Licei e istituti tecnici: in 500mila pronti alla riforma
Il Sole 24 ORE – 11 gennaio 2010
di Luigi Illiano e Giovanni Scaminaci
La riforma della scuola secondaria è una corsa contro il tempo, ma il ministro Mariastella Gelmini ha più volte garantito che tutto andrà come previsto: da settembre debutteranno i nuovi licei, insieme con il riordino degli istituti tecnici e di quelli professionali. Intanto, sarà rinviato di un mese – a fine marzo – il termine per le iscrizioni. Sono le ultime rassicurazioni di Viale Trastevere, anche se manca ancora l’ufficialità. Condizione che non sta risparmiando a famiglie e studenti, incertezza sulla scelta dell’indirizzo di studi superiori.
La settimana appena iniziata dovrebbe però essere decisiva. Nei prossimi giorni arriveranno, infatti, gli ultimi pareri necessari prima dell’ok definitivo del governo alla riforma. Si dovrebbero esprimere, nell’ordine, consiglio di Stato e commissioni parlamentari. Secondo indiscrezioni, e salvo sorprese dell’ultima ora, i pareri (non vincolanti) saranno positivi ma conterranno molti paletti, a cominciare dalla richiesta di avviare il nuovo “sistema” coinvolgendo solo le classi prime.
Toccherà poi al consiglio dei ministri il varo definitivo – sicuramente entro questo mese -, seguito dalla firma del capo dello Stato, la registrazione della Corte dei conti e la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale: dal sì del governo scatterà una campagna di informazione rivolta alle famiglie e ai ragazzi che dovranno scegliere il percorso di studi.
Gli studenti che oggi frequentano la terza media sono dunque in attesa di sapere con certezza se le iscrizioni saranno rinviate sino a fine marzo. Il panorama dei nuovi percorsi di studi risulta molto più semplificato rispetto a quello attuale, perché verranno aboliti moltissimi indirizzi e tutte le sperimentazioni; alcuni subiranno modifiche, altri ancora saranno istituiti per la prima volta.
Le nuove leve
Qualche esempio sulle tante novità in arrivo: ci sarà un liceo scientifico tecnologico dove non è previsto lo studio del latino; il liceo delle scienze umane (ex magistrale) avrà un indirizzo giuridico economico, anch’esso senza latino; tra le new entry ci saranno il liceo linguistico statale e il liceo musicale e coreutico.
In tutti i corsi di studio ci sarà una riduzione dell’orario scolastico: 27 ore settimanali nel primo biennio del liceo classico, scientifico, linguistico e delle scienze umane; 32 ore nel liceo musicale e coreutico; 34 ore nei licei artistici, che prenderanno il posto degli attuali istituti d’arte; 32 ore settimanali negli istituti tecnici e professionali. Attualmente, grazie anche alle sperimentazioni, l’orario settimanale di quasi tutti gli indirizzi di studio oscilla fra le 32 e le 36 ore settimanali.
Inglese a tutto campo e in tutte le scuole per cinque anni e, nell’ultimo anno, apprendimento in inglese di una materia del corso di studi. Gli istituti, nelle prossime settimane, dovranno essere in grado di fornire ai ragazzi di terza media e alle loro famiglie le informazioni più dettagliate relative all’intero nuovo scenario del secondo ciclo.
Il restyling dovrebbe coinvolgere anche molti ragazzi che ora frequentano la scuola superiore. In particolare, lo schema di regolamento di riforma degli istituti professionali stabilisce che le novità si applicano da subito solo alle classi iniziali ma che, contestualmente, sarà ridotto l’orario delle lezioni delle classi seconde e terze, non coinvolte nella riforma. E’ però evidente che la riduzione del tempo-scuola comporterà il taglio orario di qualche disciplina, ancora da individuare, oppure l’eliminazione di qualche materia. Ma anche in questo caso non ci sono indicazioni precise.
Prime e seconde classi coinvolte da settembre, invece, secondo il regolamento degli istituti tecnici, ma la riduzione d’orario riguarderà anche le terze e persino le quarte. Anche qui sono tutte da inventare le modalità di passaggio al nuovo assetto: l’orario slim per alcune materie è tuttavia l’ipotesi più probabile.
Il regolamento di riordino dei licei, infine, prevede che vengano coinvolte nella riforma le prime e le seconde classi funzionanti nel 2010/2011, lasciando però immutati gli orari del triennio.
Chi è già iscritto
I cambiamenti che coinvolgeranno gli studenti che già frequentano le superiori avranno quasi sicuramente un impatto negativo sulla continuità didattica, anche se è impossibile allo stato delinearne la dimensione precisa, tanto più che sarà comunque diversa a seconda del tipo di scuola. Nelle ipotesi più semplici ci sarà la riduzione d’orario di qualche materia non ancora individuata; in altri casi ci sarà qualche materia nuova con relativo cambiamento dell’insegnante.
Va comunque sottolineato che in tutti i pareri acquisiti dal governo, oltre che nel dibattito che accompagna la riforma, è stato unanimemente chiesto di partire solo con le prime classi e di lasciar continuare tutte le altre secondo il vecchio ordinamento, per evitare il cambio di binario in corsa ai ragazzi che hanno già cominciato il percorso di studi. Al momento dell’approvazione definitiva della riforma da parte del consiglio dei ministri si saprà se la richiesta verrà accolta, anche su tutti i segnali dal Miur vanno già in questa direzione. Tenendo presente che limitarsi a far esordire il riordino soltanto nelle prime classi – misura del tutto ragionevole sul piano dell’impatto didattico e organizzativo – significherebbe, per il governo, rinunciare ai risparmi attesi dalle riduzioni d’orario introdotte dalla riforma.
Gli insegnanti
Naturalmente l’impatto della riforma sarà forte sul fronte dei docenti. Il meccanismo di riordino della spesa è stato varato con la manovra triennale (legge 133) voluta nel 2008 dal ministro dell’Economia, Giulio Tremonti. E prevede un taglio complessivo di 87.400 cattedre, da completare entro il 2011/2012. Per il prossimo anno scolastico, dunque, la sforbiciata sugli insegnanti toccherà quota 15.560 e nel 2011/2012 saranno tagliati 19.676 posti.
Coniugare i correttivi alla riforma delle superiori con le economie programmate si presenta comunque come un rompicapo non facile da risolvere.
Scuola/ Riforma superiori, imminente parere commissione Cultura
Apcom – 11 gennaio
Roma, 11 gen. (Apcom) – L’approvazione definitiva della riforma della scuola potrebbe essere questione di giorni: domani, dopo la pausa delle festività natalizie, riprendono i lavori della commissione Cultura della Camera, e all’ordine del giorno delle prime sedute vi è proprio l’esame dei tre schemi di regolamento per la riforma del secondo ciclo già approvato dal Cdm e su cui nei mesi scorsi si sono espressi, in successione presentando non poche criticità (comunque non vincolanti), Cnpi, sindacati, associazioni, conferenza delle Regioni e Consiglio di Stato.
Nei giorni scorsi il presidente della commissione Cultura, Valentina Aprea (Pdl), ha dichiarato che vi sono buone possibilità che l’approvazione finale dei rinnovati licei, tecnici e professionali possa avvenire già nel mese di gennaio. Da fonti interne alla Camera pare che se non subentreranno sorprese il parere sui regolamenti potrebbe arrivare già nella riunione di dopodomani, il 13 gennaio. Che rappresenterebbe, in pratica, il via libera all’approvazione finale del discusso testo di riforma.
In ogni caso, dal ministero è già stato fatto slittare a fine marzo il termine delle iscrizioni a questo genere di istituti. Qualora l’approvazione dell’aula dovesse arrivare per fine gennaio, servirà infatti almeno un altro mese per attendere la firma del Capo dello Stato e la pubblicazione del testo in gazzetta ufficiale.
Durante le sedute dei prossimi giorni, i componenti della commissione Cultura saranno chiamati anche a rispondere ad alcune interrogazioni del Pd sulla situazione finanziaria delle scuole: in particolare per il perdurante stato debitorio dello Stato nei confronti degli oltre 10.450 istituti (oltre un miliardo di euro complessivi per i mancati finanziamenti degli anni passati) a proposito del quale non vi sono stati riferimenti nella finanziaria 2010.
A preoccupare gli istituti è anche la scarsità di fondi per il funzionamento quotidiano, che ha riflessi negativi per l’acquisto di beni di prima necessità scolastica (carta igienica e per fotocopie, gessetti, toner per stampanti, ecc.) ed in certi casi anche sull’accesso alle mense.
A tal proposito, in alcune scuole le proteste cominciano ad essere particolarmente vistose: all’interno di un istituto di Calolziocorte (Lecco), un docente, Ruggero Meles, per protestare contro la richiesta di pagamento del pasto da parte del Comune, ha avviato da qualche giorno lo sciopero della fame.