Franca Satta
27 Gennaio 2019Tracce di temi: Tipologia A: analisi di un testo letterario
27 Gennaio 2019Approfondimento scolastico
Camillo Golgi
Camillo Golgi nacque a Corteno (Brescia ) nel 1843. Portò a termine i suoi studi di Medicina presso l’Università di Pavia nella quale si laureò nel 1865.
Egli si interessò dapprima alla psichiatria seguendo gli studi di Lombroso e poi alla patologia cellulare, seguendo le ricerche di Virchow. Iniziò a lavorare nei laboratori di istologia dell’Università di Pavia, dove cominciò a studiare le cellule nervose e le cellule gliali.
Nel 1872 fu costretto dalle avversità economiche a lavorare in un piccolo ospedale per incurabili ad Abbiategrasso, dove, malgrado la carenza delle strutture di laboratorio, nel 1873 mise a punto il suo famoso metodo di impregnazione argentica per la colorazione delle cellule nervose. Più tardi, per lo stesso scopo, usò anche l’oro.
Fu nominato professore di Anatomia all’Università di Siena nel 1879, ma tornò a Pavia l’anno seguente per diventare professore straordinario di istologia e prendere la cattedra di patologia generale. Per il suo lavoro in neurobiologia e neuropatologia ed i suoi studi sulla malaria ricevette numerosi premi e titoli onorifici, divenendo uno degli scienziati italiani più conosciuti del suo tempo. Diventò Rettore della Università di Pavia prima della sua morte.
La relazione di Golgi a Stoccolma, in occasione del conferimento del premio Nobel, si intitolava: “La dottrina sui neuroni, teoria e fatti”. Malgrado il fatto che la sua “tintura nera” colorasse ,con notevole eleganza, cellule nervose singole, con i loro prolungamenti assonici e dedritici, Golgi non fu mai convinto della struttura individuale delle singole cellule nervose. Nella sua relazione egli affermò “Secondo me, non possiamo trarre nessuna conclusione, in un modo o nell’altro, da tutto ciò che è stato detto a riguardo delle diverse strutture identificate nelle cellule dei gangli spinali. Non possiamo essere né a favore né contro la dottrina dei neuroni. Gli argomenti morfologici non offrono nessuna base abbastanza solida per sostenere questa dottrina.”
Golgi continuava a credere che le cellule nervose fossero interconnesse da una continuità neurofibrillare, un punto di vista questo fermamente contrastato da Cajal.
Golgi è conosciuto sia per le sue tecniche di impregnazione argentica sia per avere identificato diversi tipi di cellule nervose che portano il suo nome: Le cellule di Golgi del cervelletto,gli interneuroni del II tipo di Golgi con assoni che restano all’interno della sostanza grigia del midollo spinale; gli organi neuro-tendinei di Golgi ed il reticolo endoplasmatico di Golgi. Tutti i suoi lavori furono riassunti in quattro importanti volumi, “Opera Omnia”, pubblicati a Pavia nel 1903.
Si racconta che nel piccolo Ospedale Comunale di Abbiategrasso Golgi disponesse di una stanzetta, precedentemente adibita a locale “cucina” nella quale aveva istallato il laboratorio per gli esperimenti. Tale stanza aveva le dimensioni di m. 2 per m. 2,60.
In tale locale Golgi lavorava con il suo tecnico, all’occorrenza infermiere ed inserviente (allora così si chiamava l’addetto al laboratorio).
Durante le vacanze estive dell’anno 1873 Golgi prima di partire per un lungo periodo di ferie da giugno a settembre (come allora si usava da parte dei proprietari terrieri per provvedere a tutte le incombenze relative al raccolto dei prodotti della campagna) dette ordine al suo tecnico di lavare e recuperare tutti i vetrini sui quali erano già state distese alcune “fette” di tessuto nervoso. Tali fette erano semimacroscopiche (dello spessore di ~ 01 – 02 mm) tagliate a mano con una lametta da barba.
Il tecnico non svolse bene il compito assegnatogli. Infatti dopo aver tenuto tutti i vetrini in una soluzione al 2,5% di bicromato di potassio per circa una settimana (la soluzione solfo cromica di allora per la pulizia della vetreria ordinaria) si accorse che i preparati si erano soltanto “induriti”.
Per togliere definitivamente dai vetrini (da recuperare perché costosi) le fette di tessuto nervoso il tecnico decise di immergerli in una soluzione di nitrato d’argento all’1% che allora si utilizzava per pulire la vetreria più sofisticata.
Poi anche il tecnico partì per le vacanze estive e dimenticò di eseguire gli ordini di Golgi.
Tornato Golgi dalle vacanze, prima del suo tecnico, scoprì la disobbedienza ma contemporaneamente osservando ad occhio nudo e di sfuggita un vetrino vide alcuni “bastoncelli” neri.
Incuriosito (ecco lo scienziato e l’osservatore attento e scrupoloso) decise di osservare al microscopio il tutto e fece la sua scoperta da Premio Nobel: la reazione di Golgi per la colorazione delle cellule nervose è in realtà frutto della disattenzione di un “inserviente”.
Tale disattenzione fu sfruttata da Golgi con lo spirito critico del ricercatore e non con l’arroganza ed il potere di un capo che non è stato ascoltato. Infatti “l’inserviente” invece della punizione si prese le lodi del suo capo.
Anche a noi spesso accade la stessa cosa nella vita; chi si aspetta lodi riceve spesso punizioni e/o viceversa.
E’ però importante sottolineare che agli effetti della ricerca vale sempre lo spirito critico e lo spirito di osservazione del ricercatore che anche di fronte ad eventi apparentemente negativi è sempre sollecitato ad approfondire le sue indagini.
“Domine ut videam” Vangelo (Luca 18-41) è scritto sul mio sofisticatissimo fotomicroscopio, provvisto di sistema di analisi delle immagini, con il quale lavoro da oltre 40 anni sugli stessi argomenti studiati da Golgi oltre 100 anni fa ed ancora oggi oggetto di interesse e di accurata ricerca specialmente nell’ultimo decennio 1990-2000 dedicato agli studi sul Sistema Nervoso.
LA REAZIONE NERA PER LO STUDIO DELLA CELLULA NERVOSA
Nessuna delle tecniche di colorazione utilizzate prima dell’invenzione della reazione nera era in grado di fornire un’ immagine completa della cellula nervosa. La reazione nera di Golgi consentì di visualizzare per la prima volta una intera cellula nervosa.
La nuova tecnica fu inventata da Camillo Golgi nel 1873 nella Pia Casa degli Incurabili di Abbiategrasso, vicino a Milano, nella quale egli era medico chirurgo primario.
La reazione consiste nell’indurimento di “fette” di sistema nervoso in una soluzione di bicromato di potassio (2,5%) per un periodo di durata molto variabile (da 1 a 45 giorni a volte di più) e nella successiva prolungata immersione dei pezzi in una soluzione (0,5-1%) di nitrato di argento.Il materiale così trattato viene poi disidratato e sezionato in fettine sottili senza essere prima “incluso” in paraffina. L’esame al microscopio delle sezioni, generalmente molto spesse (circa 100µm ed anche più) permette di osservare singole cellule nervose impregnate in nero, in maniera estremamente evidente e complete di tutti i loro prolungamenti. Occorre segnalare che con questa tecnica non vengono colorate tutte le cellule nervose presenti nel frammento di tessuto nervoso, ma soltanto una piccola percentuale di esse (1-5%). Proprio da questa caratteristica , che sembrerebbe a tutta prima un difetto, deriva la straordinaria utilità della reazione nera. Infatti per potere seguire il decorso di un lungo prolungamento nervoso occorre allestire sezioni molto spesse. Se la reazione nera impregnasse tutte le cellule nervose presenti nella sezione, lo spessore di questa non permetterebbe all’osservatore di districarsi nell’intreccio fittissimo di tutti i prolungamenti esistenti e tutto apparirebbe come una unica macchia nera. Le cause per le quali la tecnica di Golgi mette in evidenza soltanto una piccola percentuale delle cellule presenti in un frammento di tessuto nervoso non sono state finora chiarite in maniera soddisfacente.
La diffusione della tecnica di Golgi incontrò notevoli difficoltà per una serie di cause, fra le quali vanno ricordate le seguenti: a) la scarsa diffusione delle riviste nelle quali Golgi pubblicò i primi risultati ottenuti con l’impiego della sua tecnica ; b) l’incostanza della reazione nera ; c) il gran numero di nuove metodiche che negli ultimi decenni del XIX secolo venivano proposte sull’onda del grande interesse esistente per lo studio della struttura dei tessuti e degli organi nervosi, d) il fatto che alcuni risultati ottenuti da Golgi con l’impiego della reazione nera erano in contrasto con le idee a quel tempo sostenute da molti studiosi del sistema nervoso. All’estero, i primi segni di interesse per la tecnica di Golgi si manifestarono solo 12 anni dopo l’invenzione della reazione nera. Fu principalmente Koelliker, personaggio di grande autorità nel mondo scientifico dell’epoca, che diffuse il nuovo procedimento tecnico in campo internazionale.
Fra i principali risultati che la reazione nera permise di raggiungere fin dai primi tempi del suo impiego vanno segnalati i seguenti : a) la dimostrazione della varietà, precedentemente insospettata, delle forme delle cellule nervose; b) la constatazione che i dendriti terminano liberi, cioè senza fondersi con quelli di altre cellule nervose o con fibre nervose; c) la dimostrazione che il sistema nervoso centrale è costituito in grande prevalenza da cellule, mentre in precedenza si riteneva che le cellule nervose fossero immerse in una sostanza amorfa, che si pensava occupasse più del 50% del volume della sostanza grigia; d) la messa in evidenza dei rapporti che gli astrociti contraggono con i vasi; e) la scoperta dell’apparato endo cellulare, che è presente in tutti i tipi di cellule ed è ancora oggi noto nel mondo come apparato di Golgi.
Dopo essere stata utilizzata per un quarto di secolo nei laboratori di tutto il mondo, nel periodo compreso fra la prima e la seconda guerra mondiale la tecnica di Golgi fu usata sempre meno fino a quasi essere dimenticata. A partire dalla metà del XX secolo, però, si verificò un ritorno all’uso generalizzato della reazione nera. Questa inversione di tendenza avvenne in conseguenza dell’introduzione del microscopio elettronico della ricerca neurocitologica . Come è noto, grazie al suo elevatissimo potere di risoluzione, tale strumento consente di evidenziare con sicurezza le sinapsi e di mettere in evidenza forma, dimensione e struttura dell’elemento pre- e di quello post-sinaptico. Tale esigenza fu soddisfatta ricorrendo alla reazione nera, cioè all’unica tecnica istologica in grado di mettere in evidenza un intero neurone.
Rientrata a pieno titolo nell’uso corrente della ricerca neurocitologica grazie alla sua utilità in combinazione con la microscopia elettronica, oggi la reazione nera viene nuovamente impiegata anche per esempio nell’ambito degli studi sull’evoluzione e sullo sviluppo del sistema nervoso, nonché nell’ambito di ricerche sperimentali sul sistema nervoso. Dopo 125 anni dalla sua invenzione, la reazione nera è quindi una tecnica ancora pienamente valida e di grande utilità.
Camillo Golgi
Camillo Golgi 15 nacque il 9 luglio 1843 a Corteno; iscrittosi alla Facoltà Medica dell’Università di Pavia, si laureò in medicina e chirurgia nel 1865 e incominciò subito il suo tirocinio in ospedale, frequentando i reparti ospedalieri di Pavia, la Clinica dermosifilopatica, la Clinica chirurgica e intensificando l’indagine microscopica sotto la guida di Bizzozero, in qualità anche di assistente. Prese parte attiva nel debellare unepidemia colerica e poi, attratto dalle ricerche sulla psiche e sulle sue alterazioni nonché dalla fama di Cesare Lombroso, chiamato a dirigere la Clinica psichiatrica, assunse in questa un posto di assistente e condusse a compimento un lavoro nel 1868 su un caso di pellagra non maniaca e nel 1869 una monografia più completa sulleziologia delle alienazioni mentali, nella quale si affermava la necessità che la psichiatria diventasse una scienza positiva di osservazione. In seguito intensificò i suoi rapporti con Bizzozero che lo orientò verso l’indirizzo anatomico e sperimentale e in breve tempo concluse un lavoro sulla struttura e sullo sviluppo degli psammomi (1869) e uno sulle alterazioni dei vasi linfatici del cervello (1870); nel primo Golgi si opponeva all’idea, espressa da Robin, sulla natura epiteliale di questi tu-mori, mentre nel secondo sono fondamentali le sue deduzioni sulla possibilità che quegli spazi divengano vie di diffusione di processi morbosi. Risale al 1870 la descrizione della nevroglia della quale viene tuttora riconosciuta l’esattezza, cioè che essa è formata da cellule provviste di numerosi prolungamenti talvolta filiformi e lunghissimi molti dei quali vanno ad inserirsi alle pareti dei vasi. Importante è il rilievo dei rapporti intimi coi vasi sanguigni, da una parte, e con le cellule e fibre nervose dall’altra, fatti che documentano la funzione trofica di questo particolare tessuto interstiziale del tessuto nervoso. Egli mise anche in evidenza le differenze peculiari tra nevroglia della sostanza grigia e della sostanza bianca dei centri nevrassiali. Nel corso di queste ricerche Golgi, combinando la fissazione col bicromato di potassio col metodo della nitratazione, ottenne i primi risultati dellimpregnazione degli elementi nervosi col cromato d’argento, in pratica quel metodo detto della reazione nera che, facendo spiccare cellule e fibre nervose in tutti i loro particolari, permise a Golgi di rivoluzionare le conoscenze che si avevano sulla struttura del sistema nervoso. Accettato per motivi familiari il posto di primario del Pio Luogo degli Incurabili di Abbiategrasso, non trascurò però gli studi sul sistema nervoso, ottenendo reperti nuovi e più interessanti e incominciando ad imporsi per le sue scoperte. E fu proprio grazie al suo metodo della reazione nera che le teorie precedenti vennero sostituite e profondamente modificate per dar luogo ad un nuovo corpo di dottrina: già nel primo lavoro del 1873 riassunto nella nota Sulla sostanza grigia del cervello Golgi affermava che il prolungamento nervoso delle cellule nervose si divideva in tanti rami che a loro volta hanno filamenti, in modo da farne risultare un complicato sistema di fili diffusi in ogni direzione nella sostanza grigia cerebrale. Fu questo il primo passo che preluse alla sua scoperta della rete nervosa diffusa”. Nel lavoro sui bulbi olfattivi (1875) si trova la prima documentazione iconografica dei reperti ottenuti e la sua idea della rete nervosa diffusa si va completando conducendo alla deduzione anatomica che è proprio tramite questa rete che le fibrille olfattorie sono connesse con le cellule del bulbo olfattivo e che i neuriti di queste si continuano con le fibre del tractus nei centri superiori. Dal punto di vista fisiologico, la connessione funzionale non avviene per trasmissione isolata attraverso gli elementi singoli, ma per una trasmissione dinsieme. Da Abbiategrasso, Golgi estese le sue ricerche ad altri territori del sistema nervoso centrale, scrisse una lunga monografia corredata di descrizioni e di nitido materiale illustrativo per un concorso indetto dall’Istituto lombardo di Scienze e Lettere; risultando poi vincitore. Nel 1875 ottenne a Pavia l’incarico di insegnamento dellIstologia e nel 1879 vinse il concorso come professore di Anatomia a Siena, ma l’anno seguente preferiva ritornare a Pavia come titolare di ruolo per la cattedra di istologia. A Pavia ben presto passò alla Patologia Generale mantenendo anche l’incarico di Istologia fino al suo collocamento a riposo avvenuto nel 1918. Nel periodo iniziale della sua carriera, nella città lombarda, nonostante i pochissimi mezzi finanziari per il funzionamento del piccolo laboratorio, riuscì con la sua reazione nera ad ottenere risultati meravigliosi senza necessità di strumenti e di reagenti di grande impegno. Estende così le indagini sul sistema nervoso centrale aumentando il novero delle scoperte, e con note preventive e riassuntive sui lobi olfattori sul midollo spinale, sul cervelletto, sulla corteccia cerebrale e sulla origine dei nervi, esprime, nella sua formula definitiva, la sua dottrina che è basata sulla funzione di conduzione dell’attività nervosa del prolungamento nervoso e prevalente funzione trofica dei prolungamenti protoplasmatici, sulla distinzione delle cellule nervose in due tipi a seconda che il loro prolungamento nervoso si risolva tutto nella rete nervosa diffusa della sostanza grigia, oppure che partecipi alla formazione di questa rete solo con le sue ramificazioni collaterali per continuarsi invece direttamente nel cilindrasse di una fibra nervosa e sul significato che egli dà alla sua rete nervosa diffusa come mezzo di connessione anatomico e funzionale tra tutti gli elementi a funzione specifica dei centri nervosi. Golgi aveva avvertito che l’utilizzazione del termine rete” lasciava impregiudicata la questione se si trattasse di rete nel senso assoluto della parola, con anastomosi di fibre provenienti da elementi nervosi diversi, o di semplice intreccio di filamenti di diversa origine, essendo superflua una tale precisazione ai fini funzionali. Avendo più tardi dimostrato, specialmente a proposito del cervelletto e della fascia dentata, che una terminalità assoluta di fibre in rapporto agli elementi cellulari non esiste, ma è solo parziale o apparente, Golgi si oppose sempre più decisamente alla teoria del neurone e della polarizzazione dinamica. Egli faceva rilevare la corrispondenza dei dati anatomici scoperti con i dati funzionali e con le evenienze cliniche specialmente a proposito delle localizzazioni cerebrali, e, pur accettando le localizzazioni cerebrali, egli opponeva la documentazione anatomica a quanto vi era di troppo assoluto e di schematico nella teoria stessa. Avendo dimostrato che non esisteva un andamento isolato delle fibre nervose dagli organi destinati a ricevere le impressioni direttamente dal mondo esterno alle singole corrispondenti zone corticali e da queste zone agli organi effettori del movimento, che esisteva una continuità di tessitura e anzi un intimo collegamento tra le diverse parti della corteccia, egli affermava che nei centri nervosi non si ha un’azione individuale isolata delle singole cellule o gruppi di cellule, ma un’azione di insieme di varie cellule e concorrenza dazione di gruppi cellulari appartenenti a zone diverse. Egli dedusse che la specificità di funzione delle varie zone cerebrali sarebbe determinata dalla specificità dell’organo a cui perifericamente le fibre nervose vanno a mettere capo e non da una specificità di anatomica organizzazione di quelle zone. Negli anni 1882 e 1883, nella Rivista sperimentale di Freniatria” vennero pubblicate le varie parti riguardanti la fine anatomia degli organi centrali del sistema nervoso e nel 1886 venne raccolta l’opera completa in un volume, dove è minutamente descritta la struttura del midollo spinale, del bulbo olfattivo, della corteccia cerebrale, del cervelletto, del piede dippocampo, della fascia dentata ecc., che ha grande diffusione ed è oggetto di ammirazione da parte del mondo scientifico e viene tradotta in diverse lingue. Golgi e il suo laboratorio ottennero numerosi riconoscimenti, e in breve tempo viene nominato membro dell’Accademia dei Lincei, dell’Accademia di Medicina di Parigi, di Vienna, di Berlino, di Pietroburgo, della Società Neurologica di New York; della Società di Scienze microscopiche di Londra. Gli vengono attribuiti il premio Riberi, il premio Thompson e il premio Rieneker. Nel frattempo era iniziato il contrasto con la scuola di Ramon y Cajal che, valendosi dello stesso metodo ideato da Golgi e poi di altre tecniche personali, compiva ricerche sull’anatomia microscopica del sistema nervoso; Golgi oppose fatti e considerazioni alle vedute dellistologo spagnolo sulla teoria del neurone, sulla legge della conduzione isolata dell’attività nervosa e della polarizzazione dinamica. Ma in effetti sia l’opera e le interpretazioni di Golgi sia le posizioni e le vedute della scuola spagnola erano altrettanto valide al punto che l’accordo tra le due teorie fu solennemente riconosciuto con l’assegnazione nel 1906 del premio Nobel contemporaneamente ai due contendenti, Golgi e Cajal. Ma nell’orazione ufficiale tenuta in occasione della consegna del premio e nelle successive relazioni accademiche Golgi insisteva con nuove argomentazioni nel prospettare incongruenze e dati di fatto contrastanti la teoria del neurone e dei neuronisti, sostenendo che i nuovi fatti emergenti dall’applicazione di metodi dimostranti la struttura neurofibrillare delle cellule e delle fibre nervose e precisamente la dimostrazione di rapporti di continuità degli elementi nervosi per mezzo delle neurofibrille, contrastavano la teoria del neurone ed invece bene si adattavano, integrandola, alla sua dottrina. Golgi si interessò ancora della struttura interna della cellula e nel 1898 fece la scoperta dell’apparato reticolare interno detto del Golgi, quel particolare di struttura endocellulare completamente nuovo che, in seguito, per opera sua e dei suoi collaboratori, si dimostrò potersi considerare come particolare riconoscibile in tutte le cellule anche non nervose. Nel campo sempre del sistema nervoso, Golgi mise in evidenza nel 1880 la particolare disposizione nelle fibre nervose midollate che venne ritenuto apparato di sostegno della mielina, dimostrando che è costituito da quel sistema di fili disposti a spirale che è noto come legato al suo nome. Golgi scoprì anche i corpuscoli terminali muscolo tendinei di natura sensitiva e altri organelli terminali pure di natura sensitiva ritrovati nei muscoli. Ma egli precisò anche il rapporto delle fibre muscolari coi tendini, mise in evidenza particolari nuovi sulla struttura del rene e specialmente sulla disposizione dei tuboli renali dimostrandone la genesi e l’accrescimento durante lo sviluppo, scoprì l’apparato canalicolare delle cellule delomorfe delle ghiandole del fondo dello stomaco contemporaneamente a E. Müller. Nel 1920 Golgi rese noti fini particolari strutturali dei globuli rossi e dei leucociti del sangue umano e di altri vertebrati, mentre nel 1923, già ottantenne, pubblicò una monografia sulla struttura dei cosiddetti globuli o piastrine del vitello o tuorlo dell’uovo di ovipari che possono far pensare alla natura organizzata di tali formazioni. Ma Golgi si era occupato anche problemi di patologia e aveva cominciato a farsi conoscere con indagini in questo campo, pubblicando i studi sugli psammomi, sui gliomi, sui linfatici del cervello e sulleziologia delle malattie mentali. Più tardi svelerà l’intima essenza dellipertrofia compensatoria dei reni (1882) e della neoformazione dellepitelio dei canalicoli uriniferi nel morbo di Bright (1884). Ma importante è anche il periodo che va dal 1886 al 1893, nel quale affronta ed approfondisce il problema della malaria, stabilendo il ciclo di sviluppo monogamico del plasmodio della forma quartana e della forma terzana della malaria, le differenze specifiche esistenti fra il parassita dell’una e dell’altra forma, la coincidenza costante fra le fasi di sviluppo del parassita e le manifestazioni cliniche del processo.Questa coincidenza è espressione di una legge, che insieme con la scoperta del ciclo dei parassiti e delle loro differenze morfologiche specifiche portano Golgi a dedurre la necessità dell’esame del sangue dei malarici e a dettare le norme per effettuare tale esame. Fondamentale per la cura è la scoperta del modo di azione del chinino sui parassiti malarici, e in particolare il fatto che le forme giovanili immediatamente derivanti dal processo di segmentazione o sporul’azione sono le più suscettibili; ne deduce quindi che per impedire linsorgenza dell’accesso febbrile ed eliminare progressivamente linfezione, è necessario somministrare il chinino poche ore prima dell’accesso, affinché questo agisca sulle nuove generazioni del parassita. Ma Golgi dal 1885, data della prima nota pubblicata, nella quale affermava che il patologo doveva ormai riconoscere la natura parassitaria dellinfezione malarica, dovette lottare fino al 1889 contro dubbi, opposizioni, opinioni contrastanti la sua teoria ma finalmente con la nota Intorno al preteso Bacillus malariae di Klebs, Tommasi – Crudeli e Schiavuzzi, dimostrava che esso non aveva nulla a che fare con linfezione malarica ottenendo completo riconoscimento con l’assegnazione dell’VIII premio Riberi dell’accademia delle Scienze di Torino. Ospitato a Roma da Guido Bacelli, studiò le forme gravi estivo-autunnali di malaria e ne pubblicava i risultati specificando la peculiarità dei reperti nel sangue circolante ed i caratteri particolari del plasmodio. Egli dava la descrizione di alcuni casi seguiti clinicamente e anche di controlli necroscopici e segnalava levenienza, talvolta fuorviante nel giudizio diagnostico, di casi nei quali si manteneva negativo il reperto dei parassiti nel sangue circolante perché essi erano localizzati in organi interni e si diffondevano nella circolazione periferica soltanto nell’imminenza della fase agonica del malato. L’opera di Golgi, in tema di malaria, venne poi da lui ripresa con indirizzo pratico quando, dal 1905 al 1910 diresse un’intensa campagna antimalarica nelle provincie di Pavia e di Vercelli che, essendo stata protratta per qualche anno, riuscì a debellare quasi completamente il flagello. Golgi non si limitò alla sola attività scientifica, ma si impegnò, in seguito alla sua nomina a Rettore dell’Università, per la costruzione di nuovi edifici per gli istituti scientifici, diventando il principale organizzatore del Policlinico, avviandone una sistemazione che soltanto la sua morte gli impedì di vedere compiuta.