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18 Aprile 2011L’ambiente scolastico è un elemento fondamentale per l’apprendimento
Alcune riflessioni emerse in questi giorni – tra cui quelle di Stefano Versari pubblicate sul sito ADI (Associazione Docenti Italiani) e quelle di Silvano Tagliagambe su Education 2.0 – sollevano un interrogativo profondo e stimolante: può un ambiente scolastico favorire realmente l’apprendimento?
La risposta che qui proponiamo è affermativa, pur senza spingersi verso posizioni radicali o riduzioniste, come quelle sostenute da alcune correnti comportamentiste. Crediamo, invece, che esista una stretta correlazione tra il luogo fisico e psicologico in cui si apprende e la qualità dello stesso processo di apprendimento.
A sostegno di questa convinzione, riportiamo alcuni passaggi significativi dell’intervento di Stefano Versari , tenutosi durante il seminario internazionale “Il dito e la luna” , organizzato dall’ADI a Bologna il 25 e 26 febbraio 2011.
L’aula come “dimora” del pensiero
“La nostra mente ha bisogno di luoghi privilegiati, deputati, di dimore in cui essere favorita e sostenuta nella sospensione del tempo in cui il pensiero si sofferma.”
Questa frase ci introduce al cuore del discorso: l’ambiente non è solo uno scenario neutro, ma un elemento attivo nel processo educativo. Il termine “aula” , infatti, deriva dal greco antico e indica, tra le altre cose, una “dimora” . Non un semplice spazio fisico, quindi, ma un luogo simbolico in cui si esercita l’attività del pensiero.
Nell’antichità, i giardini erano le aule di Platone; i portici (stoa) quelle degli stoici; e persino un vaso o un tunnel potevano diventare luoghi di incontro e insegnamento, come nel caso di Diogene che ricevette Alessandro Magno dentro una botte.
Saffo, poetessa e insegnante, radunava le giovani donne nella sua casa per educarle alla poesia, alla musica e alla spiritualità. E ancora, l’aula della scuola di Barbiana – con i suoi banchi sconnessi, la stufa al centro e le cartine alle pareti – incarna una visione di scuola povera ma intensamente umana e significativa.
Questi esempi storici e simbolici hanno in comune una caratteristica fondamentale: la poeticità dello spazio . Ogni aula è diversa, ma è sempre un luogo carico di senso , dove l’incontro educativo può prendere forma.
La bellezza come criterio pedagogico
Ma cosa rende veramente un’aula tale? La risposta di Versari è chiara:
“La bellezza.”
Non intendiamo qui la bellezza estetica fine a sé stessa, ma quella che accoglie, ispira, motiva . La bellezza intesa come armonia tra funzione e significato, tra spazio e relazione. Essa è ciò che permette all’essere umano di sentirsi “a casa” nel mondo.
Quando la bellezza manca, subentra lo spaesamento, la sensazione di estraneità. L’ambiente non parla più all’anima, e nemmeno alla mente. In questo senso, la bellezza diventa una sorta di cartina di tornasole : se un ambiente educativo è bello, è probabile che sia anche efficace.
Conclusioni provvisorie
Può l’ambiente scolastico favorire l’apprendimento? Sì, ma non in modo automatico né superficiale. Deve essere uno spazio che accoglie, che rispetta la complessità dell’esperienza umana e che si prenda cura non solo delle competenze, ma anche dell’anima di chi apprende.
Per approfondire, ti consigliamo la lettura dei seguenti articoli originali:
- L’aula. La sospensione del tempo. La bellezza di Stefano Versari
- Competenze e ambienti di apprendimento di Silvano Tagliagambe