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11 Giugno 2025Federico Chabod, nel suo famosissimo saggio L’idea di nazione, in ogni protagonista del risorgimento, individua una diversa interpretazione dell’idea di Patria e Nazione
Traccia
SESSIONE ORDINARIA 2023 – PRIMA PROVA SCRITTA – Ministero dell’istruzione e del merito
TIPOLOGIA B – ANALISI E PRODUZIONE DI UN TESTO ARGOMENTATIVO
PROPOSTA B1
Testo tratto da: Federico Chabod, L’idea di nazione, Laterza, Bari, (I edizione 1961), edizione utilizzata 2006, pp. 76-82.
TESTO
«[…] è ben certo che il principio di nazionalità era una gran forza, una delle idee motrici della storia del secolo XIX.
Senonché, occorre avvertire ben chiaramente che esso principio si accompagna allora, indissolubilmente, almeno negli italiani, con due altri princìpi, senza di cui rimarrebbe incomprensibile, e certo sarebbe incompleto.
Uno di questi princìpi, il più collegato anzi con l’idea di nazionalità, era quello di libertà politica […]. In alcuni casi, anzi, si deve fin dire che prima si vagheggiò un sistema di libertà all’interno dello Stato singolo in cui si viveva, e poi si passò a desiderare la lotta contro lo straniero, l’indipendenza e in ultimo l’unità, quando cioè ci s’accorse che l’un problema non si risolveva senza l’altro. E fu proprio il caso del conte di Cavour, mosso dapprima da una forte esigenza liberale, anelante a porre il suo paese al livello raggiunto dalle grandi nazioni libere dell’Occidente (Francia ed Inghilterra); e necessariamente condotto a volere l’indipendenza, e poi ancora l’unità. […]
Quanto al Mazzini, credo inutile rammentare quanto l’esigenza di libertà fosse in lui radicata: a tal segno da tenerlo ostile alla monarchia, anche ad unità conseguita, appunto perché nei principi egli vedeva i nemici del vivere libero. Egli è repubblicano appunto perché vuole la libertà: piena, assoluta, senza mezzi termini e riserve.
Il Manifesto della Giovine Italia è già più che esplicito: «Pochi intendono, o paiono intendere la necessità prepotente, che contende il progresso vero all’Italia, se i tentativi non si avviino sulle tre basi inseparabili dell’Indipendenza, della Unità, della Libertà».
E più tardi, nell’appello ai Giovani d’Italia ch’è del 1859, nuova, nettissima affermazione «Adorate la Libertà. Rivendicatela fin dal primo sorgere e serbatela gelosamente intatta…» […]
Il secondo principio che s’accompagnava con quello di nazione, era quello europeo. […]
Pensiamo al Mazzini, anzitutto. Egli, che esalta tanto la nazione, la patria, pone tuttavia la nazione in connessione strettissima con l’umanità. La nazione non è fine a se stessa: anzi! È mezzo altissimo, nobilissimo, necessario, ma mezzo, per il compimento del fine supremo: l’Umanità, che è la Patria delle Patrie, la Patria di tutti. Senza Patria, impossibile giungere all’Umanità: le nazioni sono «gl’individui dell’umanità come i cittadini sono gl’individui della nazione… Patria ed Umanità sono dunque egualmente sacre». […]
Ora, l’umanità è ancora, essenzialmente, per il Mazzini, Europa: ed infatti insistente e continuo è il suo pensare all’Europa, l’Europa giovane che, succedendo alla vecchia Europa morente, l’Europa del Papato, dell’Impero, della Monarchia e dell’Aristocrazia, sta per sorgere.»
COMPRENSIONE E ANALISI
Puoi rispondere punto per punto oppure costruire un unico discorso che comprenda le risposte a tutte le domande proposte.
- Riassumi il contenuto del testo.
- Quali sono, secondo Chabod, le esigenze e gli obiettivi di Camillo Benso, conte di Cavour, nei confronti dell’Italia?
- Nella visione di Mazzini, qual è il fine supremo della nazione e cosa egli intende per ‘Umanità’?
- Spiega il significato della frase ‘La nazione non è fine a se stessa: anzi! È mezzo altissimo, nobilissimo, necessario, ma mezzo, per il compimento del fine supremo: l’Umanità’.
PRODUZIONE
Sulla base dei tuoi studi esponi le tue considerazioni sull’argomento proposto da Federico Chabod (1901 – 1960) nel brano e rifletti sul valore da attribuire all’idea di nazione, facendo riferimento a quanto hai appreso nel corso dei tuoi studi e alle tue letture personali.
Elabora un testo in cui tesi e argomenti siano organizzati in un discorso coerente e coeso.
Svolgimento
Analisi del testo “L’idea di nazione” di Federico Chabod
Il brano di Federico Chabod, tratto da “L’idea di nazione”, offre una lettura complessa e sfaccettata del principio di nazionalità nel XIX secolo, evidenziandone la stretta e indissolubile connessione con altri due principi fondamentali: la libertà politica e il concetto di Europa/Umanità. L’analisi di Chabod, concentrandosi sulle figure di Cavour e Mazzini, rivela come l’idea di nazione non fosse un fine a sé stante, ma un mezzo per la realizzazione di valori più alti.
Comprensione e Analisi
1. Riassumi il contenuto del testo.
Il testo di Federico Chabod analizza l’idea di nazionalità come forza motrice del XIX secolo, sottolineando che essa, almeno in Italia, era indissolubilmente legata a due altri principi: la libertà politica e il principio europeo/umanitario. Chabod spiega che per figure come Cavour, l’esigenza di libertà interna allo Stato fu prioritaria, e solo in seguito si comprese che essa passava per l’indipendenza e l’unità nazionale, mirando a portare il Piemonte al livello delle nazioni liberali occidentali. Per Mazzini, la libertà era ancora più radicale, fondamento del suo repubblicanesimo e pilastro inscindibile insieme a indipendenza e unità, come espresso nel Manifesto della Giovine Italia. Il secondo principio è quello europeo: Mazzini, pur esaltando la nazione, la considera un mezzo nobile e necessario per il “fine supremo” dell’Umanità, intesa come la “Patria delle Patrie”. Per lui, l’Umanità si identificava essenzialmente con un’Europa giovane e nascente, che doveva succedere alla vecchia Europa morente e ai suoi vecchi poteri.
2. Quali sono, secondo Chabod, le esigenze e gli obiettivi di Camillo Benso, conte di Cavour, nei confronti dell’Italia?
Secondo Chabod, le esigenze e gli obiettivi di Camillo Benso, conte di Cavour, nei confronti dell’Italia (o, più precisamente, del suo Piemonte) erano inizialmente focalizzati su una forte esigenza di libertà politica. Cavour desiderava ardentemente “porre il suo paese al livello raggiunto dalle grandi nazioni libere dell’Occidente (Francia ed Inghilterra)”. Ciò implica l’obiettivo di modernizzare lo Stato sabaudo, dotandolo di istituzioni liberali, un sistema parlamentare efficiente e un’economia progredita, sullo stampo dei modelli britannico e francese. Solo in un secondo momento, e per una “necessità” quasi logica, egli fu “condotto a volere l’indipendenza, e poi ancora l’unità”. Questo significa che per Cavour l’unità e l’indipendenza non furono un punto di partenza ideologico (come per Mazzini), ma la conseguenza pragmatica e imprescindibile del suo progetto liberale di modernizzazione dello Stato piemontese. Si accorse che il problema della libertà interna non si sarebbe risolto senza l’indipendenza dallo straniero (l’Austria) e, successivamente, senza l’unità della penisola.
3. Nella visione di Mazzini, qual è il fine supremo della nazione e cosa egli intende per ‘Umanità’?
Nella visione di Mazzini, il fine supremo della nazione non è la nazione stessa, bensì l’Umanità. Egli considera la nazione come “mezzo altissimo, nobilissimo, necessario, ma mezzo, per il compimento del fine supremo: l’Umanità, che è la Patria delle Patrie, la Patria di tutti”. La nazione è quindi una tappa fondamentale, un’entità essenziale, ma non l’obiettivo finale.
Per ‘Umanità’, Mazzini intende un concetto ampio e sovranazionale:
- È la “Patria delle Patrie”, cioè un’entità superiore che include tutte le nazioni, una sorta di comunità globale.
- È la “Patria di tutti”, un orizzonte universale di fratellanza e progresso.
- Le nazioni sono gli “individui dell’umanità come i cittadini sono gl’individivi della nazione”, il che significa che l’umanità è un organismo composto da nazioni, così come la nazione è composta da individui. C’è una correlazione organica tra questi livelli.
- “Patria ed Umanità sono dunque egualmente sacre”, a sottolineare l’importanza morale e spirituale di entrambi i concetti.
- L’Umanità, per Mazzini, è ancora essenzialmente Europa, e in particolare un’“Europa giovane” che deve sorgere sulle ceneri della “vecchia Europa morente” (quella del Papato, dell’Impero, della Monarchia e dell’Aristocrazia), rappresentando un ideale di progresso e libertà per l’intero continente.
4. Spiega il significato della frase ‘La nazione non è fine a se stessa: anzi! È mezzo altissimo, nobilissimo, necessario, ma mezzo, per il compimento del fine supremo: l’Umanità’.
La frase “La nazione non è fine a se stessa: anzi! È mezzo altissimo, nobilissimo, necessario, ma mezzo, per il compimento del fine supremo: l’Umanità” è una delle più chiare espressioni del cosmopolitismo e dell’idealismo di Giuseppe Mazzini, come interpretato da Chabod, e riflette una visione trascendente della politica.
Il significato è il seguente:
- Rifiuto del nazionalismo esclusivista: L’espressione “La nazione non è fine a se stessa” si oppone a qualsiasi concezione chiusa, aggressiva o isolazionista della nazione. Negli sviluppi successivi, il nazionalismo avrebbe assunto connotazioni negative, esaltando la propria nazione a discapito delle altre, arrivando a teorie di superiorità. Mazzini qui nega questa deriva.
- La nazione come strumento di un fine superiore: La nazione non è l’obiettivo ultimo dell’azione politica e morale, ma un “mezzo”. Questo mezzo è definito “altissimo, nobilissimo, necessario”, riconoscendo quindi l’importanza fondamentale di avere una Patria unita e libera. Senza una Patria, infatti, sarebbe impossibile giungere all’Umanità. La nazione è la prima comunità di individui che deve realizzare i principi di libertà e giustizia.
- L’Umanità come fine ultimo: Il “fine supremo” è l’Umanità, intesa come una comunità globale di popoli liberi e fratelli. Le nazioni, una volta costituite e rese libere, hanno il dovere morale di collaborare per il progresso comune dell’intera specie umana. La patria è un trampolino di lancio verso un ideale più grande di solidarietà e cooperazione tra i popoli.
In sostanza, Mazzini propone un nazionalismo non aggressivo, ma orientato a un orizzonte universale. La costruzione della nazione è un passo necessario e sacro, ma solo se finalizzato a contribuire al bene e al progresso dell’intera Umanità.
Produzione
L’Idea di Nazione: Tra Ideali Risorgimentali e Sfide Contemporanee
Il brano di Federico Chabod su “L’idea di nazione” offre uno spaccato illuminante del XIX secolo, rivelando come il principio di nazionalità in Italia fosse indissolubilmente legato a ideali di libertà e a una visione più ampia di umanità. L’analisi di figure come Cavour e Mazzini ci mostra un’epoca in cui la costruzione della nazione non era un fine a sé stante, ma un mezzo per la realizzazione di valori più alti. A distanza di oltre un secolo, questa riflessione è quanto mai attuale. Ritengo che il valore da attribuire all’idea di nazione oggi debba attingere a quella lezione risorgimentale più nobile, rifiutando le derive nazionalistiche e abbracciando una visione di appartenenza inclusiva e orientata alla cooperazione internazionale.
Il XIX secolo fu, come afferma Chabod, il secolo del principio di nazionalità, una “gran forza” motrice. In Italia, l’esempio di Cavour mostra un pragmatismo che, partendo dall’esigenza liberale di modernizzare il Piemonte, lo condusse per necessità all’indipendenza e all’unità. Era una visione che cercava di allineare l’Italia alle “grandi nazioni libere dell’Occidente”, ponendo la libertà politica come prerequisito per l’affermazione nazionale. Mazzini, d’altro canto, incarnava un idealismo più radicale, per il quale la libertà era assoluta e il repubblicanesimo una via necessaria. Ma ciò che rende la sua visione straordinariamente lungimirante è il suo “principio europeo”, l’idea che la nazione non sia un fine, ma un “mezzo altissimo” per il compimento del “fine supremo: l’Umanità, che è la Patria delle Patrie”. Questo nazionalismo di Mazzini era, quindi, intrinsecamente cosmopolita, orientato alla cooperazione tra popoli liberi per il progresso universale.
Questo ci porta a riflettere sul valore da attribuire all’idea di nazione oggi. Nel XX secolo, purtroppo, il principio di nazionalità ha spesso degenerato in forme aggressive e esclusive di nazionalismo, culminate nei totalitarismi e nelle due guerre mondiali. Il nazionalismo inteso come culto della propria nazione a discapito degli altri, l’esaltazione della propria superiorità e la chiusura ai confini, è stato un flagello che ha causato indicibili sofferenze. Pertanto, l’idea di nazione oggi non può e non deve essere interpretata in chiave aggressiva o isolazionista.
Al contrario, il valore della nazione, oggi, deve essere riscoperto in una prospettiva che recuperi gli ideali più nobili del Risorgimento, in particolare la visione mazziniana di una Patria che è tale in quanto parte di un’Umanità più ampia. L’appartenenza nazionale può e deve essere un valore positivo se intesa come:
- Identità culturale e storica: La nazione è un patrimonio comune di lingua, tradizioni, storia, arte. Essa fornisce un senso di appartenenza e di continuità, permettendo agli individui di sentirsi parte di una comunità con radici profonde. Nel mio percorso di studi, lo studio della letteratura e della storia italiana mi ha fornito strumenti per comprendere la ricchezza e la complessità di questa identità.
- Solidarietà e coesione interna: La nazione dovrebbe essere un ambito di solidarietà e giustizia sociale per i propri cittadini, garantendo diritti e opportunità. Questo senso di coesione interna è fondamentale per affrontare le sfide sociali ed economiche.
- Responsabilità globale: Una nazione forte e consapevole deve essere un attore responsabile sulla scena internazionale. Non si tratta di chiudersi, ma di contribuire al bene comune globale, partecipando a organizzazioni internazionali, promuovendo la pace e i diritti umani, collaborando per affrontare sfide transnazionali come i cambiamenti climatici o le pandemie (come sottolineato da Ferrajoli, vedi articolo C1). La nazione diventa un “mezzo” per il progresso dell’Umanità.
Nel contesto europeo, in particolare, l’idea di nazione deve essere conciliata con il progetto di integrazione. L’Unione Europea, pur rispettando le identità nazionali, si propone come una “Patria delle Patrie”, un’entità sovranazionale che promuove la pace, la democrazia e i diritti umani tra i suoi membri. Le tensioni e le sfide attuali (come quelle descritte da David Sassoli, vedi articolo C1, sulla difesa dei valori fondanti) dimostrano quanto sia ancora difficile conciliare l’interesse nazionale con quello comunitario, ma la lezione di Mazzini ci ricorda che è proprio in questa tensione che risiede la possibilità di un progresso superiore.
In conclusione, l’idea di nazione oggi non può essere un ritorno a forme nazionalistiche obsolete e pericolose. Deve essere, invece, una riaffermazione di un’identità consapevole delle proprie radici e della propria specificità, ma al contempo aperta e inclusiva. La nazione è un valore se è un veicolo di libertà e di progresso per i propri cittadini, e se contribuisce attivamente al benessere e alla pace dell’Umanità nel suo complesso. Il “sogno” di Mazzini di un’Europa unita e libera, dove le nazioni collaborano per un fine comune, rimane un orizzonte desiderabile e un monito costante per le generazioni presenti e future.