
Altri scritti letterari di Ugo Foscolo
28 Dicembre 2019
Introduzione al carme Dei Sepolcri di Ugo Foscolo
28 Dicembre 2019Nell’ultima parte del Carme dei Sepolcri, Ugo Foscolo ritrova nel passato eroico e glorioso il valore e la funzione dei sepolcri.
Foscolo esplora l’importanza della memoria dei defunti, considerandola una forza che continua a ispirare gli uomini alla grandezza e al sacrificio per la patria e per valori più alti. Foscolo, ispirandosi all’antichità greca e romana, celebra il legame tra i vivi e i morti come elemento fondamentale per costruire l’identità di una nazione e per custodire i valori culturali e morali. Questo estratto si sofferma in particolare sul significato dei sepolcri per i grandi uomini, capaci di trasformare i loro monumenti funebri in simboli eterni di gloria e ispirazione.
Testo e parafrasi
Testo Rapían gli amici una favilla al Sole E me che i tempi ed il desio d’onore |
Parafrasi:
Gli antichi portavano una scintilla di fuoco del Sole per illuminare la notte della tomba, perché gli occhi degli uomini cercano la luce del sole anche nel momento della morte; tutti mandano il loro ultimo respiro verso la luce che fugge. Nei cimiteri, fontane versavano acque purificatrici e amaranti e viole crescevano sulla zolla funebre; chi si sedeva accanto per versare latte e raccontare le sue pene ai cari defunti sentiva attorno a sé una fragranza, simile a quella dei beati nei Campi Elisi. Questa è una dolce illusione, che rende cari i cimiteri suburbani alle giovani donne inglesi, le quali vi si recano per amore della madre scomparsa, e pregano gli dei che il ritorno salvi il coraggioso marinaio, che per scavarsi la bara tagliò il più alto albero della sua nave, ormai vincitrice e in riposo. Dove invece dormono le gesta eroiche e la ricchezza e il timore sono gli unici motivi di vita civile, sorgono pomposi monumenti e statue che evocano l’oltretomba. Qui, la gente colta e patrizia, onore e gloria dell’Italia, trova già da viva la propria sepoltura nelle corti dei potenti, con gli stemmi come unico vanto. A noi, la morte riserva un rifugio pacifico, dove la sorte finirà di tormentare e l’amicizia lascerà in eredità non tesori, ma sentimenti sinceri e l’esempio di una poesia libera. Le tombe dei grandi ispirano grandi azioni, o Pindemonte, e rendono sacra la terra che li ospita. Quando vidi la tomba di chi rendeva più mite lo scettro dei sovrani, svelando alla gente da quali lacrime e sangue esso è bagnato; la tomba di chi elevò in Roma un nuovo Olimpo agli dei; e di chi vide il moto dei pianeti e il Sole irradiarli, e aprì all’inglese i sentieri del cielo; allora esclamai: te beata, Firenze, felice per l’aria vitale e per le acque che l’Appennino riversa su di te! La luna illumina di luce purissima i tuoi colli dove si celebrano le vendemmie e le valli popolate di ulivi mandano in cielo il profumo dei fiori: e Firenze, prima fra tutte, udiva i versi che placavano l’animo sdegnato del Ghibellin fuggiasco e diede i genitori e la lingua a quel dolce poeta che, velando d’un lieve drappo l’immagine di Amore, lo rendeva puro nel grembo di Venere. Ma più beata tu, Firenze, che raccogli in un tempio le glorie italiane, uniche forse, da quando le Alpi, mal difese, e l’alterna fortuna delle umane vicende ti tolsero altari e patria, lasciandoti solo la memoria. Dove la gloria illumina gli animi forti, lì troveremo i presagi della speranza. A queste tombe si recava spesso Vittorio, che passeggiava pensoso lungo l’Arno solitario, cercando conforto e ispirazione; qui sostava austero, con il volto pallido e la speranza nel cuore. Vive in eterno con questi grandi e le sue ossa fremono d’amor di patria. Da questo sacro luogo uno spirito parla e alimenta la virtù greca e il coraggio, come a Maratona, dove Atene consacrò tombe ai suoi eroi caduti. Il navigante che veleggiava sotto l’Eubea, in quell’oscurità vedeva scintille di elmi e spade, pire fumanti e guerrieri cercare la battaglia; nell’orrore del silenzio notturno sentiva ancora lo squillo delle trombe e il galoppo dei cavalli, e vedeva elmi calpestati, pianti, inni e il canto delle Parche. |
Analisi e figure retoriche
- Favilla al Sole: La favilla (scintilla) rappresenta la scintilla di luce e di vita, di cui il Sole è simbolo, e che gli uomini cercano anche morendo. La scintilla evoca il mito di Prometeo, che portò il fuoco agli uomini.
- Sotterranea notte: Qui, Foscolo usa una metafora per indicare la morte, rappresentata come una notte sotterranea, un luogo oscuro che necessita di luce per essere affrontato.
- L’ultimo sospiro alla fuggente luce: L’ultimo sospiro è un’immagine forte, che unisce la vita alla morte, con la luce come simbolo di vita che sfugge definitivamente.
- Amaranti e viole: I fiori (amaranti e viole) rappresentano simbolicamente l’amore e il ricordo eterno, suggerendo che la memoria dei defunti continui a fiorire anche dopo la morte.
- Pietosa insania: Il sentimento di affetto per i defunti viene definito “pietosa insania”, un’illusione che tuttavia rende dolce la visita alle tombe, un pensiero che suggerisce il limite tra realtà e immaginazione.
- Vergini britanne: Foscolo allude alle giovani inglesi che visitano le tombe dei loro cari, una scena che rappresenta l’affetto verso i defunti. Questo ricorda la tradizione romantica inglese dei cimiteri suburbani.
- Inutil pompa e inaugurate immagini dell’Orco: Qui Foscolo critica i monumenti funebri eccessivi e la pompa esibita nelle tombe dei ricchi, privi di vera gloria.
- Celeste corrispondenza d’amorosi sensi: Questa metafora esprime la potenza del legame affettivo che persiste tra vivi e defunti, un dono divino che permette di superare la distanza della morte.
- Religïosa pace un Nume parla: Foscolo personifica il luogo sacro dei sepolcri come una divinità che comunica valori di eroismo e virtù.
- L’orror de’ notturni Silenzi: La personificazione del silenzio della notte rende quasi animato il paesaggio di Maratona, in cui si percepisce il tumulto delle battaglie passate.
Commento finale
Questi versi del Carme dei Sepolcri celebrano il valore eterno della memoria dei grandi uomini e il potere ispiratore dei sepolcri. Foscolo vede nei monumenti funebri non semplici simboli di morte, ma luoghi capaci di trasmettere valori di virtù e gloria. Le tombe, secondo Foscolo, sono punti di contatto tra passato e presente e invitano i vivi a continuare l’opera dei grandi, a trarre ispirazione dai loro esempi di eroismo e sacrificio. In questa parte, la figura di Vittorio Alfieri diventa emblema dell’intellettuale che cerca conforto e forza dalla memoria degli antenati.
Foscolo esalta la “religiosa pace” dei sepolcri come mezzo per tenere viva la memoria collettiva e mantenere l’identità culturale, anche in un’epoca travagliata come quella che stava vivendo l’Italia.