Ma per molte cose la collocazione rimaneva incerta, specie crescendo con gli anni il gusto dell’osservazione dal vero, lo spunto da taccuino. Fermo restando il tema dell’opera, costante l’idea del poema da compiere, Parini accettava ogni volta di buon grado i suggerimenti dell’occasione e, senza preoccuparsi più che tanto di come se ne sarebbe servito, componeva gruppi di versi che al momento non sapeva dove, e al limite neppure se, gli sarebbero potuti servire. […] Come pedine di una partita senza regole su una scacchiera senza caselle, fino a che ciascuno di essi trovi il suo posto immutabile in un equilibrio compositivo non preventivato. Il fatto però che Parini non sia arrivato al punto conclusivo del mobilissimo gioco combinatorio servirà a mettere in evidenza come ormai in lui forze le centrifughe di un’ispirazione lirica sensibile alle illuminazioni del particolare avessero il sopravvento sulla forza centripeta dell’ispirazione unitaria.
da Dante Isella, , Introduzione a Parini, Il Giorno, 1996