Non importa quante volte si visiti, la cappella offre costantemente nuovi punti di vista e dettagli precedentemente inosservati. Lo spintonarsi di migliaia di visitatori può, d’altro canto, a volte essere noioso, ma con un tempismo un po’ giudizioso e trovando i posti migliori, anche quando è affollato, le sue delizie non vanno perdute.
500 anni fa, Michelangelo stava terminando i lavori sul soffitto della Cappella Sistina, uno dei dipinti più visitati, discussi, celebrati e addirittura più grandi della storia dell’arte.
Una cosa importante da considerare è che, mentre oggi noi, turisti paganti, entriamo sotto il Giudizio Universale (completato quasi 30 anni dopo il soffitto), Papi, Cardinali e il loro entourage sono entrati da oltre 500 anni dalle grandi porte marroni al centro dell’estremità opposta ; questo era il punto di vista iniziale che Michelangelo aveva in mente. Inoltre di solito è un po’ meno affollato e di solito si può trovare un posto libero su una panchina per sfruttare al meglio la vista.
Da questa parete di fondo, mentre si guarda al centro dell’estremità opposta del soffitto (direttamente sopra il centro del Giudizio Universale), si nota una grande figura muscolosa: si tratta di Giona, che viene mostrato con la testa rovesciata all’indietro, e le gambe penzoloni in avanti.
La sua posizione è in diretto contrasto con la forma fisica della volta su cui è dipinto: mentre Giona si appoggia all’indietro, il soffitto si curva verso di noi. La manipolazione della prospettiva da parte di Michelangelo rivela il suo studio e il suo lavoro nella statuaria; dipinge come uno scultore.
Al fianco di Giona un pesce gli mordicchia la coscia, allusione al grosso pesce, o balena, che lo inghiottì.
La presenza di Giona sul soffitto è accostata a quella dei profeti, ma Giona era un profeta? Non propriamente. Allora perché inserirlo tra di essi? Perché la sua profezia è quella della risurrezione di Cristo; i giorni e le notti trascorse da Giona nel ventre del pesce preannunciano i giorni e le notti che Cristo avrebbe trascorso nella sua tomba, mentre Giona sputato fuori è la profezia della risurrezione.
Il fatto che Giona catturi l’attenzione quando si entra nella cappella è un espediente artistico, sia pratico che allegorico. La sua testa è gettata all’indietro in modo che seguiamo naturalmente la sua linea di vista. Guardiamo lui per vedere cosa sta guardando lui, e Giona fa muovere i nostri occhi lungo i pannelli centrali del soffitto con le loro storie della Creazione e della vita di Noè.
Quando raggiungiamo la fine del soffitto, i profeti lungo i lati riconducono i nostri occhi a Giona e alla promessa della Resurrezione.
Se la volta della Cappella Sistina è espressione della promessa della venuta di Cristo, Giona ne è l’Alfa e l’Omega: una meraviglioso dimostrazione del fatto che gli artisti passano molto tempo a farci guardare nella giusta direzione.