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28 Dicembre 2019La poesia “Sogno di un prigioniero” presenta una riflessione sull’attesa e la sofferenza, una condizione quasi carceraria per Montale, in cui il luogo di reclusione è insieme realtà e metafora della realtà.
Questa poesia appartiene a La bufera e altro (1956), una raccolta in cui Montale esplora il tema dell’angoscia durante la guerra e il dopoguerra, il senso di prigionia e la crisi esistenziale. In questo contesto, Montale si interroga sulla possibilità di una salvezza interiore di fronte a una realtà oscura e opprimente.
In La bufera e altro, Montale descrive un mondo che porta i segni del secondo conflitto mondiale e delle sue rovine morali e materiali.
Questa poesia evoca il senso di una prigionia morale, esistenziale e sociale, dove il poeta osserva il mondo da una sorta di “cella”, fisica o metaforica. Nella prigionia e nella ripetitività della vita senza speranza, emerge come unica via di fuga un legame personale e affettivo, rappresentato dal “sogno” di una persona amata che dona al poeta conforto e significato.
Testo e parafrasi della poesia
Testo Albe e notti qui variano per pochi segni. La purga dura da sempre, senza un perché. Tardo di mente, piagato e i colpi si ripetono ed i passi, |
Parafrasi:
Qui le albe e le notti sono quasi identiche. Solo pochi segni distinguono l’una dall’altra: il volo degli storni sopra le torri di guardia nei giorni di guerra, che sembrano le mie uniche ali; un filo d’aria gelida, l’occhio del capoguardia che osserva dallo spioncino, il rumore delle noci schiacciate, l’odore di fritto che proviene dalle cucine, i girarrosti, veri o immaginari. Ma anche in questo luogo opprimente la paglia sembra d’oro e la lanterna color vino un focolare, quando mi addormento immaginando di essere accanto a te. Questa sofferenza sembra infinita e priva di spiegazione. Dicono che chi rinnega sé stesso e firma possa salvarsi da questo massacro; chi accusa e tradisce gli altri ottiene il mestolo invece di finire nel paté per gli dei spietati. Io, sempre lento di mente e logorato da questo letto pungente, mi sono fuso con il volo di una tarma che ho schiacciato sotto la suola, ho visto le luci all’alba riflesse dalle torri, ho sentito il profumo dei biscotti che si cuociono nei forni, ho guardato attorno e fatto apparire colori iridescenti sugli orizzonti di ragnatele e petali sui reticolati, mi sono rialzato per poi ricadere in un abisso dove il tempo si annulla. E i rumori e i passi continuano senza sosta, e ancora non so se sarò colui che riempie i piatti o la vittima servita. L’attesa è lunga, ma il mio sogno di te non è ancora finito. |
Analisi del testo
- Il ciclo ripetitivo e l’immobilità del tempo:
- La poesia inizia con l’immagine di “albe e notti” che si distinguono per “pochi segni” (v. 1), simbolo di una realtà in cui il tempo sembra fermo e ogni giorno uguale al precedente. Questo descrive una situazione di prigionia sia fisica che spirituale, dove il tempo è ridotto a una sequenza ripetitiva e priva di senso.
- La sensazione di monotonia e pesantezza è rafforzata dall’elenco di azioni e suoni quotidiani (“crac di noci”, “sfrigolìo dalle cave”), dettagli banali che definiscono un contesto realistico e angosciante. È come se il poeta fosse in una sorta di limbo, uno stato in cui persino le differenze tra giorno e notte diventano impercettibili.
- Illusione di calore e conforto:
- Nonostante il contesto freddo e inospitale, Montale inserisce immagini che evocano un calore interiore, come la “paglia d’oro” e la “lanterna vinosa” (v. 8). Sono simboli di una vita semplice e intima, di un calore che non appartiene alla realtà fisica, ma alla sfera dell’immaginazione.
- L’unico sollievo deriva dall’immaginare di essere ai piedi della persona amata: questa visione diventa una fuga mentale e affettiva, che rende la prigione e la sofferenza un po’ più sopportabili.
- La denuncia di un sistema oppressivo:
- Montale parla di una “purga” senza spiegazioni, che può essere interpretata come una metafora delle oppressioni politiche o sociali e di una repressione che cerca di costringere tutti al compromesso. Nel contesto storico, il poeta potrebbe alludere al regime fascista o alla società del dopoguerra, dove l’omologazione e la sottomissione erano mezzi di controllo delle masse.
- La scelta tra chi firma e chi tradisce diventa una scelta morale, ma anche un modo per sopravvivere, “afferra il mestolo” chi si vende o tradisce, mentre chi rifiuta il compromesso è destinato al “pâté per gli dei pestilenziali”. Montale sembra suggerire che in questo contesto corrotto non esistono vie d’uscita dignitose: si è costretti a scegliere tra il compromesso morale e l’annientamento.
- Identificazione con il degrado e annichilimento dell’io:
- Montale descrive il proprio io come “tardo di mente”, logorato dalla sofferenza e confuso al punto da immedesimarsi con una tarma, un insetto che, come lui, è ridotto alla sopravvivenza tra le briciole della realtà. Questa fusione rappresenta un annichilimento dell’individualità, una perdita della propria dignità.
- Immagini come i “kimoni cangianti delle luci” e i “tralicci delle inferriate” conferiscono un’aria surreale e onirica all’esperienza del poeta, mentre cerca di trovare significati nei dettagli insignificanti di un mondo ristretto.
- La tensione tra vittima e carnefice e l’attesa finale:
- Negli ultimi versi, Montale introduce la consapevolezza dell’incertezza: non sa se sarà “farcitore o farcito” (v. 33), carnefice o vittima, in un sistema che distrugge tutti. Questa ambiguità riflette una profonda confusione etica ed esistenziale: il poeta si chiede se sarà costretto a partecipare attivamente alla rovina degli altri o se diventerà lui stesso vittima.
- La poesia si conclude con il “sogno di te”, l’immagine dell’amata che diventa l’unico rifugio e la speranza di salvezza. Questo “sogno” rimane un filo di speranza in una realtà segnata dall’oppressione, una promessa di amore e bellezza che non è ancora svanita.
Figure retoriche
- Metafora: “La purga dura da sempre” è una metafora di una sofferenza continua e senza spiegazioni.
- Similitudine: “paglia è oro” (v. 8) suggerisce un calore intimo e immaginario.
- Enjambement: L’uso degli enjambement contribuisce a creare un ritmo di attesa e sospensione, che riflette l’atmosfera di ansia e incertezza.
- Allitterazioni: L’uso ripetuto di “crac”, “sfrigolìo”, “spioncino” crea un suono aspro e meccanico che imita i rumori cupi e alienanti dell’ambiente.
Commento finale
In questa poesia, Montale crea una potente allegoria della prigionia dell’individuo nella società moderna. Il poeta descrive uno stato di vita in cui l’individuo è ridotto alla propria sopravvivenza materiale e priva di significato autentico, dove le giornate scorrono identiche e la società impone compromessi morali schiaccianti. Le immagini di sofferenza e annullamento si mescolano con l’unico conforto rappresentato dall’amore e dalla presenza immaginaria dell’amata, che donano al poeta un motivo di resistenza.
Questa visione esistenziale, dura e disillusa, è mitigata solo dall’amore, che rappresenta l’unica fonte di umanità e salvezza per l’individuo. La poesia esprime così il desiderio di libertà e la resistenza interiore contro un mondo che non offre né risposte né consolazioni, evidenziando che l’unica vera evasione possibile è un legame affettivo che trascende la realtà opprimente. Montale mostra quindi una visione lucida e amara del mondo, ma anche la forza dell’immaginazione e dell’affetto come possibilità di salvezza spirituale.
Audio Lezioni su Eugenio Montale del prof. Gaudio