
Le funzioni e gli usi del participio latino
28 Dicembre 2019
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28 Dicembre 2019Dopo la tragica fine del fratello Tiberio, Gaio Sempronio Gracco (154-121 a.C.) riprese con ancora maggiore determinazione e un programma più ampio il tentativo di riformare la Repubblica Romana.
Tribuno della plebe nel 123 a.C. e poi rieletto nel 122 a.C., Gaio Gracco si propose di consolidare la factio popularis e di attuare un vasto pacchetto di leggi che miravano a risolvere le profonde crisi sociali ed economiche di Roma e a indebolire il potere dell’oligarchia senatoriale.
1. L’Ascesa Politica di Gaio Gracco
Gaio Gracco era un oratore più eloquente e un politico più abile e pragmatico di suo fratello. Avendo imparato dagli errori di Tiberio, che si era alienato il Senato concentrandosi solo sulla riforma agraria, Gaio cercò di costruire una base di consenso più ampia, coinvolgendo non solo la plebe rurale ma anche quella urbana e, soprattutto, il ceto equestre.
- Tribunato della Plebe: Eletto tribuno della plebe nel 123 a.C., fu rieletto per un secondo mandato nel 122 a.C., fatto inusuale per l’epoca e segno della sua crescente popolarità e influenza.
2. Il Vasto Programma di Riforme di Gaio Gracco
Il programma di Gaio Gracco fu molto più articolato di quello di Tiberio e toccò diversi aspetti della vita romana:
A) Riforma Agraria e Colonie (Lex Agraria)
- Gaio riaffermò e rafforzò la legge agraria del fratello Tiberio, che mirava a ridistribuire l’ager publicus (terre pubbliche) ai cittadini poveri.
- Per alleviare la pressione demografica e la povertà urbana, propose la fondazione di nuove colonie sia in Italia che, in modo innovativo, anche fuori dalla penisola, come la colonia di Iunonia sul sito dell’antica Cartagine (distrutta nel 146 a.C.). Questo progetto prevedeva l’insediamento di cittadini romani e italici, fornendo loro terra e opportunità di lavoro.
B) Legge Frumentaria (Lex Frumentaria)
- Questa fu una delle riforme più popolari e significative per la plebe urbana. La legge prevedeva la distribuzione di grano a prezzo calmierato (cioè a costo ridotto e fisso) per i cittadini romani residenti a Roma.
- Per attuare ciò, furono costruiti granai pubblici (horrea) a Roma per lo stoccaggio del frumento. Questa legge rappresentava una forma primitiva di assistenza sociale e mirava a garantire il sostentamento alla plebe più povera, rendendola meno dipendente dall’oligarchia e più legata al popularis che l’aveva proposta.
Antichi granai romani (horrea), luoghi di stoccaggio del grano.
C) Riforma Giudiziaria (Lex Iudiciaria)
- Questa legge mirava a colpire direttamente il potere del Senato. Prevedeva che i tribunali che giudicavano i casi di concussione (corruzione dei magistrati provinciali) fossero sottratti al controllo esclusivo dei senatori e affidati ai membri dell’ordine equestre (equites).
- Obiettivo: Gaio intendeva rompere il monopolio giudiziario senatorio e creare una nuova alleanza politica tra la plebe e i cavalieri, un ceto emergente di ricchi uomini d’affari, finanziari e appaltatori, spesso in contrasto con l’aristocrazia senatoria. I cavalieri erano spesso vittime della corruzione dei governatori provinciali senatori, quindi avevano interesse a giudicarli.
D) Riforma Militare (Lex Militaris)
- Stabilì che l’equipaggiamento militare dei soldati fosse a carico dello Stato, non più dei soldati stessi.
- Fissò un’età minima per il servizio militare e limitò la durata del servizio.
- Queste misure miravano a rendere l’esercito più professionale e accessibile anche ai meno abbienti, rafforzando il legame tra i soldati e il popularis che li sosteneva.
E) Proposta di Concessione della Cittadinanza agli Italici (Lex de Civitate Sociis Danda)
- Gaio propose di estendere la cittadinanza romana ai Latini e il diritto latino agli Italici. Questa era una questione scottante, poiché gli alleati italici fornivano un contributo militare fondamentale a Roma, ma erano privi dei pieni diritti politici.
- Questa proposta era un tentativo di risolvere un’importante tensione sociale e politica, ma incontrò una forte opposizione sia dal Senato (che non voleva condividere i privilegi della cittadinanza) sia dalla plebe urbana (che temeva di vedere diluiti i propri diritti e benefici).
3. L’Opposizione e la Caduta di Gaio Gracco
Il vasto e ambizioso programma di Gaio Gracco, pur ottenendo inizialmente un ampio consenso, finì per incontrare una ferma opposizione da più fronti:
- Il Senato: L’aristocrazia senatoria si sentiva minacciata da tutte le riforme di Gaio, che erodevano il suo potere, i suoi privilegi e la sua influenza economica.
- La Plebe Urbana: La proposta di estendere la cittadinanza agli Italici alienò a Gaio gran parte della plebe urbana, che temeva di dover condividere i benefici (come le distribuzioni di grano) con un numero maggiore di persone.
- L’Opposizione Orchestrata: Il Senato, incapace di fermare Gaio per vie legali, utilizzò il tribuno Marco Livio Druso per controproporre leggi ancora più favorevoli alla plebe, ma irrealizzabili, con lo scopo di screditare Gaio e dividerne il consenso. Druso propose, ad esempio, fondazioni di colonie ancora più numerose o esenzioni dai canoni delle terre agrarie.
- Il Senatus Consultum Ultimum (121 a.C.): Quando Gaio Gracco cercò il terzo tribunato (anche se alcune fonti indicano che non fu rieletto), il clima politico si surriscaldò. In seguito a un tumulto, il Senato ricorse al senatus consultum ultimum (“decreto finale del Senato”), una misura d’emergenza che conferiva poteri straordinari ai consoli per “difendere la Repubblica”, di fatto autorizzando l’uso della forza.
- La Morte: Il console Lucio Opimio attaccò i sostenitori di Gaio sull’Aventino. Nel massacro che ne seguì, Gaio Gracco preferì farsi uccidere da uno schiavo piuttosto che cadere vivo nelle mani dei suoi nemici. Anche migliaia di suoi sostenitori furono uccisi o giustiziati senza processo.
La morte di Gaio Gracco, che si fece uccidere da uno schiavo per non cadere nelle mani dei suoi nemici.
4. Le Conseguenze delle Riforme di Gaio Gracco
- Fallimento delle Riforme: Dopo la sua morte, la maggior parte delle riforme di Gaio Gracco fu gradualmente smantellata dall’oligarchia senatoria, sebbene alcune (come la legge frumentaria) furono ripristinate in versioni modificate per evitare nuove rivolte.
- Inizio delle Guerre Civili: La caduta dei Gracchi, e in particolare l’uso del senatus consultum ultimum e la violenza politica come strumento per risolvere i contrasti, segnò un punto di non ritorno. Dimostrò che le istituzioni repubblicane non erano più in grado di gestire i conflitti sociali pacificamente, aprendo la strada a un secolo di guerre civili e all’ascesa di figure militari che avrebbero sfidato il potere del Senato.
- Polarizzazione Politica: Le riforme dei Gracchi portarono a una chiara polarizzazione politica tra gli optimates (la fazione conservatrice, legata al Senato e agli interessi della grande aristocrazia) e i populares (la fazione che, ispirandosi ai Gracchi, cercava il sostegno della plebe e dei cavalieri per promuovere riforme sociali e limitare il potere senatorio). Questa divisione avrebbe dominato la politica romana per il secolo successivo.
- Questione Italica: La questione della cittadinanza degli Italici, sollevata da Gaio Gracco, rimase irrisolta e sarebbe esplosa in seguito nella sanguinosa Guerra Sociale (91-88 a.C.).
Le riforme di Gaio Gracco, pur fallite nel loro intento immediato, ebbero un impatto duraturo sulla politica romana, evidenziando le profonde spaccature sociali e prefigurando la crisi finale della Repubblica.