I cristiani e la cultura classica. Le componenti della cultura medievale
28 Dicembre 2019Primo canto Purgatorio vv 1-33
28 Dicembre 2019In questo canto, Dante e Virgilio, appena emersi dall’Inferno, si trovano sulla spiaggia del Purgatorio. Qui incontrano Catone l’Uticense, il guardiano del Purgatorio.
Analisi e commento:
- Descrizione di Catone (vv. 34-39): Dante descrive Catone come un uomo anziano con una lunga barba bianca. Il suo volto è illuminato da quattro luci sante, simbolo delle quattro virtù cardinali (prudenza, giustizia, fortezza e temperanza). Questa descrizione sottolinea la dignità e l’autorità morale di Catone.
- Interrogatorio di Catone (vv. 40-48): Catone chiede ai due poeti chi siano e come abbiano potuto fuggire dall’Inferno. La sua domanda esprime sorpresa e sospetto, poiché normalmente le anime dannate non possono lasciare l’Inferno.
- Risposta di Virgilio (vv. 49-75): Virgilio spiega che il loro viaggio è voluto dal Cielo. Menziona una donna celeste (Beatrice) che ha chiesto il suo aiuto per guidare Dante. Spiega che Dante è vivo e che questo viaggio serve a salvarlo dalla perdizione. Virgilio descrive il loro percorso attraverso l’Inferno e l’intenzione di mostrare a Dante le anime del Purgatorio.
- Appello alla libertà (vv. 70-75): Virgilio sottolinea che Dante cerca la libertà spirituale, un concetto caro a Catone, che sacrificò la propria vita per la libertà politica. Questo parallelismo serve a convincere Catone della nobiltà della loro missione.
- Menzione di Marzia (vv. 76-90): Virgilio fa appello ai sentimenti di Catone menzionando sua moglie Marzia, che si trova nel Limbo. Tuttavia, Catone risponde che, essendo ormai nel Purgatorio, i legami terreni non hanno più influenza su di lui.
- Permesso accordato (vv. 91-105): Catone, convinto dalla spiegazione di Virgilio, concede loro il permesso di procedere. Ordina però che Dante sia purificato: deve essere cinto con un giunco (simbolo di umiltà) e il suo viso deve essere lavato per rimuovere le tracce dell’Inferno.
- Istruzioni finali (vv. 106-136): Catone scompare e Virgilio guida Dante verso il mare per compiere il rituale di purificazione. Descrivono l’alba che avanza e il tremolare del mare in lontananza. Virgilio lava il viso di Dante con la rugiada e lo cinge con il giunco, che miracolosamente ricresce immediatamente dopo essere stato colto.
Commento generale: Questo brano è cruciale per il passaggio dall’Inferno al Purgatorio. Simboleggia la transizione dalla dannazione alla possibilità di redenzione. Il rituale di purificazione rappresenta l’inizio del processo di pentimento e purificazione che caratterizza il Purgatorio. La figura di Catone, pagano ma virtuoso, sottolinea l’importanza delle virtù morali nel cammino verso la salvezza. L’intero episodio è ricco di simbolismi e allegorie che riflettono la visione teologica e morale di Dante.
Testo di Dante
Lunga la barba e di pel bianco mista Li raggi de le quattro luci sante “Chi siete voi che contro al cieco fiume “Chi v’ ha guidati, o che vi fu lucerna, Son le leggi d’abisso così rotte? Lo duca mio allor mi diè di piglio, Poscia rispuose lui: “Da me non venni: Ma da ch’è tuo voler che più si spieghi Questi non vide mai l’ultima sera; Sì com’io dissi, fui mandato ad esso Mostrata ho lui tutta la gente ria; Com’io l’ ho tratto, saria lungo a dirti; Or ti piaccia gradir la sua venuta: Tu ’l sai, ché non ti fu per lei amara Non son li editti etterni per noi guasti, di Marzia tua, che ’n vista ancor ti priega, Lasciane andar per li tuoi sette regni; “Marzïa piacque tanto a li occhi miei Or che di là dal mal fiume dimora, Ma se donna del ciel ti move e regge, Va dunque, e fa che tu costui ricinghe ché non si converria, l’occhio sorpriso Questa isoletta intorno ad imo ad imo, null’altra pianta che facesse fronda Poscia non sia di qua vostra reddita; Così sparì; e io sù mi levai El cominciò: “Figliuol, segui i miei passi: L’alba vinceva l’ora mattutina Noi andavam per lo solingo piano Quando noi fummo là ’ve la rugiada ambo le mani in su l’erbetta sparte porsi ver’ lui le guance lagrimose; Venimmo poi in sul lito diserto, Quivi mi cinse sì com’altrui piacque: subitamente là onde l’avelse. |
Parafrasi
Catone aveva una lunga barba, mista di peli bianchi, simile ai suoi capelli, che scendevano sul petto in due ciocche. I raggi delle quattro stelle sacre illuminavano il suo viso così intensamente che sembrava che avesse il sole davanti. Catone chiese: “Chi siete voi che siete fuggiti dalla prigione eterna dell’Inferno? Chi vi ha guidato o fatto luce mentre uscivate dalla profonda notte infernale? Le leggi dell’abisso sono state infrante? O c’è un nuovo decreto divino che permette ai dannati di venire qui?” Virgilio mi fece inginocchiare in segno di rispetto, poi rispose: “Non sono venuto di mia iniziativa. Una donna è scesa dal cielo e mi ha chiesto di accompagnare costui. Poiché vuoi sapere di più sulla nostra condizione, non posso rifiutarmi di spiegartelo. Questo uomo non è morto, ma per la sua follia era così vicino alla morte che restava poco tempo. Sono stato mandato a salvarlo, e questa era l’unica via possibile. Gli ho mostrato tutti i dannati e ora intendo mostrargli le anime che si purificano sotto la tua guida.” Virgilio continuò: “Sarebbe lungo spiegarti come l’ho portato qui. Una forza divina mi aiuta a condurlo da te. Ti prego di accoglierlo: cerca la libertà, che è così preziosa come sa chi ha dato la vita per essa. Tu lo sai bene, tu che hai affrontato la morte a Utica per la libertà. Non stiamo infrangendo le leggi eterne: lui è vivo e io non sono soggetto al giudizio di Minosse. Vengo dal Limbo, dove si trova la tua casta moglie Marzia, che ancora ti prega di considerarla tua. Per il suo amore, ti chiedo di lasciarci passare.” Catone rispose: “Amai tanto Marzia quando ero in vita che feci tutto ciò che mi chiese. Ora che lei è oltre il fiume infernale, non può più commuovermi, per la legge stabilita quando lasciai il Limbo. Ma se una donna celeste ti guida, non c’è bisogno di preghiere: basta che me lo chieda in suo nome. Va’ dunque, e fa’ che quest’uomo si cinga con un giunco e che si lavi il viso, perché non sarebbe appropriato presentarsi al primo angelo del Paradiso con il viso sporco. Quest’isoletta è circondata da giunchi che crescono nel fango; nessun’altra pianta può crescere qui perché non resisterebbe alle onde. Non tornate da questa parte; il sole nascente vi mostrerà dove salire il monte più facilmente.” Detto ciò, Catone scomparve. Mi alzai senza parlare e mi avvicinai a Virgilio, guardandolo. Lui disse: “Figliolo, seguimi. Torniamo indietro, perché da questa parte la pianura scende verso il mare.” L’alba stava vincendo l’ultima ora della notte, tanto che da lontano potevo vedere il tremolare del mare. Camminavamo per la pianura deserta come chi torna sulla strada perduta. Quando arrivammo dove la rugiada resiste al sole, Virgilio pose dolcemente le mani sull’erba. Io, comprendendo il suo gesto, gli porsi le guance bagnate di lacrime. Lì mi lavò il viso, rivelando il mio vero colore che l’Inferno aveva nascosto. Giungemmo poi sulla spiaggia deserta, dove nessun uomo è mai navigato e tornato. Qui Virgilio mi cinse con il giunco come Catone aveva ordinato. O meraviglia! Non appena colse l’umile pianta, essa ricrebbe immediatamente nello stesso punto.
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