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11 Giugno 2025ITALIANO Traccia ufficiale della prima prova scritta dell’Esame di Stato 2023 (Tipologia B testo argomentativo)
Testo integrale della traccia ufficiale per la Tipologia B3
Traccia
SESSIONE ORDINARIA 2023 – PRIMA PROVA SCRITTA – Ministero dell’istruzione e del merito
TIPOLOGIA B – ANALISI E PRODUZIONE DI UN TESTO ARGOMENTATIVO
PROPOSTA B3
Testo tratto da: Oriana Fallaci, Intervista con la storia, Rizzoli, Milano, 1977, pp.7-8.
TESTO
«La storia è fatta da tutti o da pochi? Dipende da leggi universali o da alcuni individui e basta? È un vecchio dilemma, lo so, che nessuno ha risolto e nessuno risolverà mai. È anche una vecchia trappola in cui cadere è pericolosissimo perché ogni risposta porta in sé la sua contraddizione. Non a caso molti rispondono col compromesso e sostengono che la storia è fatta da tutti e da pochi, che i pochi emergono fino al comando perché nascono al momento giusto e sanno interpretarlo.
Forse. Ma chi non si illude sulla tragedia assurda della vita è portato piuttosto a seguire Pascal¹, quando dice che, se il naso di Cleopatra fosse stato più corto, l’intera faccia della terra sarebbe cambiata; è portato piuttosto a temere ciò che temeva Bertrand Russell² quando scriveva: «Lascia perdere, quel che accade nel mondo non dipende da te. Dipende dal signor Krusciov, dal signor Mao Tse-Tung, dal signor Foster Dulles³. Se loro dicono ‘morite’ noi morremo, se loro dicono ‘vivete’ noi vivremo».
Non riesco a dargli torto. Non riesco a escludere insomma che la nostra esistenza sia decisa da pochi, dai bei sogni o dai capricci di pochi, dall’iniziativa o dall’arbitrio di pochi. Quei pochi che attraverso le idee, le scoperte, le rivoluzioni, le guerre, addirittura un semplice gesto, l’uccisione di un tiranno, cambiano il corso delle cose e il destino della maggioranza.
Certo è un’ipotesi atroce. È un pensiero che offende perché, in tal caso, noi che diventiamo? Greggi impotenti nelle mani di un pastore ora nobile ora infame? Materiale di contorno, foglie trascinate dal vento?»
NOTE
¹ Pascal: Blaise Pascal (1623-1662) scienziato, filosofo e teologo francese. In un suo aforisma sostenne il paradosso che l’aspetto di Cleopatra, regina d’Egitto, avrebbe potuto cambiare il corso della storia nello scontro epocale tra Oriente e Occidente nel I secolo a.C.
² Bertrand Russell: Bertrand Arthur William Russell (1872-1970), filosofo, logico, matematico britannico, autorevole esponente del movimento pacifista, fu insignito del premio Nobel per la letteratura nel 1950.
³ Foster Dulles: John Foster Dulles (1888-1959), politico statunitense, esponente del partito repubblicano, divenne segretario di Stato nell’amministrazione Eisenhower nel 1953, restando in carica fino al 1959, anno della sua morte.
COMPRENSIONE E ANALISI
Puoi rispondere punto per punto oppure costruire un unico discorso che comprenda le risposte a tutte le domande proposte.
- Riassumi il brano proposto nei suoi snodi tematici essenziali.
- ‘La storia è fatta da tutti o da pochi? Dipende da leggi universali o da alcuni individui e basta?’ Esponi le tue considerazioni sulle domande con cui il brano ha inizio.
- Come si può interpretare la famosa citazione sulla lunghezza del naso di Cleopatra? Si tratta di un paradosso oppure c’è qualcosa di profondamente vero? Rispondi esponendo la tua opinione.
- Oriana Fallaci cita il pensiero di Bertrand Russell, espresso ai tempi della Guerra fredda, che sembra non lasciare scampo alle nostre volontà individuali rispetto agli eventi storici. Per quali motivi il filosofo inglese prende a riferimento proprio quei personaggi politici come arbitri dei destini del mondo?
PRODUZIONE
L’ipotesi con cui Oriana Fallaci (1929 – 2006) conclude il suo pensiero sulla storia, si riferisce ai tempi della Guerra fredda e della minaccia nucleare. Tuttavia, da allora, il susseguirsi di tensioni e conflitti non accenna a placarsi, anche nel nostro continente.
Secondo te, la situazione è ancor oggi nei termini descritti dalla giornalista?
Rispondi anche con esempi tratti dalle tue conoscenze degli avvenimenti internazionali e dalle tue letture elaborando un testo che presenti le tue tesi sostenute da adeguate argomentazioni.
INDICAZIONI PER LA PRODUZIONE
- Struttura: Introduzione con presentazione della tesi, sviluppo argomentativo con esempi concreti, conclusione
- Possibili sviluppi tematici:
- Il ruolo dei leader politici nella storia contemporanea
- Esempi di decisioni individuali che hanno cambiato il corso degli eventi recenti
- Il potere dei mass media e dei social network nel condizionare l’opinione pubblica
- Conflitti contemporanei e responsabilità individuali vs. collettive
- Il ruolo della democrazia e della partecipazione popolare
- Globalizzazione e interdipendenza tra nazioni
Svolgimento
Analisi del brano “Intervista con la storia” di Oriana Fallaci
Il brano tratto da “Intervista con la storia” di Oriana Fallaci si apre con un interrogativo fondamentale e atemporale sulla natura della storia: essa è “fatta da tutti o da pochi?” e “dipende da leggi universali o da alcuni individui e basta?”. Fallaci esplora questo “vecchio dilemma” riconoscendo la sua irrisolvibilità e la contraddittorietà intrinseca di ogni risposta. La sua riflessione, profondamente radicata in un contesto di Guerra Fredda e di minaccia nucleare, tende a un’ipotesi pessimistica, quasi rassegnata, che vede la nostra esistenza decisa da “pochi” potenti.
Comprensione e Analisi
1. Riassumi il brano proposto nei suoi snodi tematici essenziali.
Il brano di Oriana Fallaci si apre con il dilemma fondamentale se la storia sia il risultato dell’azione di tutti o di pochi individui, o se dipenda da leggi universali. L’autrice riconosce la complessità e l’irrisolvibilità di tale questione, sottolineando come ogni risposta porti in sé una contraddizione. Pur menzionando la posizione di compromesso (storia fatta da tutti e pochi, dove i pochi emergono interpretando il momento), Fallaci propende per una visione più pessimistica. Ella si accosta a Pascal, che attribuiva un impatto storico anche a un dettaglio minimo come la lunghezza del naso di Cleopatra, e soprattutto a Bertrand Russell, il quale sosteneva che il destino del mondo dipendeva dai leader delle superpotenze (Krusciov, Mao Tse-Tung, Foster Dulles). Fallaci conclude di non poter escludere che la nostra esistenza sia determinata dai “bei sogni o dai capricci di pochi”, dall’iniziativa o dall’arbitrio di figure che, con idee, scoperte, rivoluzioni, guerre o anche un semplice gesto, cambiano il corso delle cose. L’autrice ammette la brutalità di tale ipotesi, che ridurrebbe gli individui a “greggi impotenti” o “materiale di contorno”.
2. ‘La storia è fatta da tutti o da pochi? Dipende da leggi universali o da alcuni individui e basta?’ Esponi le tue considerazioni sulle domande con cui il brano ha inizio.
Le domande con cui il brano di Oriana Fallaci ha inizio – “La storia è fatta da tutti o da pochi? Dipende da leggi universali o da alcuni individui e basta?” – sono interrogativi centrali per la filosofia della storia, che mettono in discussione il rapporto tra agency individuale e determinismo storico. A mio parere, la storia è il risultato di un’interazione complessa e dinamica tra tutti questi fattori, senza che uno prevalga in maniera esclusiva. È innegabile che “alcuni individui” (leader politici, pensatori, scienziati, artisti) abbiano avuto e continuino ad avere un’influenza sproporzionata sugli eventi, agendo come catalizzatori di cambiamenti o come simboli di un’epoca. Le loro decisioni, le loro idee, le loro azioni (e talvolta i loro “capricci”, come dice Fallaci) possono effettivamente modificare il corso delle cose. Tuttavia, questi individui agiscono sempre all’interno di un contesto sociale, economico e culturale preesistente. Non possono creare dal nulla. E qui entrano in gioco le “leggi universali” o, più precisamente, le “strutture” e le “tendenze” che caratterizzano le diverse epoche. Fattori come le crisi economiche, i progressi tecnologici, i mutamenti demografici, le ideologie dominanti, le dinamiche di potere tra stati, creano il terreno fertile su cui le azioni individuali possono attecchire o meno. Infine, la storia è fatta anche da “tutti”, ovvero dalla massa, dalla società civile. Le rivoluzioni, i movimenti sociali, le scelte di consumo, le resistenze passive, l’opinione pubblica (sebbene manipolabile, come suggerisce De Rita), sono espressioni della volontà collettiva che, pur non essendo sempre chiaramente visibile o organizzata, può determinare esiti imprevisti e limitare il potere dei pochi.
In sintesi, il dilemma non ha una risposta univoca perché la storia è un’interazione costante tra l’agire dei grandi individui, le forze strutturali e le dinamiche collettive che spesso si muovono al di là delle intenzioni dei singoli.
3. Come si può interpretare la famosa citazione sulla lunghezza del naso di Cleopatra? Si tratta di un paradosso oppure c’è qualcosa di profondamente vero? Rispondi esponendo la tua opinione.
La famosa citazione di Blaise Pascal, ripresa da Oriana Fallaci, sul “naso di Cleopatra” – “se il naso di Cleopatra fosse stato più corto, l’intera faccia della terra sarebbe cambiata” – è, a mio parere, sia un paradosso che una verità profonda.
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È un paradosso: A un primo livello, sembra un’affermazione iperbolica e assurda. Come può un dettaglio fisico così insignificante determinare eventi epocali come lo scontro tra Oriente e Occidente? Il paradosso serve a scuotere il lettore, a mettere in discussione la nostra percezione di eventi storici come il risultato di forze imponenti e inevitabili. Suggerisce che la storia, in realtà, può essere influenzata da contingenze apparentemente banali, dalla casualità, dalla fragilità umana.
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C’è qualcosa di profondamente vero: La verità profonda risiede nel concetto di casualità e contingenza storica, e nell’importanza dei fattori umani e personali nelle dinamiche del potere. Se il naso di Cleopatra (o più in generale, la sua bellezza e il suo fascino) avesse avuto un impatto diverso sulle decision figure come Giulio Cesare o Marco Antonio, le loro decisioni politiche, le loro alleanze e le loro guerre avrebbero potuto prendere pieghe diverse. Cleopatra fu una figura centrale nelle relazioni tra Roma e l’Egitto, e il suo fascino fu un fattore politico non trascurabile. Questo concetto si estende al di là della bellezza: qualsiasi caratteristica personale (una malattia, un’antipatia, un’amicizia inaspettata, un capriccio, un tratto caratteriale) di un individuo in posizione di potere può, in determinati momenti critici, avere un effetto “farfalla” sulla storia. Non si tratta di negare le grandi forze storiche, ma di riconoscere che la storia è un sistema complesso (come direbbe Di Domenico) in cui anche piccole variazioni iniziali possono portare a esiti divergenti. Questo suggerisce che la storia non è rigidamente determinata, ma aperta a esiti diversi.
In sintesi, il paradosso di Pascal è un monito contro il determinismo storico assoluto, ricordandoci che la storia è intrisa di elementi contingenti e che la dimensione umana, con le sue imprevedibilità e irrazionalità, gioca un ruolo cruciale.
4. Oriana Fallaci cita il pensiero di Bertrand Russell, espresso ai tempi della Guerra fredda, che sembra non lasciare scampo alle nostre volontà individuali rispetto agli eventi storici. Per quali motivi il filosofo inglese prende a riferimento proprio quei personaggi politici come arbitri dei destini del mondo?
Oriana Fallaci cita il pensiero di Bertrand Russell – “Lascia perdere, quel che accade nel mondo non dipende da te. Dipende dal signor Krusciov, dal signor Mao Tse-Tung, dal signor Foster Dulles. Se loro dicono ‘morite’ noi morremo, se loro dicono ‘vivete’ noi vivremo” – perché Russell prende a riferimento proprio quei personaggi politici come arbitri dei destini del mondo per motivi strettamente legati al contesto geopolitico della Guerra Fredda e alla minaccia nucleare.
- Potere assoluto sui mezzi di distruzione: Negli anni ’50 e ’60, Krusciov (leader dell’Unione Sovietica), Mao Tse-Tung (leader della Cina Popolare) e John Foster Dulles (Segretario di Stato americano) erano le figure apicali delle tre maggiori potenze nucleari o quasi nucleari del mondo. Essi detenevano, o influenzavano direttamente, il comando di arsenali atomici capaci di distruggere l’umanità. Le loro decisioni in materia di politica estera, diplomazia o persino di aggressione militare, avevano un impatto diretto sulla possibilità di una guerra nucleare, che avrebbe determinato la sopravvivenza o la distruzione di miliardi di persone.
- Contesto bipolare: La Guerra Fredda era caratterizzata da una logica bipolare (USA vs. URSS), con la Cina emergente come terza potenza significativa. Le decisioni prese in questi vertici di potere avevano ripercussioni globali, influenzando blocchi militari, alleanze e strategie di contenimento. La capacità dei singoli cittadini di incidere su queste decisioni era percepita come quasi nulla.
- Simbolo dell’arbitrio individuale nel destino collettivo: Russell, come pacifista e pensatore critico, usa questi nomi come metafora dell’arbitrio di pochi individui che, per “bei sogni o capricci”, per “iniziativa o arbitrio”, detengono un potere così smisurato da poter decidere della vita o della morte dell’intera umanità. La citazione esprime un senso di impotenza e disperazione di fronte alla prospettiva di essere semplici “greggi” nelle mani di pastori tanto potenti.
In sintesi, Russell sceglie quei personaggi perché erano, in quel momento storico, i detentori del potere ultimo sulla vita e sulla morte, simboli della minaccia nucleare e della percezione di una storia determinata da pochi.
Produzione
Il Filo Sottile del Destino: L’Umanità tra il Potere dei Pochi e le Nuove Voci dei Molti
L’ipotesi con cui Oriana Fallaci conclude la sua riflessione sulla storia, riferendosi ai tempi della Guerra Fredda e alla minaccia nucleare, dipinge un quadro in cui il destino dell’umanità sembra appeso ai “bei sogni o ai capricci di pochi” potenti. A distanza di decenni, con il susseguirsi di tensioni e conflitti che non accennano a placarsi, anche nel nostro continente, la domanda se la situazione sia ancor oggi nei termini descritti dalla giornalista è più che mai pertinente. Ritengo che, sebbene l’influenza dei “pochi” decisori rimanga innegabilmente fortissima, l’epoca attuale sia caratterizzata da una complessità crescente e da nuove forme di agency che conferiscono ai “molti” una voce e un’influenza, seppur spesso indirette e frammentate, che non erano concepibili ai tempi di Russell e Fallaci.
È indubbio che la capacità di pochi individui di influenzare il corso della storia sia tutt’altro che tramontata. Le vicende attuali ne sono una drammatica conferma. L’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, ad esempio, è un evento che ha scosso gli equilibri mondiali e ha avuto un impatto devastante su milioni di vite, e la sua origine è strettamente legata alla decisione di un singolo leader, Vladimir Putin. Allo stesso modo, le tensioni geopolitiche nel Mar Cinese Meridionale o le decisioni economiche dei grandi colossi tecnologici (i cui CEO possono influenzare mercati e comportamenti a livello globale) mostrano come la politica, l’economia e la guerra siano ancora, in larga parte, plasmate dalle scelte di un’élite ristretta di figure di potere. Queste figure, siano essi capi di stato, leader militari o magnati industriali, detengono risorse e capacità decisionali che possono effettivamente cambiare il destino della “maggioranza”, come temeva Russell.
Tuttavia, il quadro contemporaneo è più sfumato rispetto alla rigidità bipolare della Guerra Fredda. Sebbene la minaccia nucleare persista e l’autoritarismo sia ancora una realtà, l’emergere di nuove dinamiche ha, a mio avviso, modificato, seppur non annullato, il potere dei “pochi”.
In primo luogo, il ruolo dei “molti” è cresciuto grazie alla diffusione dell’informazione e alla connettività globale. Ai tempi di Russell, l’accesso alle informazioni era fortemente controllato. Oggi, l’avvento di Internet e dei social media ha decentralizzato, almeno in parte, la produzione e la diffusione delle notizie. Movimenti come “Fridays for Future” (per citare un’esperienza attuale nel mio percorso scolastico) dimostrano come la mobilitazione di milioni di giovani a livello globale possa mettere sotto pressione i governi e influenzare l’agenda politica sul cambiamento climatico. Le proteste per i diritti civili, le campagne di sensibilizzazione online, le petizioni che raccolgono milioni di firme, sono tutte espressioni di una nuova forma di agency collettiva. Non si tratta di un potere diretto di governo, ma di una capacità di creare opinione pubblica, di esercitare pressione e di ostacolare (o promuovere) determinate decisioni.
In secondo luogo, la complessità del mondo è aumentata, limitando, in un certo senso, l’arbitrio dei singoli. Come suggerisce Manlio Di Domenico (in un altro articolo), la pandemia ha mostrato che i problemi contemporanei sono “complessi”, non semplicemente “complicati”, e richiedono una multidisciplinarietà che travalica la visione di un singolo individuo. Le decisioni dei leader, per quanto potenti, devono confrontarsi con una miriade di fattori interconnessi – crisi economiche globali, pandemie, migrazioni, cambiamenti climatici – che non possono essere controllati da una singola volontà. La storia, in questo senso, è sempre più un’interazione tra l’agency individuale e le forze strutturali che la condizionano.
Infine, la “trasfigurazione in basso e banale della realtà” di cui parla De Rita, pur essendo un pericolo reale dovuto all’opinionismo, può essere contrastata proprio dalla consapevolezza dei “molti”. Se è vero che la disinformazione è una minaccia, è anche vero che una crescente educazione critica e una maggiore capacità di discernimento possono permettere ai cittadini di sfuggire al ruolo di “greggi impotenti”. Il diritto di nutrire dubbi, se esercitato con rigore e ricerca dell’approfondimento, è uno strumento essenziale per non farsi manipolare dalle narrative predefinite.
In conclusione, la situazione attuale non è identica ai tempi di Fallaci, ma ne è un’evoluzione. L’influenza dei “pochi” leader rimane innegabile, soprattutto nelle decisioni che riguardano la guerra e la pace. Tuttavia, il potere dei “molti” si è manifestato in nuove forme, grazie alla connettività e alla crescente complessità delle sfide globali. Il nostro destino non è deciso solo dai capricci di pochi, né solo da leggi universali. È un delicato equilibrio tra l’azione di individui in posizioni di potere e la crescente, seppur ancora frammentata, voce di una società civile globale, sempre più consapevole della propria comune fragilità e della necessità di difendere i propri valori. La battaglia per la storia è ancora in corso, e il suo esito dipenderà dalla nostra capacità di esercitare, con responsabilità, il nostro ruolo di cittadini attivi e pensanti.