La svolta niciana e la Sera fiesolana
28 Dicembre 2019Il piacere di D’Annunzio
28 Dicembre 2019“O falce di luna calante”, inserita nella raccolta giovanile “Canto novo”, è una delle più celebri poesie di Gabriele D’Annunzio.
Questo componimento riflette il profondo legame che il poeta stabilisce con la natura e il mondo circostante, utilizzando immagini simboliche e sensoriali per esprimere stati d’animo complessi. Qui, la luna calante diventa il simbolo centrale di una riflessione sulla bellezza del mondo naturale e sui sogni che essa suscita.
Analisi del testo
1. La falce di luna come simbolo La poesia si apre con l’immagine della falce di luna calante, che “brilla su l’acque deserte”. La luna, spesso associata al mondo dei sogni e delle visioni, qui appare come una presenza argentea, fredda e solitaria, che domina un paesaggio notturno silenzioso. La falce d’argento è un simbolo antico di mutamento e ciclicità: la luna, infatti, attraversa fasi di pienezza e di decadenza, proprio come la vita umana.
L’immagine della falce suggerisce una mietitura: la luna è vista come un’entità che “miete” sogni o pensieri, proprio come il contadino miete il grano. Questo legame tra la luna e i sogni diventa più evidente nel verso che segue: “qual mèsse di sogni ondeggia al tuo mite chiarore qua giù!”. I sogni vengono paragonati a una mèsse, un raccolto abbondante che ondeggia sotto il chiarore lunare. La luna, quindi, non è solo un elemento naturale, ma diventa un catalizzatore per i desideri e le fantasie nascoste.
2. Il paesaggio notturno e il silenzio D’Annunzio descrive poi il paesaggio attorno alla luna: le acque deserte, le foglie che fremono e i sospiri dei fiori che salgono dal bosco. Questi elementi della natura sembrano sussurrare, ma senza emettere un vero e proprio suono: “non canto non grido non suono pe ‘l vasto silenzio va”. Il poeta crea una sensazione di immobilità e di quiete assoluta, un mondo dominato da un silenzio vasto, dove anche la natura sembra esprimersi solo attraverso gesti e sospiri, piuttosto che suoni o movimenti espliciti.
Questa mancanza di rumori e movimenti accentua la sensazione di pace e introspezione che caratterizza la scena notturna. Tutto sembra immerso in una sorta di sospensione temporale, un’assenza di vita attiva che si riflette anche nell’animo del poeta.
3. L’umanità e il sonno Nel quarto verso, D’Annunzio introduce la presenza umana, che però non è attiva: “il popol de’ vivi s’addorme”. Qui la contrapposizione tra il mondo naturale e quello umano diventa evidente: mentre la natura è immersa in un silenzio vibrante, l’umanità è oppressa da “amor” e “piacere”, caduta nel sonno. Il sonno diventa qui una metafora dell’abbandono ai sogni, del riposo necessario dopo le passioni e i turbamenti della vita.
Il sonno non è soltanto una pausa fisica, ma rappresenta anche un momento in cui i sogni possono emergere e prendere forma sotto l’influsso della luna. L’umanità, dunque, è presentata come passiva, addormentata, mentre il mondo naturale continua a vivere in una dimensione quasi eterea, sospesa nel tempo.
4. Ripetizione e chiusura Il componimento si chiude ripetendo il verso iniziale, “O falce calante, qual mèsse di sogni ondeggia al tuo mite chiarore qua giù!”. Questa ripetizione serve a sottolineare il legame tra la falce lunare e i sogni, come se il poeta volesse ribadire l’intensità dell’immaginazione e della visione onirica scaturita dalla scena notturna.
Il “mite chiarore” della luna contrasta con il senso di oppressione della vita quotidiana, suggerendo che solo in questa quiete notturna, solo alla luce soffusa della luna, l’uomo può raggiungere una sorta di pace interiore e abbandonarsi ai sogni.
Temi principali
- Il potere simbolico della luna: La luna è da sempre uno degli elementi più simbolici nella letteratura. In D’Annunzio, la falce di luna calante rappresenta non solo un elemento naturale, ma anche un agente che influisce sui sogni e sulle emozioni umane. La luna domina la scena, sia fisicamente sia spiritualmente.
- La natura e il silenzio: La poesia di D’Annunzio è spesso caratterizzata da una profonda comunione con la natura. Qui, la natura è presentata come viva ma silenziosa, capace di comunicare attraverso i sussurri delle foglie e i sospiri dei fiori. Il silenzio notturno è uno degli elementi più potenti della lirica, che amplifica l’introspezione e l’immobilità del momento.
- Il sonno e i sogni: Il sonno degli uomini e la mietitura dei sogni sono temi centrali. Mentre gli esseri umani sono oppressi da amore e piacere, la luna continua a governare il mondo dei sogni, mietendo fantasie e desideri. Il sogno diventa un mezzo di fuga dalla realtà e una fonte di conforto.
- La fusione tra il mondo esteriore e quello interiore: In D’Annunzio, il paesaggio naturale e lo stato d’animo del poeta si fondono spesso in un unico flusso emotivo. Qui, la luna, l’acqua, le foglie e i sospiri dei fiori rispecchiano la condizione interiore del poeta, un misto di desiderio e contemplazione.
Stile e linguaggio
Il linguaggio di D’Annunzio è ricco di immagini sensoriali e simboliche. L’uso della ripetizione (“O falce di luna calante”) rafforza l’intensità del sentimento e del tema principale. Le allitterazioni e i suoni morbidi (“sospiri di fiori”, “s’addorme”) contribuiscono a creare un’atmosfera eterea e sospesa, tipica della poesia simbolista.
Il parallelismo tra l’umanità e la natura accentua il contrasto tra l’attività sognante del mondo naturale e la passività dell’uomo, dominato dalle emozioni e dai piaceri, ma allo stesso tempo bisognoso di sogni per evadere dalla realtà.
Conclusione
“O falce di luna calante” è un perfetto esempio della poetica dannunziana, in cui la natura e l’interiorità si intrecciano per creare un quadro evocativo e profondamente simbolico. La luna, in particolare, diventa l’elemento catalizzatore di una riflessione sulla morte, sul sogno e sull’armonia con il mondo naturale. La poesia esprime un senso di quiete, di sospensione temporale, ma anche di malinconica contemplazione, invitando il lettore a riflettere sul mistero del mondo e sulla natura effimera della vita.