Testo descrittivo
27 Gennaio 2019Dipinti di Antonello da Messina
27 Gennaio 2019
sestina, n. 22 del canzoniere di Petrarca
analisi del testo di Alissa Peron
testo
A qualunque animale alberga in terra,
se non se alquanti ch’ànno in odio il sole,
tempo da travagliare è quanto è ‘l giorno;
ma poi che ‘l ciel accende le sue stelle,
qual torna a casa et qual s’anida in selva
per aver posa almeno infin a l’alba.
Et io, da che comincia la bella alba
a scuoter l’ombra intorno de la terra
svegliando gli animali in ogni selva,
non ò mai triegua di sospir’ col sole;
pur quand’io veggio fiammeggiar le stelle
vo lagrimando, et disïando il giorno.
Quando la sera scaccia il chiaro giorno,
et le tenebre nostre altrui fanno alba,
miro pensoso le crudeli stelle,
che m’ànno facto di sensibil terra;
et maledico il dí ch’i’ vidi ‘l sole,
e che mi fa in vista un huom nudrito in selva.
Non credo che pascesse mai per selva
sí aspra fera, o di nocte o di giorno,
come costei ch’i ‘piango a l’ombra e al sole;
et non mi stancha primo sonno od alba:
ché, bench’i’ sia mortal corpo di terra,
lo mi fermo desir vien da le stelle.
Prima ch’i’ torni a voi, lucenti stelle,
o torni giú ne l’amorosa selva,
lassando il corpo che fia trita terra,
vedess’io in lei pietà , che ‘n un sol giorno
può ristorar molt’anni, e ‘nanzi l’alba
puommi arichir dal tramontar del sole.
Con lei foss’io da che si parte il sole,
et non ci vedess’altri che le stelle,
sol una nocte, et mai non fosse l’alba;
et non se transformasse in verde selva
per uscirmi di braccia, come il giorno
ch’Apollo la seguia qua giú per terra.
Ma io sarò sotterra in secca selva
e ‘l giorno andrà pien di minute stelle
prima ch’a sí dolce alba arrivi il sole.
analisi
La sestina 22 parla dell’eros negato, circa come nelle Petrose di Dante, il riferimento è sia formale sia sostanziale. E’ tutta di endecasillabi come quella diDante Al poco giorno, Le parole-rima sono bisillabiche come nei modelli: terra sole giorno stelle selva alba; sono le stesse che in Dante non erano in punta di verso, ed acquistano significato man mano che ci si avvicina al cuore del problema di cui si parla, spesso sono anche polisemiche. Petrarca come Arnaut mantiene intatta la libertà di realizzare rime in modo derivativo (terra sotterra), come nella sestina lo fermo voler ongla senongla; Petrarca guarda insieme a Dante e alla fonte prima da cui Dante deriva e coniuga insieme i due elementi. Alcune parole bisillabiche presenti all’interno dei versi coincidono con parole-rima dantesche (tempo cielo ombra verde); sono tutti elementi naturali; le parole in punta di verso creano un sistema che guarda agli oggetti naturali, è un sistema di relazioni oggettive tra gli elementi. Nel congedo sono recuperate le sei parole-rima e distribuite due a due nei sei versi in una distribuzione libera, come avviene in Dante e Arnaut. Le sestine rientrano nella produzione giovanile di Petrarca tutta sotto il segno di Dante, cinque delle otto sono già presenti nella forma Correggio dei Fragmenta; l’influsso che Dante esercita sul giovane Petrarca dimostra come la parte giovanile dei Fragmenta sia fortemente classicizzante e fortemente dantesca. Petrarca afferma il dramma che lo attraversa, l’opposizione tra il giorno e la notte: di giorno vorrebbe vedere o vede la persona amata e questo gli provoca tormento, la notte la desidera; esprime poi il desiderio che ci sia una notte continua io cui nulla lo separi da lei e Laura non si trasformi nel grande albero dell’alloro (lauro) come Dafne che cercava di sfuggire all’abbraccio di Apollo.
Animali: esseri animati, che tutti devono operare con fatica durante il giorno e riposano la notte, contrariamente all’affanno del poeta; tutti tranne gli animali notturni, quelli che non sopportano la luce del sole, (se non se è formula dantesca, ad eccezione di), un riferimento ad essi era anche al sonetto 19 a rendere più stretta la connessione tematica tra questo gruppo di componimenti. L’avvicendamento temporale nella sfera della natura corrisponde nella seconda strofa all’avvicendarsi delle situazioni dell’io: la prima stanza presenta la realtà com’è dal punto di vista naturale, la seconda fa piovere quella situazione naturale dentro l’io lirico del poeta. Quando il sole accende le sue stelle è citazione dalle Georgiche di Virgilio.
E io: stilema oppositivo di tipo dantesco, vale io invece (inf II). Non ho tregua alla guerra dei sospiri: cfr 96 2. Vo lagrimando: la formula con andare + gerundio di presente perifrastico tipica dell’italiano antico indica partecipazione intensa del soggetto all’azione; i due gerundi riferiti all’io insieme allo svegliando del v 9 sigillano in una concordia discors il ciclo della giornata, entrambe le situazioni sono indicate con il gerundio.
La sera scaccia il chiaro giorno, le tenebre nostre altrui fanno alba: si procede per opposizioni binarie, caratteristica della mentalità di Petrarca. Si intende che le tenebre del nostro emisfero riportano la luce del giorno in altra parte del mondo, ma il verbo fanno sdoppia maggiormente l’alternanza giorno-notte riposo-affanno. Crudeli stelle: astra crudelia delle Bucoliche di Virgilio, ma qui stelle vale anche come pianeti e quindi come destino, guardo il mio destino crudele che mi ha fatto di questo fango frimordiale, quello dal quale è stato plasmato l’uomo che indica anche la sua fragilità e caducità. Maledico il dì ch’io vidi il sole: il giorno della nascita, viene da riferimenti biblici come Geremia e Giobbe, ma il sole è anche la luce di Laura, sole è parola-rima ed ha una pluralità di significati, tratto proprio della sestina; il sole è quello che conduce il foeta nel percorso della sua opera ovvero la donna che egli ama, qui la maledice ma leggendo il resto dell’opera si vede che la maledizione diventa benedizione perché grazie alla sua virtù è diventato poeta ottenendo per sé la salvezza e per lei la fama. Riferimento all’uomo selvatico: mito dei tempi, tema che attraversa questa cultura, uomo che vive in uno stato di assoluto primitivismo. Pascesse per selva: corrisponde al nudrito in selva di poco prima, l’aspra fera è Laura che il poeta in qualche modo maledice; aspra è nell’ultimo verso della stanza precedente, fera è in rima con sera, ci sono rilievi fonici che sottolineano la centralità del fatto (fera è anche in posizione di rilievo all’altezza del quinario dove si trova una cesura). O di notte o di giorno: formula di moltiplicazione, enfatizza la polarità enunciata in precedenza. Piango: richiama il lagrimando della seconda stanza. A l’ombra e al sole: ribadisce la continuità del pianto del poeta, che come prima ha detto è presente sia di notte sia di giorno. Il mio fermo desire vien dalle stelle: egli è corpo mortale in terra ma quel desiderio che sempre lo segue deriva dalle stelle che sono in cielo, dal suo destino, elementi antitetici; lo fermo desire è forse un’eco de lo ferm voler qu’el cor m’intra, primo verso della sestina di Arnaut. Torni alle stelle: corrispondenza con alcuni passi di Dante (Paradiso IV). Tomi: precipiti, tomare è verbo dell’italiano antico che equivale a tomber francese. Amorosa selva: la selva degli amanti di Aen VI dove errano gli amanti dell’Erebo, una condanna per l’eternità; a rotolare giù sarà la sua anima, il suo corpo sarà terra. Vedess’io: ottativo, potessi vedere un segno di pietà che dovrebbe manifestarsi da parte della donna amata che il poeta ha appena detto essere aspra fera, sembra un adynaton. Qui è nominata palesemente la notte ma con perifrasi (al tramontar del sole), Petrarca esplicita un desiderio impossibile, di vivere almeno una notte felice con l’amata ma questa notte non dovrebbe mai essere interrotta. Vediamo il gusto per giochi fonici (sol una notte, sol = soltanto rievoca fonicamente il sole che si scontra con la notte). La frase mai non fosse l’alba rimanda all’alba occitanica: i trovatori costruiscono componimenti chiamati albe in cui si maledice l’arrivo del sole, perché l’innamorato deve separarsi dalla donna amata. Verde selva = albero, si augura che non diventi come Dafne un alloro; secca selva = bara di legno, contrapposizione con verde selva che indica l’alloro pianta sempreverde, antitetico all’albero disseccato che formerà la bara in cui il poeta immagina di finire. Minute stelle = occitanismo semantico, avverrà che il giorno sia illuminato da stelle prima che arrivi la notte desiderata. La contrapposizione verde-secca selva è quella tra amore e morte, gloria e morte. Questo componimento è una specie di antefatto, segue il primo componimento di stile tragico, la canzone 23; si procede in una climax ascendente con variatio, e se si vuole salire si arriva di nuovo alla canzone, fa salire la tensione. Petrarca ama molto la canzone 23, lo sappiamo dalla canzone 70, una sorta di resoconto delle sue letture: finisce con il primo verso della canzone 23, ogni stanza finisce con il verso di un poeta (Arnaut Cavalcanti Dante Cino se stesso canzone 23, si colloca nella tradizione, è sulla stessa linea dei più grandi poeti di allora). Di questa canzone abbiamo anche gli abbozzi, sappiamo che ci lavorò moltissimo correggendo e riscrivendo tra il 1350 e il 1356, ma nel 1350 era elaborata perché era una de primis inventionibus nostris. Quella di questa canzone è una di quelle con la elle grafia di Petrarca, nella testimonianza manoscritta accanto al primo verso c’è una nota preziosa: data del 1356 che indica la fine del lavoro, che avviene Mediolani (foglio 11 verso); la parte del foglio che è davanti è stata scritta dopo, poi il foglio è stato girato e la prima parte è diventata il retto; la grafia del retto è più elegante e formalizzata di quella del verso, pieno di annotazioni e cancellature: il poeta continua ad intervenire sul proprio testo. La nota dice che è stata trascritta lì nel 1350 da altre carte, la parte iniziale viene decisa nel 1356; explicit sed nondum correct(a) = è finito.
La prima stanza è proemio a tutta la canzone, contiene la sostanza della storia che racconterà. La prima etate è l’adolescenza, Petrarca segue la partizione della vita di Isidoro di Siviglia; abbiamo conferma che prima etate è l’adolescenza da una nota in morte di Laura nel suo Virgilio ambrosiano: Laurea apparuit oculis meis sub primae adulescentiae meae tempus. La fera voglia è la passione amorosa, tema che ritorna, e fera sarà poi la donna. Citazione di Hor IV 11 35-36, cantando il duol si disacerba. Sdegnò: ebbe a sdegno; albergo: non è un motel gestito da Petrarca, è il cuore, dove trova casa Amore. La struttura è piuttosto argomentativa. Increbbe troppo altamente: dispiacque fuori misura (prima era aspramente come vediamo dagli abbozzi, ma nei versi c’erano troppe consonanti; Amore poi viene rappresentato non come avversario ma come colui che vuole che anche Petrarca si innamori). Duro scempio: in punta di verso, forse eco dantesca (purg XI crudo scempio). Acquistan fede: sono testimonianza, riferito ai sospiri. Memoria: ricordo della sua totalità, gli altri scritti del poeta; m’aita, nella stessa posizione in Dante Purg IV. Suol far: soleva. Qui Petrarca è platonico, padrone solo del corpo ma non dell’anima dove signoreggia Amore; divisione netta tra anima e corpo. Io dico: eco dantesca, donne ch’avete v 5 ????. Pensieri gelati: senso positivo o negativo, espressione ambigua, come il ghiaccio o come il cristallo, limpidi. Adamantino smalto: riparo d’acciaio; duro affetto: rigido proponimento, di non amare, era quasi impossibile che Amore trovasse spazio in lui. Miracolo: cosa strana, incomprensibile, che stupisce. Che son che fui? riflessione che riecheggia Ovidio Metamorfosi. Il poeta si trasforma in lauro cioè in lei, si identifica con la donna amata per l’intensità e la costanza dell’esperienza amorosa; processo della metamorfosi. Lauro è sempreverde, l’amore del poeta è perenne e radicato in lui tanto che diventa tutt’uno con la persona amata. Petrarca racconta la trasfigurazione della sua persona, piedi radici, capelli foglie ecc.; primer = primieramente. Lauro è Laura ed è la corona poetica, nel Secretum Agostino rimprovera a Francesco l’amore per la gloria e per Laura. Sovra l’onde: vicino alle acque, Peneo, fiume dove Dafne si trasformò in alloro, il fiume più altero sarebbe il Rodano o un altro fiume della Provenza. Né meno: nell’abbozzo era ma via più, qui funge da glossa ulteriore della lettera definitiva. Bianche piume: si allude alla trasformazione in cigno che avviene dopo che ha lasciato da parte la speranza che saliva troppo in alto (rimando a Fetonte); cigno è personaggio delle Metamorfosi di Ovidio, re che fu trasformato in animale per aver pianto troppo Fetonte, si scatena la memoria mitologica di Petrarca che si condensa in quest’immagine. Una volta diventato cigno il poeta canta cioè scrive poesia. Che volendo parlar cantava sempre: citazione Ovidio tristia, et quod tenptabam dicere versus erat; questa citazione conferma l’ascendenza ovidiana dei precedenti versi. Dolci e soavi tempre: le armonie del canto del poeta trasformato in cigno. Dolce e acerba nemica: ossimoro caratteristico della scrittura petrarchesca riferito a Laura. Per innanzi: da questo momento in avanti, versi non perspicui; si esprime l’impossibilità di dire fino in fondo, caratteristica di tutta l’esperienza d’amore del poeta. La donna amata non vuole che sia palesato il suo amore per lei, tipico fin dalla tradizione siciliana; l’amore non deve essere conosciuto dai pettegoloni, e quasi tutte le donne dai trovatori a Dante sono sposate, è un topos, la domina era una sola e le altre erano femmine; i poeti non potevano cantare la sguattera della cucina ma cantavano donne con posizioni socialmente alte, dunque coniugate. Ma il di ciò non far parola viene trasgredito, e poiché lei non si fa riconoscere lui le dice la verità; Laura riprende il suo vero aspetto (abito), e lo punisce, lui si trasforma in un vivo e sbigottito sasso; il poeta è consapevole che è diventato pietra viva che sente e questo lo lascia sconvolto. Noiosa: di sofferenza; noiosa e trista: dittologia sinonimica. Poiché il poeta non può parlare scrive, e la sua morte sarebbe danno per Laura della quale una volta morto non avrebbe più potuto scrivere; egli perde la sua identità, e la scrittura acquista un’autonomia che è la stessa della vita nuova di Dante. Con la sofferenza che si esplicita con le lacrime il poeta diventa alla fine una fontana.