
Il narratore nel romanzo “La casa in collina” di Cesare Pavese
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24 Gennaio 2016Tematiche principali del romanzo ‘Casa in collina’ di Cesare Pavese
Introduzione
Il romanzo “Casa in collina” di Cesare Pavese si impone come una delle opere più significative della letteratura italiana del dopoguerra, offrendo una riflessione profonda e talvolta cruda sulla condizione umana nel contesto di un’Italia sconvolta dalla guerra. Le sue tematiche centrali si intersecano e si sviluppano attraverso la vicenda del protagonista, Corrado, un professore che cerca di conciliare la sua profonda inclinazione alla solitudine con la realtà incalzante del conflitto.
La Solitudine Individuale di Fronte all’Impegno Civile
Al centro del romanzo vi è la solitudine individuale di Corrado, un intellettuale che, pur essendo consapevole della tragedia che si sta abbattendo sull’Italia, cerca di mantenere una posizione di distacco e osservazione. La sua routine serale sulla collina, lontano dal caos e dai bombardamenti di Torino, simboleggia un tentativo di autoisolamento, un rifugio nella natura che dovrebbe proteggerlo dalle brutture della guerra. Corrado è un personaggio riflessivo, quasi un flâneur che osserva gli eventi senza sentirsi pienamente coinvolto, giustificando la sua inazione con una presunta inefficacia dell’azione individuale. Tuttavia, questa solitudine non è una scelta di libertà, ma una forma di egoismo e di impotenza, un’incapacità di scendere a patti con la realtà e di assumersi le proprie responsabilità. La guerra, però, irrompe anche nel suo idillio, rendendo impossibile mantenere questa condizione di neutralità e costringendolo a confrontarsi con la necessità dell’impegno.
La Contraddizione tra Vita in Campagna e Vita in Città nel Caos della Guerra
Il romanzo è permeato dalla contraddizione tra la vita in campagna e quella in città, un tema ricorrente in Pavese, qui amplificato dal contesto bellico. La città, Torino, è il luogo dei bombardamenti, del terrore, della distruzione e della lotta partigiana. È il simbolo del caos e della violenza della guerra. La collina, al contrario, rappresenta inizialmente un’oasi di pace, un rifugio nella natura che offre un senso di fiducia e speranza, un ritorno a una dimensione primordiale e protettiva. Tuttavia, questa distinzione netta si rivela un’illusione. La guerra non risparmia nemmeno la collina: i luoghi di ritiro diventano teatro di rastrellamenti, di nascondigli per i partigiani e di morte. Le colline dell’infanzia di Corrado si trasformano in luoghi dove si organizza la Resistenza e dove si muore per un ideale, superando la dicotomia tra un’innocenza rurale e la brutalità urbana. Il conflitto mostra come nessun luogo possa essere immune dalla tragedia, e come anche la natura, con il suo ciclo indifferente, sia intaccata dalla violenza umana.
Il Superamento dell’Egoismo e la Scoperta dell’Umanità Condivisa
Uno degli snodi tematici più significativi è il superamento dell’egoismo di Corrado attraverso la scoperta che “ogni caduto somiglia a chi resta e gliene chiede ragione”. Inizialmente, il protagonista tende a vivere il dolore altrui in maniera distaccata, quasi come uno spettatore. Ma l’incontro con le vittime della guerra, la vista del sangue e dei corpi senza vita, pur descritti con un freddo realismo, lo costringono a una profonda riflessione. L’arresto dei suoi amici delle Fontane e la perdita di figure care lo spingono a una presa di coscienza: la morte, in guerra, annulla le distinzioni individuali e politiche, rendendo ogni vittima un simbolo della sofferenza umana universale. Questo lo porta a comprendere che la sua solitudine è in realtà una fuga, e che l’indifferenza non è più sostenibile. Il pianto per i caduti, senza distinzione alcuna, diventa un atto di solidarietà e di riconoscimento di un destino comune.
La Guerra: Una Rappresentazione Realistica e Completa
In definitiva, “Casa in collina” è il tentativo di Pavese di presentare in modo realistico e completo ciò che comporta la guerra, andando oltre la mera narrazione degli eventi per indagarne l’impatto sulla psicologia umana e sulla società. Il conflitto non è solo un fenomeno esterno, ma un’esperienza totalizzante che costringe tutti, volenti o nolenti, a fare i conti con la sua brutalità. Il romanzo non idealizza la Resistenza, ma la mostra nella sua durezza e necessità, come risposta a un orrore che incombe su tutti.
Il messaggio conclusivo del libro, un appello accorato che Pavese sembra far proprio e voler condividere, è che solamente quando tutte le persone si renderanno conto dell’inutilità e dell’ingiustizia della guerra, essa potrà finalmente finire e tutti piangeranno gli uomini caduti in guerra, senza distinzione alcuna. È un messaggio di speranza amara, che individua nella consapevolezza universale della sofferenza e nella comprensione della comune umanità la sola via per superare il ciclo della violenza e costruire un futuro di pace.