Complemento di fine
28 Dicembre 2019Introduzione alla raccolta La bufera e altro
28 Dicembre 2019Plinio il Giovane, nel suo epistolario, ci offre una delle descrizioni più vivide e dettagliate dell’eruzione del Vesuvio del 79 d.C., che distrusse Pompei, Ercolano e altre città vicine.
Il racconto non è solo un resoconto del cataclisma naturale, ma anche un toccante tributo allo zio, Plinio il Vecchio, morto durante l’evento mentre tentava di soccorrere gli abitanti. Plinio il Giovane descrive l’eruzione e le circostanze della morte dello zio in due lettere indirizzate allo storico Tacito (Epistulae, VI, 16 e VI, 20).
La narrazione dell’eruzione e della morte dello zio
Prima lettera a Tacito (Epistula VI, 16)
Nella prima lettera, Plinio il Giovane si concentra principalmente sulla figura dello zio e sui suoi ultimi atti coraggiosi, offrendo al contempo una descrizione preliminare dell’eruzione.
- Il comportamento di Plinio il Vecchio: La lettera inizia con Plinio il Giovane che risponde a una richiesta di Tacito, che voleva includere la storia della morte del grande studioso nella sua opera. Plinio descrive lo zio come un uomo estremamente dedito alla scienza e alla conoscenza. Quando l’eruzione inizia, Plinio il Vecchio si trova a Miseno, dove comandava la flotta imperiale. Inizialmente, la sua curiosità scientifica lo spinge a voler osservare più da vicino l’eruzione, ma ben presto il suo viaggio si trasforma in una missione di soccorso.
- L’eruzione: Plinio descrive come lo zio notò una strana nuvola che si alzava dal Vesuvio, simile a un “pino” per la sua forma (con una base stretta che si allargava man mano che saliva). Questo fenomeno, noto oggi come “colonna eruttiva”, catturò l’attenzione di Plinio il Vecchio, che ordinò di preparare una nave per avvicinarsi alla zona. Mentre si dirige verso la costa, tuttavia, la situazione peggiora rapidamente: la cenere e le pietre cominciano a piovere violentemente e le acque sono agitate.
- La morte di Plinio il Vecchio: Dopo aver raggiunto la città di Stabia, dove cercò rifugio nella casa di un amico, Pomponiano, Plinio il Vecchio cercò di mantenere la calma. Tuttavia, durante la notte, i gas tossici e la cenere resero impossibile la fuga, e lo studioso morì, probabilmente soffocato dai fumi. Plinio il Giovane racconta che il corpo dello zio fu ritrovato il giorno dopo, intatto e simile a una persona addormentata.
Seconda lettera a Tacito (Epistula VI, 20)
Nella seconda lettera, Plinio descrive la propria esperienza personale dell’eruzione, essendo stato testimone diretto degli eventi a Miseno, lontano dal luogo della morte dello zio.
- La sua esperienza: Plinio il Giovane, a differenza dello zio, non partecipò alla spedizione. Rimasto a Miseno con la madre, descrive il panico che si diffuse tra la popolazione quando l’eruzione cominciò a intensificarsi. Le scosse di terremoto erano continue, il mare si ritirava, il cielo diventava sempre più scuro, fino a quando la situazione divenne così drammatica che molti pensarono che la fine del mondo fosse imminente. La descrizione è estremamente vivida, con dettagli come il crollo degli edifici, l’oscurità totale causata dalla cenere, e il terrore degli abitanti che cercavano disperatamente di fuggire.
- Il coraggio della madre: Plinio racconta che, durante la fuga, sua madre lo esortava a salvarsi da solo, vista la sua giovane età, mentre lei, più anziana, sarebbe rimasta indietro. Plinio, tuttavia, si rifiutò di abbandonarla, e insieme cercarono riparo, sopravvivendo alla terribile notte dell’eruzione.
Analisi delle lettere
Plinio il Giovane fornisce non solo una testimonianza storica di primaria importanza, ma anche una riflessione sulla natura e sulla fragilità umana. Attraverso i suoi occhi, possiamo vedere l’incredibile potenza distruttiva della natura e l’inadeguatezza dell’uomo di fronte a tali eventi.
- Plinio il Vecchio come figura eroica: La figura dello zio emerge non solo come quella di un grande scienziato e scrittore, ma anche come un uomo di grande coraggio, disposto a rischiare la vita per studiare e per salvare altre persone. Plinio il Giovane sottolinea il suo spirito di servizio pubblico, la sua calma sotto pressione, e il suo amore per la conoscenza, rendendo omaggio alla sua memoria.
- La descrizione scientifica dell’eruzione: Plinio il Giovane, pur non essendo un naturalista come lo zio, fornisce una descrizione chiara e precisa dell’eruzione, che ci ha permesso di comprendere meglio il fenomeno. Il termine “eruzione pliniana” è stato infatti coniato dai vulcanologi moderni proprio in onore delle descrizioni dell’eruzione del Vesuvio che Plinio fornisce.
- Il contrasto tra calma e caos: Un aspetto interessante è il contrasto tra l’atteggiamento calmo e razionale di Plinio il Vecchio e il caos e il panico che circonda l’eruzione. La narrazione di Plinio il Giovane ci mostra come, anche in un momento di totale devastazione, l’uomo possa dimostrare coraggio e razionalità.
Conclusione
Le lettere di Plinio il Giovane sull’eruzione del Vesuvio e la morte di Plinio il Vecchio sono documenti preziosi non solo per la storia e la scienza, ma anche per la letteratura e la filosofia. Attraverso di esse, Plinio ci fornisce un esempio di grandezza morale di fronte alla catastrofe, un’immagine di impegno scientifico e, al tempo stesso, una profonda riflessione sulla vulnerabilità umana di fronte alle forze della natura. Tacito stesso, richiedendo queste testimonianze, riconosce l’importanza di tali eventi non solo per la cronaca, ma anche per il loro significato morale e umano.