e retorica
1. Inizio in medias res e tecnica dell’anticipazione
Il brano si colloca subito dopo l’invocazione alla Musa e l’annuncio del tema epico (le peripezie di Enea). Il narratore introduce immediatamente l’ira di Giunone come causa scatenante dell’azione. La narrazione parte “in medias res”, mentre Virgilio inserisce flashback e anticipazioni profetiche (prolessi) che danno profondità alla narrazione.
2. Lessico elevato ed epico
Il linguaggio è solenne e tipico dell’epica:
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“Urbs antiqua”, “dives opum”, “asperrima belli”: uso di epiteti e aggettivi superlativi per dare solennità.
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“iactatos aequore toto”, “reliquias Danaum”: espressioni fortemente evocative del naufragio e della sofferenza epica.
3. Costruzioni sintattiche complesse
Virgilio usa periodi ampi e articolati, tipici dello stile epico, con numerose subordinate e incisi:
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“si qua fata sinant”: proposizione ipotetica che introduce l’azione di Giunone (il suo desiderio di fare di Cartagine la capitale del mondo).
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“nec dum etiam causae irarum saevique dolores exciderant animo”: subordinata temporale e causale insieme.
4. Figure retoriche
🔹 Allitterazione
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“dives opum studiisque asperrima belli”: ripetizione di s, p, r rafforza la durezza militare di Cartagine.
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“hic illius arma, hic currus fuit”: l’anàfora “hic” + l’allitterazione della c danno ritmo e solennità.
🔹 Anàfora
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“hic… hic” (vv. 16-17): rafforza la centralità di Cartagine nel cuore di Giunone.
🔹 Polisindeto
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“et genus invisum, et rapti Ganymedis honores”: ripetizione della congiunzione “et” per accumulare le colpe dei Troiani agli occhi di Giunone.
🔹 Iperbato
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“dives opum studiisque asperrima belli”: rovesciamento dell’ordine naturale delle parole per enfasi e musicalità.
🔹 Enallage
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“dives opum”: enallage (ricchezza in luogo di ricca), per un effetto di solennità e concentrazione semantica.
🔹 Metafora
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“iactatos aequore toto”: metafora della vita errante come naufragio e sballottamento, tipica del pathos epico.
🔹 Perifrasi
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“reliquias Danaum atque immitis Achilli”: i Troiani superstiti vengono definiti attraverso la memoria dei loro nemici.
🔹 Prolessi (anticipazione narrativa)
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“sic volvere Parcas”: anticipa la caduta di Cartagine e la fondazione di Roma, fornendo un legame profetico.
5. Temi epici
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Ostilità divina: Giunone è la principale antagonista celeste.
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Destino (fatum): nonostante l’ira degli dei, Enea e Roma sono destinati a trionfare.
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Roma vs Cartagine: si anticipa lo scontro storico, dando profondità politica al poema.
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Memoria e rancore: gli dei conservano rancori umani (giudizio di Paride, Ganimede, ecc.), umanizzati nei loro sentimenti.
6. Commento finale sul verso 33
“Tantae molis erat Romanam condere gentem.”
Questo verso conclusivo è sentenzioso, quasi un epigramma che racchiude tutto il senso del passo: la fondazione di Roma è un’impresa titanica, difficile, che ha richiesto sofferenze immense, ostacoli divini e prove eroiche. Il verso ha anche una funzione epica di sintesi e solennizzazione.
✍️ Conclusione
Virgilio costruisce un affresco potente in cui la mitologia, la retorica e la politica si fondono. Giunone non è solo una dea ostile, ma una figura tragica, che si oppone al fato. La fondazione di Roma è dipinta come una missione sacra, destinata ma combattuta, e l’uso sapiente delle figure retoriche e dello stile epico ne amplifica il valore simbolico.