Ora tutti parlano di Cesano Boscone
17 Maggio 2014La libertà delle parole – di Laura Alberico
17 Maggio 2014“Se si cura una patologia o si vince o si perde. Se si cura una persona vi garantisco che si vince, qualunque esito abbia la terapia.” Questa frase di Patch Adams ha un significato molto forte perché racchiude in sé il pensiero ed i principi ispiratori della clownterapia. di cui il predetto medico fu l’ispiratore. Patch Adams, medico statunitense degli anni ’80, riteneva infatti che “la missione di un medico non deve essere solo quella di prevenire la morte, ma anche migliorare la qualità della vita.”
Con la mia classe ho partecipato ad un incontro con gli operatori della clownterapia in un luogo diverso da quello in cui essi operano abitualmente, cioè l’ospedale. I “clown” ci hanno illustrato la loro attività. com’è organizzata e i suoi scopi. Dottor Sorriso è una fondazione onlus e quindi senza scopo di lucro, formata da clown professionisti (i dottor sorriso) e clown volontari. I primi sono formati specificamente al rapporto con i bambini in ospedale., essi ricevono un grosso supporto psicologico e lavorano in stretto contatto con lo staff medico. I secondi svolgono attività di animazione nei reparti pediatrici durante i fine settimana (ovviamente per diventare volontari occorre partecipare ad un corso di base di sessanta ore e fare un tirocinio). La clownterapia è un’attività professionale che integra le cure tradizionali, contribuendo a ricostruire, attraverso il sorriso, le difese immunitarie del bambino di fronte al trauma del ricovero in ospedale. L’intervento degli operatori produce effetti positivi su tutte le persone coinvolte nel processo terapeutico, ciò distrae e diverte i
bambini aiutandoli ad affrontare con maggiore leggerezza il contesto ospedaliero, spesso austero e asettico. Esso rappresenta anche un grosso aiuto nei confronti dei genitori dei bambini ammalati che si sentono impotenti di fronte ai loro figli e, nel contempo, consente al personale medico di operare con maggiore serenità. I benefici riscontrati sono molteplici, a partire dal “sorriso” che è un esercizio che rilassa tutti i muscoli producendo un effetto terapeutico soprattutto sui bambini (questa informazione mi ha colpita molto).
La clownterapia influisce sullo stato psicologico dei pazienti, rafforzando la loro capacità di affrontare la malattia e velocizzando il processo di guarigione. E’ scientificamente provato che la clownterapia riduce la
somministrazione di analgesici, i tempi di degenza rispetto ai bambini non coinvolti nella clownterapia e i tempi di miglioramento clinico. Aumenta inoltre le difese immunitarie e il livello delle endorfine, agevolando il
controllo del dolore.
La prima considerazione che ritengo di dover fare è che, anche se mi reputo fortunata nel non aver mai avuto un contatto diretto con i clown perché non sono mai stata ricoverata in ospedale, trovo ammirevole il lavoro e l’impegno profuso da queste persone che dedicano gratuitamente il loro tempo agli altri.
Penso che la clownterapia sia gratificante sia per chi la pratica sia per chi la riceve., sicuramente i clownterapisti a fine giornata si sentiranno pienamente soddisfatti perché consapevoli di aver compiuto un bellissimo gesto, alleviando il dolore di chi soffre. Personalmente non credo che riuscirei a svolgere questa attività poiché mi lascerei coinvolgere dalla situazione disperata dei pazienti. Infatti per svolgere tale terapia occorre assumere un certo distacco e avere una grande forza d’animo. Forse quest’ultima però me la darebbero proprio gli ammalati con il loro coraggio e il loro sorriso. Ritengo che quest’esperienza sia stata molto positiva per me, in quanto potrebbe gettare le basi per un mio impegno nel sociale, ovviamente in età più matura (la scelta di questa scuola è stata fatta proprio in questo senso). La clownterapia è una terapia reciproca, poiché vivere accanto al dolore e alla malattia aiuta ad apprezzare maggiormente tanti aspetti della vita quotidiana che spesso si considerano scontati.
“UN GIORNO SENZA SORRISO è UN GIORNO PERSO” (Charlie Chaplin).
Rebecca Capozzi 2°F