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27 Gennaio 2019Poesia e musica
27 Gennaio 2019Raoul Follereau è un esempio di umanità, cioè di chi non si gira indietro una volta che conosce chi ha bisogno di mangiare e di essere curato.
Ai giovani che non hanno ancora l’animo assuefatto al male, alle ingiustizie, alle menzogne, Raoul Follereau si rivolge con parole di incitamento ad operare per gli altri: la sua voce è sincera perché egli per primo (e, con lui, sua moglie) ha messo la sua vita al servizio degli altri.
Il suo motto era:
“Nessuno ha il diritto di essere felice da solo”
Tre poesie
Le poesie di Raoul Follereau riflettono profondamente il suo impegno umanitario e la sua critica verso l’indifferenza e l’egoismo della società. Ecco un commento per ciascuna delle tre poesie:
1) Uno scopo alla vita
Poesia di Raoul Follereau da Se Cristo domani
All’opera miei giovani amici!
Mentre i Grandi preparano il suicidio dell’umanità
o si divertono a giocare alle bocce
nella stratosfera, la sconvolgente moltitudine
dei Poveri si sforza di sopravvivere amandosi.
È verso di loro che bisogna andare.
È per loro che bisogna combattere.
Sono loro che dobbiamo amare.
Cercate uno scopo alla vostra vita?
Mancano nel mondo tre milioni di medici:
diventate medici.
Più di un miliardo di esseri umani non sanno
né leggere né scrivere:
diventate insegnanti.
Due uomini su tre non mangiano a sazietà:
diventate seminatori e fate sorgere dalle terre
incolte raccolti che li sazieranno.
I vostri fratelli hanno bisogno di voi:
in qualunque disciplina diventate molto
semplicemente, molto nobilmente degli «operai»:
Poiché ogni lavoro è nobile quando lo si appende
a una stella.
Diventate qualcuno per fate qualcosa.
Rifiutate di mettere la vostra vita
su un binario morto.
Ma rifiutate anche l’avventura in cui la parte
dell’orgoglio è più grande di quella del servizio.
Denunciate, ma per esaltare.
Contestate, ma per costruire.
Che perfino la vostra rivolta stessa e la sua collera,
siano amore!
Sono forti coloro che credono e che vogliono costruire.
Costruite la felicità degli altri.
Il domani avrà il vostro viso.
Il mondo sta diventando disumano:
siate uomini.
1. “Uno scopo alla vita”
Questa poesia è un appello vibrante alla gioventù affinché abbracci la missione di servire l’umanità. Follereau evidenzia il contrasto tra i “Grandi” che sembrano impegnati in azioni distruttive o frivole, e la “sconvolgente moltitudine dei Poveri” che lotta per sopravvivere. Il poeta invita i giovani a trovare uno scopo nella vita attraverso il servizio agli altri: diventare medici, insegnanti, agricoltori, qualsiasi cosa possa contribuire a migliorare la condizione umana. L’accento è posto sul valore del lavoro nobile e sull’importanza di costruire, piuttosto che distruggere. Il tono è di forte incoraggiamento, incitando a una vita di significato e di amore attivo per il prossimo. La poesia, quindi, è un manifesto per un’esistenza dedicata alla costruzione di un mondo più umano e giusto.
2) Ho mangiato
Io, stamattina, ho mangiato.
Certamente, non c’è nulla di piu normale,
di piu comune.
A mezzogiorno, e poi stasera, io mangerò
come tutti…
Cosa dite? Tutti,
non mangian tutti a questo mondo?
Certamente, almeno sembra: me l’han detto.
E’ ben triste, beninteso.
Ah! Non siamo in Paradiso!
Ma è necessario saper accettare il proprio destino;
non ci si può far nulla, non è vero?
Non ci si può far nulla!
lo, stamattina,
ho mangiato.
Sicuramente, loro non hanno mangiato.
Ma cosa posso farci, io?
Non c’è rischio che possa tentare,
perché non posso, con la mia porzione,
modesta porzione – nutrire il mondo,
tutti coloro che nel mondo hanno fame.
Ci scocciano senza fine
come se
non avessimo abbastanza seccature!
E poi
sono troppo preso dai miei affari.
Infine, si tratta di sconosciuti…
io, io, IO,
stamattina,
io
ho mangiato.
2. “Ho mangiato”
Questa poesia è una critica amara all’indifferenza di chi vive nell’agiatezza mentre tanti altri soffrono la fame. Follereau utilizza una voce narrante che appare cinica e distaccata, sottolineando l’ipocrisia e l’egoismo di coloro che si preoccupano solo del proprio benessere. L’io lirico insiste sull’atto di aver mangiato come se fosse un diritto naturale e inalienabile, ignorando deliberatamente la sofferenza di coloro che non hanno accesso al cibo. La ripetizione dell’atto di mangiare e l’insistenza sull’egoismo personale (“io, io, IO”) mettono in luce il contrasto tra la soddisfazione personale e la disperazione degli altri. La poesia è una denuncia della passività e della rassegnazione di fronte all’ingiustizia sociale, esortando indirettamente a una maggiore consapevolezza e responsabilità collettiva.
Il mio e il tuo
Il mio patrimonio, il tuo patrimonio, i nostri soldi;
i miei, i tuoi, i miei, i tuoi…
I miei capitali, i tuoi averi, i nostri beni:
i miei, i tuoi, i miei, i tuoi…
Un solo universo
molle, sordido e chiuso,
nel quale ci si va a barricare.
finito il tempo di amare.
Centinaia di milioni di poveri senza pane,
senza casa e senza nulla.
Il mio patrimonio, il tuo patrimonio,
i miei capitali, i tuoi averi:
i miei, i tuoi, il mio, il tuo.
Ormai sono duemila anni: l’era cristiana…
Ma quando mai cominceremo ad essere cristiani?
3. “Il mio e il tuo”
In questa poesia, Follereau critica il materialismo e l’egoismo radicati nella società. L’ossessiva ripetizione di “i miei, i tuoi” riflette un mondo chiuso in cui le persone sono più preoccupate di proteggere le proprie ricchezze che di condividere con chi è meno fortunato. Il poeta lamenta la perdita del tempo di amare, sottolineando come l’attaccamento ai beni materiali abbia soffocato la compassione e la solidarietà. Il riferimento ai “duemila anni” dell’era cristiana introduce un forte elemento di critica religiosa: nonostante secoli di cristianesimo, l’umanità non ha ancora imparato a vivere secondo i suoi principi fondamentali di amore e condivisione. La poesia sfida i lettori a riflettere sulla vera essenza del cristianesimo e sull’urgente necessità di trasformare la fede in azioni concrete di amore e giustizia.
In sintesi, le poesie di Follereau sono un potente richiamo alla coscienza individuale e collettiva. Attraverso un linguaggio semplice ma incisivo, egli denuncia l’egoismo, l’indifferenza e il materialismo della società, esortando a un ritorno ai valori umani fondamentali di amore, solidarietà e servizio al prossimo.
Tre poesie di Raoul Follerau disponibile anche in formato doc per word
AIFO.IT sito dell’Associazione Raoul Follerau
Chi era Raoul Follerau (dal sito AIFO.IT)
Raoul Follereau, giornalista francese (Nevers, 1903-1977) nel 1936 viene inviato dal suo giornale in Africa dove incontra per la prima volta gli hanseniani, i malati di lebbra. Scopre, attraverso di loro, il mondo della povertà e del pregiudizio sociale nei confronti della lebbra che condanna i malati alla solitudine e all’emarginazione. Da quel momento dedica la sua vita alla lotta contro la lebbra e contro tutte le lebbre”. Compie 32 volte il giro del mondo, lavorando instancabilmente per migliorare la qualità della vita delle persone colpite dalla malattia.
Raoul Follereau ci insegna che amare è vivere”, che amare non è donare ma condividere”, che amare è agire; alimenta la forza e la passione del nostro amore politico nonviolento, della nostra lotta, anche personale, contro le lebbre” dell’indifferenza e dell’egoismo, dell’ingiustizia, della povertà, della distribuzione diseguale delle ricchezze