L’ imperatore di Portugallia di Selma Lagerlöf
16 Agosto 2022San Pietro, primo papa
16 Agosto 2022L’assedio di Gerusalemme del 70 d.C. è l’episodio culminante di una serie di scontri e di tensioni fra gli occupanti romani e le frange estreme di giudei rivoltosi, appoggiate dalla popolazione
Fonti
Le testimonianze più Importanti dell’assedio sono quelle di Tacito (Historiae V libro, capitoli 11-13) e dello storico romano di origine ebraica Flavio Giuseppe (37 d. C. – 100 d. C.) nella Guerra giudaica (opera scritta in greco). Leggiamone alcuni brani
Primi scontri tra i Giudei e i Romani davanti alle mura di Gerusalemme.
L’accampamento venne disposto dinanzi ai bastioni della città. Le legioni furono schierate a battaglia. Anche i Giudei si disposero sotto le mura in una posizione strategica, pronti a inseguire il nemico nel caso in cui l’esito fosse stato positivo e a rifugiarsi entro le mura se la sorte fosse stata infausta. Dopo i primi scontri le truppe dei Giudei si ritirarono dentro le mura.
(dalle Historiae di Tacito)
Anche Giuseppe Flavio nella sua Guerra giudaica descrive i sanguinosi scontri quotidiani fra Romani ed Ebrei.
Le fazioni intestine si danneggiavano incendiando addirittura le riserve di cibo. Quando Giovanni di Giscala s’impadronì del Tempio durante le festività della Pasqua provocando migliaia di morti («I cortili del Tempio erano tutti allagati di sangue e vi giacevano circa 8.500 morti», Giuseppe Flavio, Guerra Giudaica, IV, 5, 1), si giunse a un’alleanza tra Giovanni e Simone per contrastare i Romani.
Erano avvenuti dei prodigi che quella razza, incallita nella superstizione e avversa alla religione, non credeva lecito espiare, né con voti né con sacrifici. Furono visti eserciti combattersi in cielo, armi scintillare e il Tempio fu illuminato da lampi improvvisi. Le porte del santuario si spalancarono, a un tratto, e si udì una voce sovrumana esclamare: “Gli dei se ne vanno!” e allo stesso tempo il movimento degli dei che si allontanavano. Pochi davano a questi prodigi un significato sinistro.
(dalla Guerra Giudaica di Flavio Giuseppe)
Presagi di sventura
Non molti giorni dopo la festa, il ventuno del mese di Artemisio, apparve una visione miracolosa cui si stenterebbe a prestar fede; e in realtà, io credo che ciò che sto per raccontare potrebbe apparire una favola, se non avesse da una parte il sostegno dei testimoni oculari, dall’altra la conferma delle sventure che seguirono. Prima che il sole tramontasse, si videro in cielo su tutta la regione carri da guerra e schiere di armati che sbucavano dalle nuvole e circondavano le città. Inoltre, alla festa che si chiama la Pentecoste, i sacerdoti che erano entrati di notte nel tempio interno per celebrarvi i soliti riti riferirono di aver prima sentito una scossa e un colpo, e poi un insieme di voci che dicevano: «Da questo luogo noi ce ne andiamo».
dalla Libro VI (cap. 5, 296-299) della Guerra Giudaica di Flavio Giuseppe
I più erano convinti che fosse scritto, negli antichi testi dei sacerdoti, che, in quell’epoca, l’Oriente avrebbe dimostrato la propria forza e che degli uomini partiti dalla Giudea sarebbero diventati i padroni del mondo
(Tacito, Historiae V, 13).
Tali presagi riecheggiano anche un testo biblico:
Guardando ancora nelle visioni notturne,
ecco venire con le nubi del cielo
uno simile a un figlio d’uomo;
giunse fino al vegliardo e fu presentato a lui.
Gli furono dati potere, gloria e regno;
tutti i popoli, nazioni e lingue lo servivano:
il suo potere è un potere eterno,
che non finirà mai,
e il suo regno non sarà mai distrutto.
Dal capitolo 7 (vv. 13-14) del Libro di Daniele
Gli sviluppi della storia romana porteranno a incrociare i destini ebrei con quelli della dinastia flavia
Si rifugiarono nella città più di 600.000 persone, cui vennero date armi per combattere. Quando venne nominato imperatore Vespasiano, fu Tito a prendere il comando dell’operazione facendo realizzare «trincee e camminamenti, quando fu costretto dalla natura del terreno a rinunciare alla sorpresa e all’attacco improvviso».
(dalle Historiae di Tacito)
Alla fine Gerusalemme venne espugnata con un assedio per fame. Non c’è rimasto il racconto delle vicende dall’opera di Tacito perché lo storico ritorna a raccontare la campagna militare contro i Batavi e, purtroppo, dopo il capitolo XXVI del V libro le Historiae sono andate perdute. Troviamo la spaventosa fine della città nel di Flavio Giuseppe:
LA tattica adottata dai Romani per espugnare la città è “l’assedio per fame”
Tito, entrato nella città, ne ammirò le fortificazioni e soprattutto le torri, che i capi dei ribelli nella loro stoltezza avevano evacuato. Osservando l’altezza della base massiccia, le dimensioni di ogni blocco di pietra e la precisione delle commessure e il loro sviluppo totale in ampiezza e in altezza disse: “Veramente abbiamo combattuto con l’aiuto di Dio” e “fu Dio che fece uscire i Giudei da queste fortezze; infatti contro queste torri che cosa possono mani di uomo o macchine?”. Simili considerazioni più volte egli le fece con gli amici mentre rimetteva in libertà i prigionieri dei capi ribelli trovati nelle torri. Più tardi, quando distrusse il resto della città e abbatté le mura, risparmiò queste torri a ricordo della sua fortuna, che l’aveva aiutato a impadronirsi di fortezze imprendibili.
dal VI libro della Guerra giudaica di Flavio Giuseppe
Alla fine gli Ebrei dovettero cedere e la città fu occupata
Cesare [Tito] diede l’ordine di radere al suolo l’intera città e il tempio lasciando solo le torri che superavano le altre in altezza, Fasael, Ippico e Mariamme, e il settore delle mura che cingeva la città ad occidente: questo per proteggere l’accampamento dei soldati che vi sarebbero rimasti di guarnigione, le torri per far comprendere ai posteri com’era grande e fortificata la città che non aveva potuto resistere al valore dei romani. Tutto il resto della cinta muraria fu abbattuto e distrutto in maniera così radicale che chiunque fosse arrivato in quel luogo non avrebbe mai creduto che vi sorgeva una città. Tale dunque, per colpa dei pazzi rivoluzionari, fu la fine di Gerusalemme, una città ammirata e famosa in tutto il mondo
Flavio Giuseppe (Guerra Giudaica, VII, 1, 1-4).