Maltempo – filastrocca della maestra Marzia Cabano
29 Ottobre 2018La dignità questa sconosciuta
5 Novembre 2018C’era una volta una formichina piccola piccola e nera nera, che abitava in un buchino nero nero e non usciva mai.
Sara stato che lei era piccola, o forse perche il buchino dove abitava non le piaceva poi tanto… fatto sta che Ia poverina si sentiva tanto triste. Un giorno disse: “Basta! E proprio inutile starsene qui a piangere da sola , me ne vado per il mondo!”.
Cosi decise di uscire dal suo buchino. Appena fuori si trovò davanti ad una cosa grande grande, tutta marrone e verde, con delle larghe braccia tese: “Ciao, tu chi sei?” chiese la formichina. “lo mi chiamo Albero” rispose la cosa. “E a cosa servi?”. “Quando viene la primavera io mi copro di un mantello verde e fresco, cosi, dondolandomi at vento, posso darti un po’ d’ombra e ristoro, e se aspetti restate io posso regalarti dei buonissimi frutti da mangiare!”. La formichina capi che Albero era una cosa utile e bella, ringraziò e prosegui.
Dopo pochi passi trovò un buffo coso per terra, questo coso aveva in testa uno strano cappuccio colorato. “Ciao, tu chi sei?”. “Mi chiamo Fungo, e se tu fai una passeggiata dopo la pioggia, potrai trovarmi ad aspettarti, saremo in tanti, e alcuni di noi sono anche gustosi da mangiare!”. La formichina capi che anche Fungo era simpatico; rimase un po’ a fare conversazione e poi se ne andò) salutando con garbo.
Dopo aver fatto un po’ di strada incontro un’elegante creatura che volando si pos6 vicino a lei desiderosa di fare amicizia: “Ciao, tu chi sei?” chiese la formichina. “Mi chiamo Gabbiano, mi piace tanto il mare e con queste mie all posso volare sulle onde senza bagnarmi mai. lo so tante storie di pesci e di marinai, e ti posso raccontare di terre lontane e sconosciute!”. La formichina era ammirata e rimase un poco anche con Gabbiano finche, guardandolo volare, net cielo vide una grande palla gialla: “Ciao, tu chi sei?”.
“II mie nome è Sole, grazie alla mia luce tu puoi vedere il mondo intorno a te, e se io non ci fossi non crescerebbe più il chicco di grano che a te piace tanto, non ci sarebbero più fiori e tutto sarebbe nero e triste.”
La formichina fu contenta che ci fosse e si fermo un poco a scaldarsi ai suoi raggi, ma ad un tratto un leggero frullare di ali la fece voltare, “Ma i fiori sono capaci di volare?” chiese stupita. “Ah, ah! Sei divertente, ma io non sono un fiore! Mi chiamo Farfalla, mi piace frullare tra i fiori e nell’erba, facciamo amicizia?
La formichina non riusciva motto a parlare con un tipetto cosi vivace, non stava ferma un minuto! Ma la conversazione fu molto divertente, e si salutarono promettendosi di rivedersi.
Ad un tratto però) la formichina sussultò: vedeva muoversi I’erba ma non vedeva nessuno. “Non spaventarti, non ti voglio fare del male, sono solo un po’ buffo perché non ho le gambe e allora mi tocca strisciare, ma anche io ho un mio posticino nel mondo!” La formichina non è che si fidasse molto, ma fu contenta lo stesso di aver conosciuto Biscia. Più avanti incontrò un altro personaggio che strisciava, ma questo era decisamente più divertente, pareva che si portasse appresso la sua casa.
“Amico, vedo che fai il trasloco, posso aiutarti?” “Non preoccuparti, ma io vado sempre in giro cosi, mi chiamo Lumaca e mi piace girare con la mia casa sulle spalle, non sarà molto comodo, ma pian pianino io arrivo dappertutto…e sono sempre a casa mia!”
Ammirata da tanta pazienza la formichina proseguì la sua strada, alzò lo sguardo e vide nel cielo una grande e soffice cosa bianca. “Oh, come sei Bello! E come deve essere morbido abbracciarti, chi sei?” domandò stupita.
“lo sono Nuvola, adesso mi vedi bianca, ma alcune volte posso diventare grigia e bigia, allora io regalo la pioggia a chi ha sete”. “Peccato che non ho le ali, se no verrei a fare le capriole, mi accontenterò di stare qui sdraiata con il naso per aria ad ammirarti!” rispose la formichina. Lì vicino c’era uno stagno, e da lì venivano voci come di qualcuno che stava divertendosi un sacco; la formichina incuriosita si avvicino per vedere. “Chi siete?” domando. “Noi siamo Anatroccoli, e ci piace sguazzare nell’acqua, vuoi venire a giocare con noi?” Non se lo fece ripetere due volte: era una nuova occasione per fare amicizia!
“Miaaoo! Non fate troppo baccano piccoli! A voi piacerà anche l’acqua, ma io amo dormire, perciò non siate cosi fracassoni!” Tutti si voltarono verso il nuovo arrivato, e la nostra amica incuriosita domandò come al solito: “E tu chi sei, coso peloso?”. “Mi chiamo Gatto, non sempre ho voglia di essere simpatico, ma sono caldo e morbido, fatto apposta per i piedi delle nonne!”
La formichina si accorse che la giornata stava per finire, era un po’ stanca ma soddisfatta, decise cosi di andare a dormire. Prima di addormentarsi pensò a tutti gli incontri che aveva fatto. Quanti amici! Valeva la pena uscire dal proprio buchino! Ma chissà da dove venivano tutti quegli amici: forse quel giorno era stato il regalo di Qualcuno, e i regali vogliono sempre dire Qualcosa… “TI VOGLIO BENE”.
Con questi pensieri la formica Federica si addormentò, sicura che il giorno dopo avrebbe fatto nuovi incontri.
Favola di don Savino Gaudio, che lui raccontava ai bambini del catechismo.