Da Traiano ad Adriano
28 Dicembre 2019La prima parte del canto quarto dell’ Inferno di Dante vv. 1-46
28 Dicembre 2019In questi versi del diciassettesimo canto del Purgatorio, Dante narra l’uscita dalla nebbia che ha avvolto lui e Virgilio nella terza cornice del Purgatorio degli Iracondi.
La nebbia simboleggia l’ignoranza e l’oscurità spirituale, e il sole che torna a splendere rappresenta la conoscenza e la grazia divina che riemergono.
Ricorditi, lettor, se mai ne l’alpe
ti colse nebbia per la qual vedessi
non altrimenti che per pelle talpe, 3
come, quando i vapori umidi e spessi
a diradar cominciansi, la spera
del sol debilemente entra per essi; 6
e fia la tua imagine leggera
in giugnere a veder com’io rividi
lo sole in pria, che già nel corcar era. 9
Sì, pareggiando i miei co’ passi fidi
del mio maestro, usci’ fuor di tal nube
ai raggi morti già ne’ bassi lidi. 12
O imaginativa che ne rube
talvolta sì di fuor, ch’om non s’accorge
perché dintorno suonin mille tube, 15
chi move te, se ’l senso non ti porge?
Moveti lume che nel ciel s’informa,
per sé o per voler che giù lo scorge. 18
De l’empiezza di lei che mutò forma
ne l’uccel ch’a cantar più si diletta,
ne l’imagine mia apparve l’orma; 21
e qui fu la mia mente sì ristretta
dentro da sé, che di fuor non venìa
cosa che fosse allor da lei ricetta. 24
Poi piovve dentro a l’alta fantasia
un crucifisso, dispettoso e fero
ne la sua vista, e cotal si moria; 27
intorno ad esso era il grande Assüero,
Estèr sua sposa e ’l giusto Mardoceo,
che fu al dire e al far così intero. 30
E come questa imagine rompeo
sé per sé stessa, a guisa d’una bulla
cui manca l’acqua sotto qual si feo, 33
surse in mia visïone una fanciulla
piangendo forte, e dicea: “O regina,
perché per ira hai voluto esser nulla? 36
Ancisa t’ hai per non perder Lavina;
or m’ hai perduta! Io son essa che lutto,
madre, a la tua pria ch’a l’altrui ruina”. 39
Come si frange il sonno ove di butto
nova luce percuote il viso chiuso,
che fratto guizza pria che muoia tutto; 42
così l’imaginar mio cadde giuso
tosto che lume il volto mi percosse,
maggior assai che quel ch’è in nostro uso. 45
I’ mi volgea per veder ov’io fosse,
quando una voce disse “Qui si monta”,
che da ogne altro intento mi rimosse; 48
e fece la mia voglia tanto pronta
di riguardar chi era che parlava,
che mai non posa, se non si raffronta. 51
Ma come al sol che nostra vista grava
e per soverchio sua figura vela,
così la mia virtù quivi mancava. 54
“Questo è divino spirito, che ne la
via da ir sù ne drizza sanza prego,
e col suo lume sé medesmo cela. 57
Sì fa con noi, come l’uom si fa sego;
ché quale aspetta prego e l’uopo vede,
malignamente già si mette al nego. 60
Or accordiamo a tanto invito il piede;
procacciam di salir pria che s’abbui,
ché poi non si poria, se ’l dì non riede”. 63
Così disse il mio duca, e io con lui
volgemmo i nostri passi ad una scala;
e tosto ch’io al primo grado fui, 66
senti’ mi presso quasi un muover d’ala
e ventarmi nel viso e dir: ’Beati
pacifici, che son sanz’ira mala!’. 69
Già eran sovra noi tanto levati
li ultimi raggi che la notte segue,
che le stelle apparivan da più lati. 72
’O virtù mia, perché sì ti dilegue?’,
fra me stesso dicea, ché mi sentiva
la possa de le gambe posta in triegue. 75
Noi eravam dove più non saliva
la scala sù, ed eravamo affissi,
pur come nave ch’a la piaggia arriva. 78
E io attesi un poco, s’io udissi
alcuna cosa nel novo girone;
poi mi volsi al maestro mio, e dissi: 81
“Dolce mio padre, dì, quale offensione
si purga qui nel giro dove semo?
Se i piè si stanno, non stea tuo sermone”. 84
Parafrasi
Ricordati, lettore, se mai in montagna ti colse la nebbia così fitta che non vedevi altro che attraverso una pelle di talpa, come, quando i vapori umidi e densi cominciano a diradarsi, il debole sole riesce a penetrare attraverso di essi; e avrai un’idea di come io rividi il sole, che già stava tramontando. Così, seguendo da vicino i passi sicuri del mio maestro, uscii da quella nube ai raggi del sole ormai basso all’orizzonte.
O immaginazione, che a volte ci rapisce tanto da fuori che non ci accorgiamo di ciò che ci circonda, anche se mille trombe suonano intorno, chi ti muove, se i sensi non ti forniscono input? Ti muove una luce che si forma in cielo, da sola o per un volere che la guida giù. L’empietà di lei che si trasformò nell’uccello che ama cantare di più (Filomela), apparve nella mia immaginazione; e qui la mia mente fu così concentrata su di sé che nulla di esterno riusciva a penetrarla.
Poi, nella mia alta fantasia, apparve un crocifisso, sprezzante e feroce nella sua vista, e moriva così; intorno a esso c’erano il grande Assuero, Ester sua sposa e il giusto Mardocheo, che fu così integro nelle parole e nelle azioni. E come questa immagine si dissolse da sola, come una bolla che si rompe quando l’acqua sotto di essa si esaurisce, apparve nella mia visione una fanciulla che piangeva forte e diceva: “O regina, perché per ira hai voluto annullarti? Ti sei uccisa per non perdere Lavinia; ora mi hai persa! Io sono quella che piange, madre, più per la tua rovina che per la mia”.
Come si interrompe il sonno quando una nuova luce colpisce improvvisamente il volto chiuso, e il sogno si spezza prima di morire del tutto; così la mia immaginazione cadde giù non appena la luce colpì il mio volto, molto più intensa di quella a cui siamo abituati. Mi girai per vedere dove fossi, quando una voce disse “Qui si sale”, che mi distolse da ogni altro pensiero; e fece la mia volontà così pronta a guardare chi parlava, che non si fermò finché non trovò risposta. Ma come il sole che acceca la nostra vista e la nasconde per l’intensità della sua luce, così la mia capacità visiva mancò.
“Questo è uno spirito divino, che ci guida sulla strada verso l’alto senza bisogno di preghiere, e con la sua luce nasconde sé stesso. Fa come l’uomo che agisce senza essere richiesto; chi aspetta di essere pregato e vede il bisogno, agisce malignamente.” Così disse il mio maestro, e io con lui volgemmo i nostri passi verso una scala; e non appena fui al primo gradino, sentii vicino un battito d’ali e un soffio sul viso che diceva: ‘Beati i pacifici, che sono senza ira maligna!’. Già sopra di noi erano così alte le ultime luci che la notte segue, che le stelle apparivano da più parti. “O mia virtù, perché ti dilegui così?” dicevo tra me stesso, perché sentivo la forza delle gambe venir meno.
Eravamo dove la scala non saliva più, e ci fermammo, come una nave che arriva alla spiaggia. E io aspettai un poco, se sentissi qualcosa nel nuovo cerchio; poi mi voltai al mio maestro e dissi: “Dolce padre mio, dimmi, quale peccato si purga qui nel girone dove siamo? Se i piedi si fermano, non stia fermo il tuo discorso.”
Analisi e Commento
Immaginazione e Visioni
Dante esplora il potere dell’immaginazione, che può rapirci al punto da farci perdere il contatto con la realtà. Egli descrive una serie di visioni che appaiono nella sua mente:
- Filomela: Vittima di un’atroce violenza, trasformata in un usignolo. Questo richiama il tema del peccato e della trasformazione.
- Crocifissione: La figura di Cristo crocifisso, accompagnata dai personaggi biblici Assuero, Ester e Mardocheo, rappresenta la sofferenza innocente e la giustizia divina.
- Lavina: Una giovane donna che piange per la morte della madre, che si è suicidata per non perdere la figlia. Questo evoca il tema del sacrificio e della disperazione.
Luce e Ascensione
La comparsa di una luce intensa che risveglia Dante e lo spinge a guardarsi intorno rappresenta la chiamata divina. La voce che dice “Qui si monta” indica che è tempo di proseguire il viaggio spirituale verso la purificazione.
Scala e Beati
Dante e Virgilio salgono una scala, un simbolo dell’ascesa spirituale. L’incontro con un angelo che proclama “Beati i pacifici” sottolinea l’importanza della pace interiore e della liberazione dalla rabbia.
Riflessione sulla Virtù
Dante riflette sulla sua debolezza fisica mentre sale la scala, chiedendosi perché la sua forza stia diminuendo. Questo simboleggia le difficoltà del percorso di purificazione e l’importanza della perseveranza.
Conclusione
I primi 84 versi del diciassettesimo canto del Purgatorio trattano temi profondi come la potenza dell’immaginazione, la necessità di ascendere spiritualmente, e la difficoltà del percorso di purificazione. La guida di Virgilio e le visioni che Dante sperimenta sono strumenti per comprendere meglio se stesso e il suo cammino verso la redenzione.
Audio Lezioni su Dante e Divina Commedia del prof. Gaudio