Storia romana
27 Gennaio 2019La metamorfosi
27 Gennaio 2019Relazione sul Romanzo Conversazione in Sicilia di Elio Vittorini
De Ciechi Marco 2 F – 27/12/2006
Autore:
Elio Vittorini nacque a Siracusa nel 1908 e durante gli anni della sua infanzia, seguì il padre ferroviere nei suoi spostamenti di lavoro per la Sicilia.
Dopo la scuola di base frequentò la scuola di ragioneria senza interesse, finché, dopo essere fuggito di casa diverse volte, nel 1924 abbandonò definitivamente la Sicilia.
Lavorò per un certo periodo come contabile in un’impresa di costruzioni in Venezia Giulia e nel 1930 si trasferì a Firenze dove lavorò come correttore di bozze alla “Nazione”.
Aveva intanto iniziato a scrivere articoli e pezzi narrativi che inviò a Curzio Malaparte che li pubblicò sulla rivista “Conquista dello Stato”.
Nel 1929 iniziò a collaborare alla rivista “Sol’aria” e venne pubblicato sull'”Italia Letteraria” un suo articolo, Scarico di coscienza, in cui accusava la letteratura italiana di provincialismo.
Nel 1931, per le edizioni di “Sol’aria” uscì il suo primo libro, una raccolta di racconti intitolato Piccola borghesia che venne ristampato da Mondadori nel 1953.
Nel 1936, quando scoppiò il conflitto in Spagna, Vittorini, che stava scrivendo Erica e i suoi fratelli, progettò, con l’amico Vasco Pratolini di raggiungere i repubblicani spagnoli e in un articolo sulla rivista “Bargello”, alla quale egli collaborava già dal 1932, scrisse un articolo in cui spronava i fascisti italiani ad appoggiare i repubblicani contro Franco e ciò gli causò l’espulsione dal Partito fascista.
Sempre nel 1936 pubblicò presso Parenti Nei Morlacchi. Viaggio in Sardegna che aveva vinto il premio indetto dall'”Infanzia” e che sarà poi ristampato da Mondadori, con il titolo Sardegna come un’infanzia, nel 1952.
Negli anni che vanno dal 1938 al 1939 uscì a puntate su “Letteratura” il romanzo Conversazione in Sicilia che sarà pubblicato in volume nel 1941, prima dall’editore Parenti e poi da Bompiani con il suo titolo originale.
Nel 1942 lo scrittore si avvicinò al Partito comunista clandestino e partecipò attivamente alla Resistenza.
Nel 1945 fu direttore, per un certo periodo, dell’edizione milanese dell'”Unità”, pubblicò presso Bompiani il romanzo Uomini e no e fondò la rivista di cultura contemporanea “Il Politecnico”.
Nel 1951 Einaudi lo chiamò per dirigere la collana “I Gettoni” e Vittorini condusse il suo incarico facendo scelte molto precise riguardo agli autori da inserire nella collana, accogliendo soprattutto le opere di giovani scrittori come Calvino e Fenoglio e rifiutando Il gattopardo di Tomasi di Lampedusa.
Nello stesso anno, in un articolo che pubblicava su “La Stampa”, Le vie degli ex comunisti, lo scrittore analizzava acutamente le cause del distacco di molti intellettuali e del suo dal PCI.
Iniziò nel 1960 a dirigere la collana “La Medusa” per Mondadori e in seguito la collana “Nuovi scrittori stranieri”. Nello stesso anno scrisse un manifesto per protestare contro la guerra e la tortura in Algeria e si candidò nelle liste radicali del PSI.
Negli ultimi anni della sua vita fu consulente della casa editrice Einaudi.
Tutti gli appunti di riflessione sulla letteratura da lui lasciati furono raccolti da D. Isella in un volume postumo, 1967, intitolato Le due tensioni.
Vittorini morì a Milano nel 1966.
Riassunto:
Il protagonista è Silvestro Ferrauto, intellettuale e tipografo, che vive a Bologna da 15 anni.
E’figlio di Costantino (impiegato delle ferrovie) e Concetta che vivono in Sicilia. Ha lasciato casa quando aveva 15 anni per tentare di trovare lavoro al Nord Italia.
Quando riceve la lettera di suo padre che gli annuncia di aver lasciato la moglie per andare a Venezia con un’altra donna, su suggerimento del padre, si decide a tornare al suo paese natale in coincidenza dell’onomastico della madre.
Durante il viaggio, Silvestro incontra alcuni personaggi che lo colpiscono particolarmente, ma, significativa è, tra tutte, la figura del Gran Lombardo; padrone di terre in Sicilia. Quest’ultimo parla e afferma che, ormai, è giunta l’ora «di assumere una nuova coscienza, di aspirare a nuovi e più alti doveri».
Dopo aver ritrovato percorrendo la strada di casa solo grazie alla sua memoria, pranza con la madre e intraprende una discussione lenta e ripetitiva, in cui entrambi ricordano la vita nelle case cantoniere. Silvestro sembra ricordarsi un passato felice, mentre Concetta gli ricorda spesso la miseria in cui vivevano.
Il dialogo tocca anche il padre, colpevole di averla tradita tante volte e di essere stato un buono a nulla.
Silvestro paragona poi il nonno al Gran Lombardo, anche se non lo ricorda bene.
Dopo essere stata lasciata da Costantino, Concetta lavora facendo iniezioni ai malati di malaria e tifo del paese che vivono quasi tutti nella povertà più assoluta. Il protagonista verrà immerso in una realtà di dolore e malattia.
Alla fine visitano anche una vedova ricca e poco prima di andare da una giovane il figlio decide di andarsene per girare un po’ da solo.
Inizialmente, Silvestro, incontra l’arrotino Calogero che lo porta così dall’uomo Ezechiele, là dove palpita il «cuore puro della Sicilia non ancora contaminato dalle offese del mondo».
Il trio si sposta poi dal paniere Porfirio e infine alla bottega di Colombo, dove consumano del vino.
Lasciata la compagnia, Silvestro va da solo in via Belle Signore, dove incontra un soldato ucciso in guerra che rimane nell’ombra per non farsi vedere. I due si mettono a discutere al cimitero e il soldato gli confessa che si ricorda di quand’era piccolo, mentre giocava con il fratello Silvestro. In seguito, Silvestro, riconoscerà il fratello nella figura del soldato morto.
Silvestro e Concetta, discutono un po’ sulla gioia che dovrebbe provare lei per la morte di un figlio sul campo di battaglia: è un onore per la patria.
Silvestro poi esce e si mette a piangere, fermandosi davanti alla statua dedicata ai caduti e circondato da tutte le persone che ha incontrato nel suo viaggio.
Infine, il protagonista si reca dalla madre per salutarla e la trova intenta a lavare i piedi ad un uomo, forse il padre, il quale piange nascondendosi il volto tra le mani .Silvestro si allontanerà avvolto da e nel silenzio.
Personaggi:
Il personaggio principale è Silvestro, un uomo che ha circa un trentina danni. Durante i discorsi con la madre dimostra di essere un po stupido, perché continua a fare le stesse domande ricevendo quasi le stesse risposte.
Concetta è la madre di Silvestro, una donna di una cinquantina danni. Ella come lavoro fa le iniezioni ai malati di tisi e malaria. Durante i discorsi con il figlio continua a elogiare suo padre per quello che è stato e che ha fatto nei suoi anni di vita.
L’arrotino, simboleggia il rivoluzionario che cerca di agitare il popolo, ma nessuno vuole reagire perché tutti fanno finta di niente di fronte alle violenze.
L’uomo Ezechiele, i cui occhi umidi” sembrano implorare pietà per il mondo offeso, sta ad indicare la filosofia consolatoria.
Porfirio, il venditore di stoffe, è la cultura cattolica che propugna l’azione dell’Acqua viva.
I tre rappresentano gli sforzi di chi cerca in ogni modo di opporsi al regime, ma non vi riesce a causa dell’indifferenza comune.
Spazio:
La vicenda si svolge principalmente nel paese della madre di Silvestro.
Ci sono luoghi chiusi quali: la casa del protagonista, il treno, il battello, la casa della madre, le case dei malati e l’osteria. Altri aperti come il cimitero e il paesaggio descritto durante la narrazione.
I luoghi più significativi sono la casa della madre dove il protagonista ricorda l’infanzia, il cimitero dove incontra lo spirito di suo fratello e il treno dove conosce il Gran Lombardo diventato per lui un esempio di vita.
Tempo:
Il romanzo è ambientato negli anni 30-40, perché l’Italia era sotto il regime fascista. Il racconto si svolge circa in tre giorni.
Nel testo è prevalente la scena, sono presenti delle pause ma non vi sono anticipazioni.
Stile:
Il linguaggio adottato dall’autore è formale e comprensibile. Non compaiono né dialetti né lingue straniere.
Inoltre, il testo è di livello medio e scorrevole.
Tecniche:
In questo testo è prevalente il discorso diretto, ma è anche presente in buone quantità il discorso indiretto, mentre non ci sono flussi di coscienza o monologhi interiori.
Narratore:
In questo romanzo il narratore è interno con focalizzazione interna.
Tematiche:
Conversazione in Sicilia è la testimonianza della condizione italiana negli anni del fascismo e la rappresentazione della difficile e insopportabile situazione di coloro che, in pochi e coraggiosi, sceglievano di opporsi.
Il romanzo, probabilmente per aggirare la censura, ha un’impostazione assolutamente fiabesca e simbolica, che costringe il lettore ad una costante riflessione.
Commento:
Non è il genere di libri che preferisco ma, nonostante questo, è stato abbastanza piacevole leggere questo libro perché mi ha fatto riflettere sulle condizioni di vita di tutte le famiglie italiane di quel tempo, soprattutto la famiglia di Silvestro.
Il triste finale esprime molte emozioni.
Audio Lezioni sulla Letteratura del novecento del prof. Gaudio
Ascolta “Letteratura del novecento” su Spreaker.