Un nuovo mestiere: addestratore per i quiz Invalsi – di Lucio Garofalo
13 Febbraio 2013La scuola regredisce “Dal Piano Nazionale Informatica al Piano Nazionale Scu…
14 Febbraio 2013ODISSEA – LIBRO III
TESTO GRECO TRADUZIONE
ἨÎλιοÏ, δ á¼EURνÏOEÏουÏ?ε, λιὼν εÏικαλλÎα λίμνην,
οá½Ïανὸν á¼Ï, ολÏÏ?αλκον, ἵν’ á¼EURθανάÏ,,οιÏ?ι Ï+αείνοι καὶ θνηÏ,,οá¿-Ï?ι βÏοÏ,,οá¿-Ï?ιν á¼á½¶ ζείδÏ?Ïον á¼,,ÏουÏαν· οἱ δὲ Î Ïλον, Îηλá¿+οÏ, á¼Ï<κÏ,,ίμενον Ï,,ολίεθÏον, ἷξον· Ï,,οὶ δ á¼á½¶ θινὶ θαλάÏ?Ï?ηÏ, ἱεÏá½° á¿¥Îζον, Ï,,αÏÏουÏ, αμμÎλαναÏ,, á¼Î½Î¿Ï?ίÏ?θονι κυανοÏ?αίÏ,,á¿?. á¼Î½Î½Îα δ á¼oδÏαι á¼”Ï?αν, ενÏ,,ηκÏOEÏ?ιοι δ á¼Î½ á¼ÎºÎ¬Ï?Ï,,á¿? εἵαÏ,,ο, καὶ ÏοὔÏ?ονÏ,,ο á¼ÎºÎ¬Ï?Ï,,οθι á¼Î½Î½Îα Ï,,αÏÏουÏ,. εá½-θ’ οἱ Ï?λάγÏ?να άÏ?ανÏ,,ο, θεῷ δ á¼á½¶ μηÏί’ ἔκηαν, οἱ δ ἰθὺÏ, καÏ,,άγονÏ,,ο ἰδ á¼±Ï?Ï,,ία νηὸÏ, á¼ÎÏ?ηÏ, 10 Ï?Ï,,εá¿-λαν á¼EURείÏανÏ,,εÏ,, Ï,,ὴν δ á½¥ÏμιÏ?αν, á¼Îº δ ἔβαν αá½Ï,,οί· á¼Îº δ á¼,,Ïα ΤηλÎμαÏ?οÏ, νηὸÏ, βαá¿-ν’, ἦÏÏ?ε δ á¼^θήνη. Ï,,ὸν ÏοÏ,,ÎÏη ÏοÏ?Îειε θεὰ γλαυκῶιÏ, á¼^θήνη· “ΤηλÎμαÏ?’, οὠμÎν Ï?ε Ï?Ïá½´ á¼”Ï,,’ αἰδοῦÏ, οá½Î´ ἠβαιÏOEν·Ï,,οὔνεκα Î³á½°Ï ÎºÎ±á½¶ ÏOEνÏ,,ον á¼ÎλÏ?Ï,, á½,,Ï+Ïα Ïθηαι αÏ,,ÏÏOEÏ,, ὅου κÏθε γαá¿-α καὶ ὅν Ï,,ινα ÏOEÏ,,μον á¼ÎÏ?εν. á¼EURλλ’ á¼,,γε νῦν ἰθὺÏ, κίε ÎÎÏ?Ï,,οÏοÏ, ἱοδάμοιο· εἴδομεν ἥν Ï,,ινα μá¿+Ï,,ιν á¼Î½á½¶ Ï?Ï,,ήθεÏ?Ï?ι κÎκευθε. λίÏ?Ï?εÏ?θαι δΠμιν αá½Ï,,ÏOEν, á½…Ï?Ï, νημεÏÏ,,Îα εἴá¿?· Ï^εῦδοÏ, δ οá½Îº á¼ÏÎει· μάλα Î³á½°Ï ÎµÎ½Ï…Î¼ÎνοÏ, á¼Ï?Ï,,ί.” 20 Ï,,ὴν δ αá½- ΤηλÎμαÏ?οÏ, ενυμÎνοÏ, á¼EURνÏ,,ίον ηὔδα· “ÎoeÎνÏ,,οÏ, ῶÏ, Ï,,’ á¼,,Ï’ á¼´Ï?, ῶÏ, Ï,,’ á¼,Ï ÏοÏ?Ï,,Ïξομαι αá½Ï,,ÏOEν; οá½Î´Î Ï,,ί Ï? μÏθοιÏ?ι εείÏημαι υκινοá¿-Ï?ιν· αἰδὼÏ, δ αá½- νÎον á¼,,νδÏα γεÏαίÏ,,εÏον á¼Î¾ÎµÏÎεÏ?θαι.” Ï,,ὸν δ αá½-Ï,,ε ÏοÏ?Îειε θεὰ γλαυκῶιÏ, á¼^θήνη·
“ΤηλÎμαÏ?’, á¼,,λλα μὲν αá½Ï,,ὸÏ, á¼Î½á½¶ Ï+ÏεÏ?ὶ Ï?á¿?Ï?ι νοήÏ?ειÏ,, á¼,,λλα δὲ καὶ δαίμÏ?ν ὠοθήÏ?εÏ,,αι· Î¿á½ Î³á½°Ï á½EURÎÏ? οὔ Ï?ε θεῶν á¼EURÎκηÏ,,ι γενÎÏ?θαι Ï,,ε Ï,,ÏαÏ+Îμεν Ï,,ε.” á½£Ï, á¼,,Ïα Ï+Ï?νήÏ?αÏ?’ ἡγήÏ?αÏ,,ο ΠαλλὰÏ, á¼^θήνηκαÏαλίμÏ?Ï,· ὠδ ἔειÏ,,α μεÏ,,’ á¼´Ï?νια βαá¿-νε θεοá¿-ο. 30 ἷξον δ á¼Ï, ΠυλίÏ?ν á¼EURνδÏῶν á¼,,γυÏίν Ï,,ε καὶ á¼oδÏαÏ,, ἔνθ’ á¼,,Ïα ÎÎÏ?Ï,,Ï?Ï á¼§Ï?Ï,,ο Ï?ὺν υἱάÏ?ιν, á¼EURμÏ+ὶ δ á¼Ï,,αá¿-Ïοι δαá¿-Ï,,’ á¼Î½Ï,,υνÏOEμενοι κÏÎα Ï,,’ ὤÏ,,Ï?ν á¼,,λλα Ï,,’ ἔειÏον. οἱ δ ὡÏ, οá½-ν ξείνουÏ, ἴδον, á¼Î¸ÏÏOEοι ἦλθον ἅανÏ,,εÏ,, Ï?εÏÏ?ίν Ï,,’ á¼ Ï?άζονÏ,,ο καὶ á¼Î´ÏιάαÏ?θαι á¼,,νÏ?γον. ÏῶÏ,,οÏ, ÎεÏ?Ï,,οÏίδηÏ, ΠειÏ?ίÏ?Ï,,ÏαÏ,,οÏ, á¼Î³Î³Ïθεν á¼Î»Î¸á½¼Î½ á¼EURμÏ+οÏ,,ÎÏÏ?ν á¼oλε Ï?εá¿-Ïα καὶ ἵδÏÏ…Ï?εν αÏá½° δαιÏ,,ὶ κÏ?εÏ?ιν á¼Î½ μαλακοá¿-Ï?ιν, á¼á½¶ Ï^αμάθοιÏ?’ á¼Î»Î¯á¿?Ï?ι, Î¬Ï Ï,,ε καÏ?ιγνήÏ,,ῳ Î~ÏαÏ?υμήδεÏ? καὶ αÏ,,ÎÏι ᾧ. δῶκε δ á¼,,Ïα Ï?λάγÏ?νÏ?ν μοίÏαÏ,, á¼Î½ δ οἶνον á¼”Ï?ευε 40 Ï?ÏÏ…Ï?είῳ δÎαÏ?· δειδιÏ?κÏOEμενοÏ, δὲ ÏοÏ?ηÏδα Παλλάδ á¼^θηναίην, κοÏÏην ΔιὸÏ, αἰγιÏOEÏ?οιο· |
Il sole si levò, lasciando il mare bellissimo,
nel cielo di bronzo, per illuminare gli dei
e i mortali sulla terra frugifera;
quando essi giunsero a Pilo, città di Neleo cinta di mura; essi invece offrivano sacrifici sul lido del mare,
tori nerissimi, allo scuoti terra dalle chiome cerulee.
Nove erano le sedi, in ciascuna sedevano 500 uomini,
e per ciascuna si immolavano nove tori.
subito gustarono le viscere, al dio bruciavano le cosce,
essi poi approdarono, altri raccolsero le vele dalla nave equilibrata, la armeggiarono, poi scesero;
Telemaco scendeva dalla nave, Atena lo precedeva.
La dea glaucopide Atena gli rivolse parola per prima:
“Telemaco, tu devi ormai bandire ogni vergogna;
per questo infatti hai navigato per mare, per avere notizie del padre, per sapere dove e come è morto.
Ma orsù vai già dritto da Nestore domatore di cavalli;
vediamo quale cuore tiene chiuso nel petto.
tu stesso pregalo, affinché risponda sincero;
non dirà menzogna, infatti è molto saggio.”
Le risponde allora giudiziosamente Telemaco:
“O Mentore, come dovrei andare, come dovrei salutarlo?
Non sono affatto esperto di parole sapienti;
E’ vergognoso che un ragazzo interroghi uno più vecchio.”
Allora gli disse la dea glaucopide Atena:
“Telemaco, tu stesso penserai qualcosa nel tuo animo;
anche un nume ti suggerirà qualcosa; non penso infatti che tu sia nato e cresciuto a dispetto degli dei.”
Così dicendo Pallade Atena lo precedette velocemente; lui camminava subito dopo i passi della dea.
Giunsero dunque all’adunanza e alle sedi dei Pili,
dove Nestore sedeva con i figli, circondato dai compagni
preparando il banchetto arristivano pezzi di carne, altri li infilzavano.
Essi, come videro gli uomini, avanzarono tutti in folla,
li salutavano e li invitavano a sedersi.
Per primo Pisistrato, figlio di Nestore, accorrendo vicino
prese le mani di entrambi e li fece sedere al banchetto
su morbidi pelli di pecora, sopra la spiaggia del mare,
presso il fratello Trasimete e suo padre.
Diede parte delle viscere, versò il vino
nella coppa d’oro; si volse ad offrirla
a Pallade Atena, la figlia di Zeus egioco;
|
Modi differenti con cui Omero caratterizza il mare
Verbi che mancano dell’aumento
Influssi eolici o ionici
Figure retoriche e fenomeni fonetici o metrici
Epiteti formulari, patronimici, forme di epiteto del nome
ANALISI
Versi 1-10
– á¼EURνÏOEÏουÏ?ε » verbo che non presenta l’aumento dovrebbe essere ἠνÏOEÏουÏ?ε; “levarsi”
– εÏικαλλÎα λίμνην » non è il mare, ma indica l’area paludosa che orla la costa del Peloponneso
» è una forma di epiteto del nome
» εÏι- è un preverbio che ha la funzione di superlativo; “bellissima”
– οá½ÏανÏOEν á¼Ï, » anastrofe; è una forma di epiteto del nome che arriva fino alla cesura femminile
– á¼EURθανάÏ,,οιÏ?ι » in attico sarebbe á¼EURθανάÏ,,οιÏ,
» in Omero la forma del dativo plurale è -οιÏ?ι davanti a consonante, -οιÏ, davanti a vocale
» aggiunta di α- iniziale per permettere l’intromissione della parola nella struttura metrica
» I legge di Schulze
– θνηÏ,,οá¿-Ï?ιν βÏοÏ,,οá¿-Ï?ιν » valgono entrambi come “mortali” , letteralmente “uomini mortali”
» radice θν- è la stessa di θνήÏ?κÏ? , “morire”
– ζείδÏ?Ïον » (da ζειά “spelta” + δÏ?Ï “donare” ) significa “frugifera” , che porta frutto, fertile (terra)
– οἱ δὲ » anche se il testo non lo esplicita, subordinare con una temporale “quand’essi”
– Î Ïλον » città fondata da Neleo, che ebbe dodici figli ed una figlia, tutti uccisi da Eracle durante una
delle sue dodici fatiche (che era quella di incendiare l’intera città), sopravvisse solo Nestore
» è una città cinta di solide mura (á¼Ï…Ï,,ίμενον Ï,,ολίεθÏον » forma di eolismo » inizia per Ï,,-)
» nell’antichità ne esistevano due: una in Messenia e una in Trifilia
» inizialmente si sosteneva il riferimento a quella della Messenia, che adora come dei
protettori Poseidone ed Atena (dopo si descriveranno i sacrifici dei Pili a Poseidone); lì fu
ritrovato un palazzo che si suppone fosse quello di Nestore, dove viene accolto Telemaco
» a conferma di questo sta il futuro sacrificio di Telemaco verso Poseidone e la presenza di
Atena che lo affianca durante il viaggio, sono elementi che danno indizi
» Strabone (storico del VIII sec a.C.) sostiene che Omero si riferisse a quella in Trifilia,
poiché vicina alla paludepresso il fiume Alfeo (conferma l’utilizzo del vocabolo λίμνην)
» a discapito di questa tesi sta la lontananza della città dal mare (1 miglio)
» Massimo Vetta (studioso del 1900) sostiene il riferimento di Omero alla Pilo della Messenia
» dice che in seguito a conquiste il palazzo presente in Messenia (reggia di Nestore) sia stato
distrutto, i Pili così si sono spostati in Trifilia, fondando una città con lo stesso nome
– ἷξον » aoristo misto di ἵκÏ?
– Ï,,οί » in attico è l’articolo οἱ, si riferisce ai Pili, tradurre con “essi”
– á¿¥Îζον » “offrire sacrifici” , verbo a cui manca l’aumento, sebbene aoristo (á¼ÏÏεζον)
» mentre Telemaco sbarca a Pilo, gli abitanti stanno compiendo dei riti sacri in onore di
Poseidone, dio protettore della città, a cui era abitudine offrire ecatombi di tori neri
» era costume fare delle ecatombi in onore di Poseidone (sacrificavano da 500 a 1000 animali)
» neri perché richiamavano al dio stesso: governante delle oscure profondità dell’oceano
(Poseidone inoltre prima di essere dio del mare era dio della terra, dell’oltretomba)
» il colore scuro in antichità veniva per questo associato agli occhi dei morenti, che venivano
descritti come offuscati, come se stessero già contemplando l’oscurità degli inferi
– Ï,,αÏÏοÏ, αμμÎναλαÏ, » apposizione di ἱεÏά
– á¼Î½Î¿Ï?ίÏ?θονι » epiteto formulare di Poseidone, “scuotiterra”
– κυανοÏ?αίÏ,,á¿? » eppiteto formulare di Nettuno, “dalle chiome cerulee” , perché è dio delle profondità
– á¼Î½Î½Îα » anafora che ripete l’aggettivo numerale “nove”
» c’erano novi sedi con 500 uomini, per ogni sede immolavano nove tori (4500 persone)
» nove era il numero di città su cui Nestore aveva il comando
– á¼oδÏαι » il dittongo αι- si abbrevia, come succede ai dittonghi/vocale lunga seguiti da vocale breve
– εἵαÏ,,ο » in attico è ἥνÏ,,ο, imperfetto di ἧμαι, con desinenza ionica -αÏ,,ο
– άÏ?ανÏ,,ο » aoristo senza la presenza dell’aumento (á¼Î¬Ï?ανÏ,,ο)
– á¼á½¶…καá¿-ον » è una tmesi (Ï,,μá¿+Ï?ιÏ,) omerica per cui un verbo composto viene spezzato mettendo
– νηÏOEÏ, » in attico c’è la metatesi quantitativa (declinazione attica) » νεÏ?Ï,
– á¼Î¯Ï?ηÏ, » in attico sarebbe á¼°Ï?ηÏ, (l’eolico allunga la prima vocale)
versi 10-20
– Ï?Ï,,είλαν » enjambement insieme ad á¼EURείÏανÏ,,εÏ, che si riferiscono al verso prima
» è un verbo aoristo che non presenta l’aumento (á¼”Ï?Ï,,ειλαν)
– Ï,,ήν » in attico sarebbe á¼EURÏ…Ï,,ήν (si riferisce alla nave)
– á¼Î²Î±Î½ » in attico sarebbe á¼Î²Î·Ï?αν, è un aoristo radicale con desinenza -ν (al posto d quella ionica ed
attica della terza plurale -Ï?αν)
– á¼Îº…βαá¿-ν’(ε) » tmesi per far emergere il nome del protagonista Telemaco (in realtà è á¼ÎºÎ²Î±Î¯Î½Ï?)
– á¼,Ïα » particella che indica un’azione ripetuta (è come se dicesse che è abituale scendere dalla nave)
» appartiene al linguaggio formulare con azioni normali che si ripetono (non si traduce)
– Ï,,ÏOEν » è al posto di á¼EURÏ…Ï,,ÏOEν
– ÏοÏ,,ÎÏη » “per prima” , aggettivo predicativo riferito ad Atena-Mentore
» tutte le parti declinabili nel genere che si riferiscono a Mentore sono al femminile
– γλαυκῶιÏ, » è un epiteto totemistico, “dagli occhi di civetta” , “dagli occhi azzurri” , “glaucopide”
» Atena ha questo epiteto dalla credenza che, essendo la dea della saggezza, sulla spalla
tenesse una civetta, che personificava la sapienza di cui la dea era rappresentativa
– Ï?Ïá½´ á¼Ï,, » per sinizesi (= fusione di due vocali nella lettura metrica) due sillabe misurano una lunga
– Ï,,οὠνεκα » è Ï,,οῦ (neutro) + á¼Î½ÎµÎºÎ±, è prolettico rispetto a ciò cui si riferisce » fenomeno della crasi
– á¼ÎλÏ?Ï, » forma di aoristo raddoppiato di á¼Î¹Î»Ï?Ï? (in attico á¼Î¹Î»ÎÏ?)
– á½,Ï+Ïα » congiunzione con valore finale, “per chiedere del padre”
– Ïθηαι » in attico è Ïθá¿?
– αÏ,,ÏÏOEÏ, » è un’esclamazione, che evidenzia il termine spostandolo all’inizio del verso (epesegesi)
– κÏθε » aoristo forte e senza aumento
» “dove ricopre la terra” , cioè “dove è morto, dove è seppellito”
– ἰοδάμοιο » genitivo singolare eolico con terminazione -ιο (in attico -ου)
» epiteto di Nestore, “dominatore di cavalli” , riferito spesso ai guerrieri
– εἲδομεν » congiuntivo esortativo di οἷδα con vocale breve ο al posto di Ï? (congiuntivo indipendente)
– λίÏ?Ï?εÏ?θαι » infinito con valore di imperativo
– μιν » in attico è αá½Ï,,ÏOEÏ,
– εἲε » non c’è lo iato con νημεÏÏ,,Îα ( da á¼EURμαÏÏ,,ανÏ? = dire il vero, essere sincero) perché è preceduto
da digamma (Ïείε)
– á¼ÏÎει » in attico si contrae in á¼Ïεá¿- (da λÎγÏ?) sottintende “a te” , “ti”
Versi 20-30
– ενυμÎνοÏ, » participio perfetto di νÎÏ?, “ispirato” letteralmente, qui “saggio”
– Ï,,ήν » è in realtà αá½Ï,,ήν riferito ad Atena, retto da ηὠδα
– ενÏμενοÏ, » prima era stato usato in riferimento a Nestore, ora per Telemaco ad evidenziare la
sua maturità tanto da paragonarlo ad un grande eroe, anziano ed esperto
» verso 21 è formulare: “rispose allora giudiziosamente Telemaco”
– á¼EURνÏ,,ίον » avverbio, “di rimando”
– verso 22 » interrogativa diretta aperta dall’anafora di ῶÏ,, “come, in che modo”
– ÏοÏ?Ï,,ÏξÏ?μαι » è un congiuntivo dubitativo inserito in un’interrogativa diretta introdotta da ῶÏ,
» esprime la poca esperienza di Telemaco, che non sa neanche come salutare, come
comportarsi davanti ad un adulto di tale importanza, gloria
– Ï,,ι » accusativo avverbiale, “affatto”
– εείÏημαι » letteralmente “mi sono esercitato” , quindi significa “essere esperti”
– υκινοá¿-Ï?ιν » letteralmente “dense, fitte” , qui prende il significato di “sagge, accorte”
– αἰδὼÏ, » posizionato all’inizio del verso per conferire enfasi
» con l’utilizzo di questo termine Omero ci suggerisce che la mentalità greca conferiva alla
figura dell’uomo anziano estremo rispetto e autorità, che derivano dall’esperienza
» qui emerge la posizione di Telemaco: chi sono io per rivolgere la parola ad un eroe come lui?
» Atena però lo richiama al suo compito, che va oltre a qualsiasi considerazione umana,
perché è stato voluto da un dio, ed è stato voluto proprio da Telemaco
Società della colpa e della vergogna
» in greco la colpa si dice αἰδὼÏ,, il suo opposto è l’onore, Ï,,ιμή.
» è un insieme di valori fondamentali collettivamente stabiliti e riconosciuti da tutti
» il valore fondamentale che viene messo a tema è quello derivante dal valore, dalla bravura in battaglia
» più sei valoroso, forte, abile nel combattimento, più onore e stima, autorevolezza, riconoscenza otterrai
» colui che si sottrae da questi valori viene chiamato á¼,,Ï,,ιμοÏ,, “disonorato” , e viene allontanato dalla comunità
» a colui che è più valoroso viene associata anche una bellezza esteriore, perché per la mentalità greca i due
aspetti (interiore ed esteriore) dell’uomo andavano combaciando (καλοÏ?καγαθÏOEÏ, = bello e buono)
» l’uomo deve quindi adoperarsi per accrescere le sue abilità guerriere, avendo come scopo di accrescere
anche se stesso. Coloro che non ci riescono sono ritenuti di poco conto, ma coloro che si rifiutano di
adoperarsi e non accettano questa mentalità addirittura sono ritenuti indegni di essere uomini
» la vergogna è relativa alla comunità, la colpa invece è un rimorso interiore e individuale sebbene derivi da
una situazione esteriore (i greci non distinguono i due termini, racchiudendoli in un unico concetto)
» l’uomo vero, a cui bisogna tendere (l’eroe) è sempre in rapporto con la collettività, che riconosce ciò che
sei, la quale determina l’uomo stesso attraverso il parere comune (anche se non è sempre veritiero)
» per i greci un uomo era ciò per cui veniva riconosciuto dalla collettività
– Ï?á¿?Ï?ι » desinenza eolica del dativo plurale della prima declinazione (in attico Ï?αá¿-Ï,)
– αá½-Ï,,ε » particella che indica che il dialogo tra i due continua, tradurre con “e disse di rimando”
– á¼,λλα » anafora che sottolinea la decisa avversione della dea nei confronti della poca stima che
Telemaco ha di se stesso (lo rassicura e sprona nello stesso tempo)
– δαίμÏ?ν » il suo significato principale è quello di “spiritello, demone” , ma qui è “nume, entità divina”
» questo “nume” in realtà è Atena, ma non specifica nulla
» qui Atena rimane molto vaga accennando a Telemaco che è protetto da un dio
– οὠγὰυÏ,,ÏαÏ+Îμεν » la ripetizione della negazione conferisce forza all’espressione (οὠcolloquiale)
» anche perché altrimenti significherebbe che anche Odisseo debba essere nato a
dispetto degli dei, contro di loro; lo convince con la pura razionalità
– Ï,,ÏαÏ+Îμεν » infinito aoristo forte di Ï,,ÏÎÏ+Ï? con significato intransitivo
– á½Ï, » “così”
Versi 30-40
– θεοá¿-ο » uscita ionica del genitivo singolare al posto di θεοῦ; θεÏOEÏ, è sia maschile che femminile
– á¼,γυÏιÏ, » è la forma eolica dell’attico á¼EURγοÏά
– υἱάÏ?ι » dativo plurale di Ï…á¼±ÏOEÏ, formato dal tema υι- con -αÏ?ι preso dalle eccezioni come αÏ,,ÏάÏ?ι
– κÏÎα » ha α breve
– ὡÏ, » introduce una temporale
– ξείνουÏ, » vocabolo omerico, in attico è ξÎνοÏ,, “straniero, ospite”
– ÎÏ,,αá¿-Ïοι » sono i compagni d’arme, che erano come una seconda famiglia per la mentalità greca
» qui infatti Nestore è si affiancato dai figli, ma circondato dai compagni
– á¼Î´ÏιάαÏ?θαι » in ionico á¼Î´ÏιᾶÏ?θαι; fenomeno della distractio (διÎκÏ,,αÏ?ιÏ,), un espediente meccanico
per cui si fa tornare il ritmo metrico alterato dalle contrazioni (attuato dai copisti attici
antichi) » si scrive davanti alla vocale contratta quella breve corrispondente
– á¼,νÏ?γον » imperfetto da un verbo á¼EURνÏ?γÏ? costrito sul sostantivo á¼,νÏ?γα
– ÎεÏ?Ï,,οÏίδηÏ, » patronimico tiferito a Pisistrato, “figlio di Nestore”
– ΠειÏ?ίÏ?Ï,,ÏαÏ,,οÏ, » era il figlio più giovane di Nestore (aveva circa la stessa età di telemaco)
» accostamento tra i due giovani, che si riconoscono compagni e coetanei
» nasce subito tra di loro una complicità legata direttamente all’età simile
» gli studiosi antichi pensano che sia stata un’aggiunta successiva fatta come
propaganda a Pisistrato (tiranno ad Atene nel 561-560 a.C.)
» a conferma di questa tesi sta che non lo si ritrova più come figlio di Nestore, né in
uno dei due poemi omerici, né in qualsiasi altra composizione poetica o non
» viene però accostato in altre opere a Telemaco come segno di amicizia perfetta
– á¼Î½ » anastrofe di κÏ?εÏ?ιν che è legato a á¼Î½, c’è inoltre un enjambement si “su morbide pelli di pecora”
– á¼oλε » in attico è εἶλε (da á¼-Ï?ε-λε)
– á¼Î»Î¯á¿?Ï?ι » termine traducibile con “mare” , ma la cui radice deriva da á¼EURλÏ,, á¼EURλÏOEÏ,, “sale”
» Omero ogni volta che indica il mare ne dà una connotazione particolare differente
– δῶκε » aoristo mancante dell’aumento (dovrebbe essere á¼Î´Ï?κε)
– á¼Ï?ευε » in attico è á¼Ï?εα, aoristo debole con caduta di Ï? originario intervocalico
– Ï?ÏÏ…Ï?είῳ » è un enjambement riferito a á¼Î½
– κοÏÏην » termine omerico, ionico, in dorico è κÏ?Ïα, in attico è κÏOEÏη
– αἰγιÏOEÏ?οιο » “egioco” , epiteto di Zeus, che viene caratterizzato dal suo scudo, l’egida, ricoperto con la
pelle della capra Amaltea che secondo il mito aveva nutrito con il suo latte Zeus da
bambino, una volta che la madre lo aveva nascosto sulla Terra per nasconderlo da Crono