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28 Dicembre 2019Una combriccola di donne giovani nella Torino del secondo dopoguerra inseguono un vago sogno di libertà e realizzazione, ma talvolta si scontrano con la realtà.
Clelia, modista di successo, arriva a Torino dopo la fine della seconda guerra mondiale per supervisionare l’apertura di un salone nella stessa città dove trascorse in povertà la sua giovinezza.
Coinvolta in una cerchia di donne che cercano di sfuggire alla futilità e alla noia della loro vita in una ricerca insensata del piacere, incontra Rosetta, il cui suicidio prefigura tragicamente quello dell’autore pochi mesi dopo aver completato questo romanzo.
Sebbene Clelia rifletta sui cliché per cui una ragazza potrebbe voler porre fine alla sua vita – una storia d’amore infelice, genitori incuranti, cattive amicizie – Clelia comincia solo a capire di più su Rosetta e sulla sua infelicità quando incontra Momina, che viene menzionata, ma non vista, finché non fa il suo appariscente ingresso alla fine del settimo capitolo,
“Fu allora che arrivò Momina”.
Clelia descrive così l’ingresso da diva di Momina,
“Entrò con quell’aria malcontenta, da padrona, ch’era la sua. I suoi guanti valevano da soli tutto lo studio. La Nene, che le aprì l’uscio, sembrava la serva”
L’uso da parte di Clelia dei guanti di Momina per valutare rapidamente il suo status sociale riflette non solo le conoscenze specialistiche di Clelia come sarta, ma anche l’importanza della moda nella definizione dello status sociale nell’Italia del dopoguerra.
Come Giorgio Simmel ha osservato, la moda non comunica solo una posizione sociale, ma diventa un simbolo di aspirazioni sociali.
Quindi un membro del ceto sociale più elitario, Momina, recita la parte della primadonna nel dramma della vita, che rispecchia i tentativi falliti di Loris di mettere in scena uno spettacolo:
all’interno della cornice del romanzo, la vita reale è più drammatica del teatro.
Sebbene il nome insolito di diva, Momina, infatti, è foneticamente simile a “mammina”, lei evita di appropriarsi dei ruoli materni, poiché”Tra donne sole” non è un romanzo che celebra il “ritorno alle origini, alle Madri”, come ha sostenuto Giorgio Bárberi Squarotti.
Anche se questo romanzo rappresenta un tentativo di Clelia di tornare alle origini e di trovare una madre simbolica, in realtà, il desiderio di Clelia di rivisitare la gente e i luoghi del suo passato sono frustrati, e sia Clelia che Momina scelgono di non diventare madri.
Momina, forse incapace o riluttante a vedere oltre la superficie di cose, persone e situazioni, si mostra frivola, e la ristrettezza di prospettive di Momina, genera un nichilismo che contagia prima Rosetta e poi Clelia.
Momina è l’antitesi della madre stereotipata, altruista e vivificante.
Ricca, colta e aristocratica, Momina non produce nulla di utile.
La sua pelliccia di castoro e i suoi piedi nudi creano un ibridismo fine a se stesso.
I piedi nudi, abbinati a un abito da sera o a una pelliccia di castoro, dimostrano infatti un’indifferenza incompatibile con l’immagine di una madre.
Come ha sottolineato Jacqueline Spaccini, i piedi nudi sono un simbolo importante in “Tra donne sole”.
Scrive infatti Spaccini:
“Quella dei piedi non calzati, è una vera ossessione per la donna.
[Clelia] non se le toglierebbe mai le scarpe davanti ad altri; a lei, lo stare senza scarpe, richiama un’immagine plebea:
“arrivarono le casse; feci e rifeci una vetrina, senza scarpe ai piedi, come una commessa.”
Che lo faccia Momina, di continuo, appena può, le fa intravedere un nuovo mondo — esattamente agli antipodi — di vivere la vita.
In Momina il gesto è noncurante, di chi non osserva convenzioni, perché si sente al di sopra”.
Ma c’è un’ultima cosa da dire sui piedi nudi: il rapporto con la morte.
Infatti, i piedi nudi compaiono nel romanzo quando Clelia vede Rosetta senza vita: “vestita da sera di tulle celeste, senza scarpe”.
Mentre le donne di “Tra donne sole” sono imponenti e belle, i loro desideri sono sterili ed egocentrici.
Significativamente, gli unici fiori che compaiono in “Tra donne sole” sono narcisi.
I narcisi che Maurizio manda a Clelia all’incipit del romanzo prefigurano l’inclinazione narcisistica che caratterizza l’amore e il desiderio nella narrazione.
Ad esempio, Clelia e Beccuccio condividono una notte di passione senza senso.
Le donne, infatti, non usano la loro sessualità per realizzare una libertà sociale aperta agli altri.
Al contrario, queste donne si truccano, nascondono e falsificano i loro sentimenti, e non a caso il romanzo si conclude con la morte del personaggio più fragile.
Quando Clelia scopre che Rosetta è riuscita ad uccidersi, lei si rivolta contro Momina per evitare di riconoscere la sua responsabilità nella tragedia di Rosetta.
Clelia scrive:
“Le dissi che la colpa era sua […]. Le dissi non so che cosa. Mi pareva di avere ragione e di potermi vendicare. La insolentii [insultai] come se fosse mia sorella.”
Clelia dimostra il suo desiderio di assolversi da qualsiasi responsabilità del suicidio di Rosetta, ma le sue parole sottolineano anche la difficoltà di stabilire relazioni femminili sincere.
Come un’eroina delle fiabe, Clelia maltratta la sorella per assicurarsi l’amore di un uomo, Clelia vuole distinguersi da Momina, e la usa per smorzare i propri sensi di colpa.
Clelia intuisce di essere stata “sorda e cieca” ai messaggi che Rosetta trasmetteva. In definitiva, Clelia vive con la consapevolezza che seguire “la regola di essere soli, soli, soli” non la assolve da responsabilità e non la protegge dall’opportunismo, che la porta a costruirsi più identità, che ridefiniscono continuamente il modo in cui appare a se stessa e al mondo.
Infine, le protagoniste destabilizzano le norme consuetudinarie, poiché rappresentano donne moderne che rifiutano di adeguarsi alle convenzioni sociali, godono di una notevole libertà economica e non sono legate né a mariti né a padri.
Le loro scelte sessuali indicano anche il loro disprezzo per le restrizioni e la cultura tradizionale, poiché, per esempio, scoprono il desiderio lesbico e bisessuale.
Così, attraverso l’ambiguità dell’orientamento sessuale di alcuni rapporti, risulta evidente che il mondo tradizionale e patriarcale cede lentamente alle sfide della modernità.