Chi ama la sua musica, le sue canzoni, la sua poesia non si sorprende. Giusta candidatura del professore che traduce in musica la bellezza incontaminata dei veri sentimenti e li porge a tutti con l’umiltà dei grandi interpreti, quelli che riescono ad arrivare al cuore, all’anima e alla mente delle persone lasciando sempre le tracce di una storia universale in cui forma e contenuto esprimono lo stupore e la meraviglia del pensiero artistico.
Perché l’arte si manifesta quando si diventa portavoce del proprio tempo, cogliendo da esso le asperità di percorsi di vita non lineari ma anche la gioia e la serenità che scaturiscono dalla consapevolezza del donarsi agli altri, in modo semplice ma intimo e profondo. Il merito di Vecchioni e’ quello di interpretare la realtà senza dimenticare la saggezza e gli insegnamenti del passato, classicità e modernità che non sembrano così lontane perché i sentimenti non sono mai cambiati e le parole e la musica possono coniugare a pieno titolo il diritto di questo riconoscimento. L’ultima sua produzione artistica ha un titolo significativo: ” Io non appartengo più” ( come lo stesso Vecchioni dice ” un soliloquio davanti alla fine e sul senso di non appartenenza al mondo contemporaneo”). Un richiamo ad essere sempre se stessi anche se il mondo corre troppo in fretta sui binari della superficialità e dell’omologazione. La ” non appartenenza ” significa credere ancora che l’uomo sia l’ago della bilancia di eventi critici, personali e sociali, in cui tutti siamo chiamati a mostrare il nostro lato migliore
” Io non appartengo al tempo del delirio digitale,
del pensiero orizzontale, di democrazia totale.
Appartengo a un altro tempo scritto sopra le mie dita,
con i segni di chitarra che mi rigano la vita.
Io l’ho vista la bellezza e ce l’ho stampata in cuore,
imbranata giovinezza a ogni antico nuovo amore”
Laura Alberico