L’esempio di Cesare Borgia ll capitolo settimo del Principe
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28 Dicembre 2019Nei capitoli 13, 14 e 15 Cesare si sofferma a descrivere alcune classi sociali, tra cui spicca quella sacerdotale dei Druidi
Cesare, nel suo De Bello Gallico, ci offre un’affascinante finestra sulla società gallica, in particolare sul ruolo cruciale dei druidi. Questi sacerdoti, filosofi e depositari della sapienza celtica, detenevano un potere che andava ben oltre la sfera religiosa, estendendosi a quella politica e giudiziaria.
Un potere poliedrico
- Religioso: I druidi erano i custodi delle tradizioni religiose celtiche. Presiedevano i sacrifici, interpretavano gli auspici e avevano una profonda conoscenza della natura e del cosmo.
- Giudiziario: Avevano il potere di dirimere le controversie, sia pubbliche che private. Le loro decisioni erano considerate sacre e inappellabili.
- Educativo: Erano i depositari della conoscenza e della cultura celtica. Giovani di ogni ceto sociale si recavano presso di loro per essere istruiti, non solo in materia religiosa, ma anche in diritto, astronomia e filosofia.
- Politico: Pur non essendo dei governanti in senso stretto, i druidi esercitavano una forte influenza sulla vita politica delle comunità galliche. Le loro decisioni potevano scatenare guerre o pacificare i conflitti.
La società segreta dei druidi
La loro conoscenza era considerata sacra e veniva tramandata oralmente, da maestro ad allievo. Non esistevano testi scritti, e la loro dottrina era riservata a pochi iniziati. Questa segretezza contribuiva ad accrescere il loro prestigio e il loro potere.
Conclusione
I druidi erano quindi una figura centrale nella società gallica, dotati di un potere religioso, giudiziario, educativo e politico. La loro figura, descritta da Cesare nel De Bello Gallico, ci offre un’affascinante testimonianza di una cultura complessa e affascinante, destinata a scomparire con la conquista romana.
Capitolo 13: I Druidi e la loro influenza
Testo del capitolo 13 del sesto libro de De bello gallicoIn omni Gallia eorum hominum, qui aliquo sunt numero atque honore, genera sunt duo. Nam plebes paene servorum habetur loco, quae nihil audet per se, nullo adhibetur consilio. Plerique, cum aut aere alieno aut magnitudine tributorum aut iniuria potentiorum premuntur, sese in servitutem dicant nobilibus: in hos eadem omnia sunt iura, quae dominis in servos. Sed de his duobus generibus alterum est druidum, alterum equitum. Illi rebus divinis intersunt, sacrificia publica ac privata procurant, religiones interpretantur: ad hos magnus adulescentium numerus disciplinae causa concurrit, magnoque hi sunt apud eos honore. Nam fere de omnibus controversiis publicis privatisque constituunt, et, si quod est admissum facinus, si caedes facta, si de hereditate, de finibus controversia est, idem decernunt, praemia poenasque constituunt; si qui aut privatus aut populus eorum decreto non stetit, sacrificiis interdicunt. Haec poena apud eos est gravissima. Quibus ita est interdictum, hi numero impiorum ac sceleratorum habentur, his omnes decedunt, aditum sermonemque defugiunt, ne quid ex contagione incommodi accipiant, neque his petentibus ius redditur neque honos ullus communicatur. His autem omnibus druidibus praeest unus, qui summam inter eos habet auctoritatem. Hoc mortuo aut si qui ex reliquis excellit dignitate succedit, aut, si sunt plures pares, suffragio druidum, nonnumquam etiam armis de principatu contendunt. Hi certo anni tempore in finibus Carnutum, quae regio totius Galliae media habetur, considunt in loco consecrato. Huc omnes undique, qui controversias habent, conveniunt eorumque decretis iudiciisque parent. Disciplina in Britannia reperta atque inde in Galliam translata esse existimatur, et nunc, qui diligentius eam rem cognoscere volunt, plerumque illo discendi causa proficiscuntur. |
Traduzione Capitolo 13 In tutta la Gallia ci sono due classi di uomini che godono di qualche considerazione e onore. Infatti, la plebe è quasi considerata alla stregua degli schiavi, non osa fare nulla di proprio iniziativa e non viene consultata in alcun consiglio. La maggior parte, quando è oppressa dai debiti, dall’onere delle tasse o dalle ingiustizie dei più potenti, si offre in schiavitù ai nobili: nei confronti di questi ultimi valgono gli stessi diritti che i padroni hanno sugli schiavi. Ma di queste due classi, una è quella dei druidi, l’altra quella dei cavalieri. I primi si occupano delle cose divine, presiedono ai sacrifici pubblici e privati, interpretano le religioni: a loro confluisce un gran numero di giovani per studiare, e godono di grande onore. Infatti, decidono quasi tutte le controversie pubbliche e private e, se è stato commesso qualche delitto, se c’è stato un omicidio, se c’è una controversia su un’eredità o su dei confini, sono loro a pronunciarsi, a stabilire le pene e le ricompense; se qualcuno, privato o popolo, non si attiene al loro decreto, lo bandiscono dai sacrifici. Questa è per loro la pena più grave. Coloro ai quali è stata inflitta questa pena sono considerati empi e criminali; tutti li evitano, fuggono il loro contatto e le loro parole, per non subire alcun danno per contagio, e non gli viene reso giustizia neppure se la chiedono, né viene loro concesso alcun onore. A tutti questi druidi presiede uno solo, che ha la massima autorità tra loro. Alla sua morte, o succede quello tra gli altri che eccelle per dignità, oppure, se ce ne sono più di pari, si contendono il principato con il voto dei druidi e talvolta anche con le armi. A un certo periodo dell’anno si riuniscono nei territori dei Carnutini, regione che si considera il centro di tutta la Gallia, in un luogo consacrato. Qui convergono da ogni parte tutti coloro che hanno delle controversie e si sottomettono ai loro decreti e ai loro giudizi. Si ritiene che la loro disciplina sia stata scoperta in Britannia e da lì sia stata trasmessa in Gallia, e ora coloro che desiderano conoscerla più a fondo si recano di solito là per studiare. |
Analisi:
Cesare descrive una società gallica rigidamente strutturata. I druidi, sacerdoti e filosofi, detenevano un potere enorme, non solo religioso ma anche giudiziario e politico. La loro influenza era tale da poter bandire dai sacrifici, una punizione gravissima che equivaleva all’esclusione dalla comunità. La loro conoscenza, ritenuta di origine britannica, era tramandata oralmente e considerata sacra.
Capitolo 14: Le caratteristiche dei druidi e la loro cultura
Testo capitolo 14Druides a bello abesse consuerunt neque tributa una cum reliquis pendunt; militiae vacationem omniumque rerum habent immunitatem. Tantis excitati praemiis et sua sponte multi in disciplinam conveniunt et a parentibus propinquisque mittuntur. Magnum ibi numerum versuum ediscere dicuntur. Itaque annos nonnulli vicenos in disciplina permanent. Neque fas esse existimant ea litteris mandare, cum in reliquis fere rebus, publicis privatisque rationibus Graecis litteris utantur. Id mihi duabus de causis instituisse videntur, quod neque in vulgum disciplinam efferri velint neque eos, qui discunt, litteris confisos minus memoriae studere: quod fere plerisque accidit, ut praesidio litterarum diligentiam in perdiscendo ac memoriam remittant. In primis hoc volunt persuadere, non interire animas, sed ab aliis post mortem transire ad alios, atque hoc maxime ad virtutem excitari putant metu mortis neglecto. Multa praeterea de sideribus atque eorum motu, de mundi ac terrarum magnitudine, de rerum natura, de deorum immortalium vi ac potestate disputant et iuventuti tradunt. |
Traduzione Capitolo 14
Traduzione: I druidi sono soliti astenersi dalla guerra e non pagano le tasse insieme agli altri; godono di esenzione dal servizio militare e da ogni altra prestazione. Stimolati da tali privilegi, molti si dedicano spontaneamente allo studio e sono mandati dai genitori e dai parenti. Si dice che lì apprendano a memoria un gran numero di versi. Così alcuni passano venti anni a studiare. Non ritengono lecito affidare tali insegnamenti alla scrittura, mentre per le altre questioni, pubbliche e private, si servono della scrittura greca. Credo che abbiano adottato questa usanza per due motivi: perché non vogliono diffondere la loro dottrina tra il popolo e perché non vogliono che i loro discepoli, confidando nella scrittura, si impegnino meno nello studio a memoria, cosa che accade spesso a molti, i quali, sicuri di avere un appoggio nella scrittura, trascurano l’applicazione nello studio e la memoria. In primo luogo vogliono persuadere che le anime non muoiono, ma passano da un corpo all’altro dopo la morte, e pensano che questo sia il modo migliore per incitare alla virtù, trascurando il timore della morte. Discutono inoltre a lungo sulle stelle e sui loro movimenti, sulla grandezza del mondo e della terra, sulla natura delle cose, sulla potenza e sulla forza degli dei immortali, e trasmettono questi insegnamenti ai giovani. |
Analisi:
Questo capitolo approfondisce la figura dei druidi e le loro credenze. L’esclusività della loro conoscenza, tramandata oralmente, e la loro convinzione nell’immortalità dell’anima ne fanno una classe a sé stante, con un ruolo fondamentale nella società gallica. La loro cultura, fortemente influenzata da elementi celtici, presenta interessanti parallelismi con altre tradizioni religiose antiche.
Capitolo 15: I cavalieri dei Galli
Testo capitolo 15Alterum genus est equitum. Hi, cum est usus atque aliquod bellum incidit (quod fere ante Caesaris adventum quotannis accidere solebat, uti aut ipsi iniurias inferrent aut illatas propulsarent), omnes in bello versantur, atque eorum ut quisque est genere copiisque amplissimus, ita plurimos circum se ambactos clientesque habet. Hanc unam gratiam potentiamque noverunt. |
Traduzione Capitolo 15 L’altra classe è quella dei cavalieri. Questi, quando c’è bisogno e scoppia qualche guerra (cosa che prima dell’arrivo di Cesare accadeva quasi ogni anno, sia che dessero loro stessi offesa sia che respingessero quelle ricevute), si dedicano tutti alla guerra, e ciascuno di loro, in proporzione alla sua nobiltà e ai suoi mezzi, ha intorno a sé un gran numero di clienti e seguaci. Conoscono solo questo tipo di potere e prestigio. |
Analisi:
I cavalieri rappresentano la classe guerriera della società gallica. La loro influenza è strettamente legata al loro potere militare e alla loro capacità di radunare attorno a sé un seguito di clienti. Questa classe sociale, basata sul valore militare e sulla clientela, è tipica di molte società antiche.
Commento finale
Questi tre capitoli del “De Bello Gallico” offrono un quadro dettagliato della società gallica ai tempi di Cesare, con particolare attenzione alle figure dei druidi e dei cavalieri. Cesare, attraverso la sua descrizione, sottolinea sia le peculiarità di questa cultura, sia gli elementi di continuità con altre società antiche. La sua opera rappresenta quindi una fonte preziosa per comprendere la complessità e la ricchezza delle società celtiche.
Note (definizioni e parole chiave per schematizzare lo studio):
- Druidi: Sacerdoti, filosofi e depositari della sapienza celtica.
- Cavalieri: Classe guerriera, il cui potere era basato sulla forza militare e sulla clientela.
- Società segmentaria: La società gallica era caratterizzata da una struttura segmentaria, basata su legami di parentela e clientela.
- Religione: La religione celtica era politeistica e animistica, con una forte componente naturalistica.