Il compagno di Cesare Pavese – relazione di Federico Galli
27 Gennaio 2019Critica letteraria
27 Gennaio 2019Un uomo che, in un momento di passione, uccide la moglie, incontra la servile simpatia di psicologi e assistenti sociali progressisti desiderosi di “aiutarlo”. Il risultato è il fallimento e la perdita del concetto di giustizia.er l’atto.
Questa società manipolatrice non può accettare la responsabilità individuale e nega ogni emozione e umanità.
All’uomo vengono negate la verità e l’integrità, ogni ricordo di sua moglie viene cancellato e perde la custodia di suo figlio.
Viene privato delle basi per esistere e lentamente impazzisce nel tentativo di dimostrare la sua colpevolezza a coloro che avrebbero dovuto aiutarlo.
L’uomo che voleva essere colpevole di Henrik Stangerup
Copenaghen, una sera qualunque, un appartamento come tanti: un uomo, dopo una lite violenta, uccide sua moglie. Una storia come tante. Ma l’azione si svolge in un prossimo futuro e in una società che molto somiglia all’ideale modello della socialdemocrazia scandinava, deformata quel che basta a renderla più universale. Lo Stato che si prende cura del bene comune «dalla culla alla tomba» si è trasformato in una gabbia di conformismo, regno del consenso e dell’eufemismo, in cui tutto è pianificato e obbligatorio, compresa la felicità. E poiché l’omicidio non è altro che insufficiente adattamento sociale, Torben, l’assassino, viene sottoposto a cure psichiatriche e rimesso in libertà. Ma contro le regole di un sistema che nega la responsabilità individuale, Torben si ostina a voler essere giudicato e punito per quel che ha fatto. “L’uomo che voleva essere colpevole” è la storia di un processo kafkiano alla rovescia: l’inutile e sempre più assurdo tentativo del protagonista di dimostrare la propria colpa, l’angosciante senso di isolamento, la spirale di dubbi, lo sfaldarsi dell’identità e della realtà stessa diventano sinonimi della condizione umana in un mondo che rifiuta la dimensione etica e si illude di delegare alla scienza la soluzione dei problemi morali. Solitari destinati a perdere nella lotta impari contro il proprio tempo, i personaggi di Stangerup, figli di Kierkegaard, preferiscono sempre e comunque prendere il rischio della loro verità e provare a essere «Quel singolo» che il filosofo danese voleva scrivere sulla sua tomba.
Italiano (narrativa contemporanea)
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“L’uomo che voleva essere colpevole” di Henrik Stangerup videorecensione di Luigi Gaudio