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28 Dicembre 2019Mario e Silla furono due figure centrali nella storia della tarda Repubblica romana e protagonisti di uno dei più feroci conflitti civili che caratterizzarono quel periodo, segnando un momento cruciale di trasformazione per Roma.
Gaio Mario (157 a.C. – 86 a.C.)
Gaio Mario era un abile generale e politico romano, famoso per le sue riforme militari e per aver guidato Roma in vittorie decisive contro i nemici esterni. Era un uomo di origini plebee e rappresentava il partito popolare (populares), che si schierava in favore delle riforme agrarie e del potere delle classi meno abbienti. Le sue riforme dell’esercito (come l’introduzione dei soldati professionisti provenienti da classi più basse) trasformarono l’esercito romano, rendendolo più leale ai suoi generali che allo Stato.
Lucio Cornelio Silla (138 a.C. – 78 a.C.)
Lucio Cornelio Silla, al contrario, proveniva da una nobile famiglia patrizia e rappresentava l’aristocrazia, sostenendo il partito conservatore (optimates), che difendeva i privilegi della classe senatoria e cercava di limitare le riforme che avrebbero potuto ridurre il loro potere. Silla fu un generale di grande talento, noto per la sua spietatezza in guerra e per l’abilità politica, che lo portò a ottenere il comando in importanti campagne militari, come la guerra contro Mitridate, re del Ponto.
Conflitto tra Mario e Silla
La rivalità tra Mario e Silla nacque inizialmente su questioni militari, ma rapidamente degenerò in un conflitto personale e politico. Il momento decisivo fu nel 88 a.C., quando Silla, eletto console, ottenne il comando delle truppe romane nella guerra contro Mitridate, ma il Senato, sotto pressione di Mario, gli tolse il comando per affidarlo proprio a Mario.
Questo fu un insulto inaccettabile per Silla, che reagì in modo inedito per la storia romana: marciò su Roma con le sue legioni, occupando la città con la forza. Questo atto di violenza militare contro la capitale segnò l’inizio di una nuova era di guerre civili e instabilità a Roma. Silla riprese il controllo, ma quando dovette partire per la guerra contro Mitridate, Mario approfittò della sua assenza per tornare a Roma e prendere il potere con l’aiuto dei suoi sostenitori.
La Guerra Civile e le Proscrizioni
Dopo la morte di Mario nel 86 a.C., Silla ritornò a Roma nel 83 a.C. e scatenò una seconda guerra civile contro i mariani (i sostenitori di Mario). La vittoria di Silla fu brutale. Stabilito come dittatore, Silla instaurò un regime di terrore attraverso le famigerate proscrizioni, liste di nemici politici che venivano condannati a morte e le cui proprietà venivano confiscate. Questo sistema servì a eliminare fisicamente i sostenitori del partito popolare e a rafforzare il potere degli optimates.
Dittatura di Silla e le sue Riforme
Silla si dichiarò dictator legibus scribundis et rei publicae constituendae causa (“dittatore per la redazione delle leggi e la riforma della Repubblica”) e intraprese una serie di riforme volte a rafforzare il potere del Senato e delle classi aristocratiche, cercando di limitare il potere dei tribuni della plebe e di restaurare l’antico ordine repubblicano. Tuttavia, il suo regime durò poco. Nel 79 a.C., sorprendentemente, si ritirò dalla vita pubblica, morendo poco dopo, nel 78 a.C.
Conseguenze
La rivalità tra Mario e Silla rappresentò uno dei primi esempi di conflitto tra fazioni armate a Roma, un sintomo della crescente instabilità della Repubblica. Le guerre civili tra Mario e Silla posero le basi per la crisi finale della Repubblica e per il successivo conflitto tra Cesare e Pompeo, che avrebbe infine condotto all’instaurazione dell’Impero sotto Augusto.
Mario e Silla non furono solo due uomini in lotta per il potere personale: incarnarono anche due visioni opposte della politica romana, quella popolare e quella aristocratica, la cui frattura sarà un elemento centrale del declino della Repubblica.