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27 Gennaio 2019sempre più informatizzati
I professori del XXI secolo? Avranno un computer come alleato
Panorama – 14 Dicembre 2009
di Emanuele Rossi
Scene da un futuro possibile (tagli ai fondi permettendo) per la scuola italiana: il compito in classe postato” su un blog (a sorpresa, ovviamente). La versione di greco sullo smartphone, il lavoro di gruppo su Wikipedia. E la cara vecchia lavagna dardesia? Pronta alla pensione, per fare posto a uno dispositivo touch-screen su cui visualizzare grafici, video, mappe.
I prof del 21esimo secolo dovranno essere al passo con studenti sempre più smanettoni e cresciuti davanti allo schermo.
Un futuro che si prepara già in alcune università italiane ed ha un nome: corso Epict.
Epict significa Patente pedagogica europea sulle tecnologie dell’Informazione e la comunicazione. In pratica: Si tratta di un programma internazionale di formazione per i docenti riconosciuto dallUnesco e frutto di un progetto dell’Unione Europea” spiega Lisa Marmorato, dottoranda genovese impegnata su un progetto di ricerca sulle competenze del docente del terzo millennio.
A Genova infatti è già attivo un corso in collaborazione la facoltà di Scienze della Formazione e il Dipartimento di Informatica Sistemistica e Telematica dell’Università: il programma Epict è gestito da un consorzio europeo coordinato dal Prof. Giovanni Adorni che in Italia ha la sua sede proprio a Genova. Come Università organizziamo un master universitario e un corso di perfezionamento rivolto a docenti di ogni ordine e grado dalla scuola dell’infanzia all’Università, anche non di ruolo” spiega Angela Maria Sugliano, professoressa di Psicologia dei gruppi virtuali e referente del nodo Italiano Epict.
L’obiettivo non è insegnare ai docenti a usare il computer”, ma che riescano a progettare scenari e attività in aula tramite l’utilizzo delle nuove tecnologie”, che i loro alunni dominano con naturalezza. In termini accademici parliamo di ‘nativi‘ e ‘immigrati‘: i docenti non sono nati e cresciuti in mezzo al web come i ragazzi di oggi ed è normale che si sentano a volte inadeguati; ma quando imparano a usare le potenzialità della tecnologia possono formare cittadini consapevoli e forza lavoro innovativa. I ragazzi invece sanno usare il web ma hanno difficoltà a gestire in modo complesso i contenuti e la comunicazione”.
Passare ore chattando su Messenger o su Facebook può diventare qualcosa di più di un passatempo? Le potenzialità sono infinite” sostiene Sugliano per fare qualche esempio, si può creare un blog e usarlo come diario di classe, costruire il proprio social network per coordinare un’attività di gruppo, utilizzare le modalità dei giochi di ruolo on-line per spiegare una lezione di storia interattiva, scrivere un testo didattico con il modello del Wiki”.
Insomma, il passaggio è quello dalla classica lezione, con il professore in cattedra e gli studenti sui banchi, all’interazione e la condivisione, lo schema che ha fatto la fortuna del web 2.0, dei socialnetwork e di Youtube. Certo, non è che poi uno può permettersi di non studiare perché scrive su un blog” chiarisce Sugliano la scuola è sempre scuola”.
E sul web non c’è nessuna campanella a salvare dall’interrogazione.