Le ferree leggi del mondo nella narrativa verghiana
28 Dicembre 2019È nato alleluia di Guido Gozzano
28 Dicembre 2019Il tragitto dal naturalismo francese al verismo italiano è la grande svolta che ha caratterizzato la nostra storia della letteratura nella seconda metà dell’ottocento.
Il naturalismo francese e il verismo italiano sono due movimenti che, pur distinti, condividono un approccio realistico alla rappresentazione della vita, sebbene con sfumature ben specifiche. Un passaggio che non dovrebbe mai essere trattato alla leggera, perché svela molte delle tensioni tra arte, società e individuo nel XIX secolo.
Naturalismo: Scienza applicata alla letteratura
Il naturalismo, nato in Francia nella seconda metà del XIX secolo, ha nel suo grande capofila Émile Zola, che ha portato questo movimento alla sua massima espressione. Ma non sia mai che tu pensi che il naturalismo sia una semplice estensione del realismo: è molto di più.
- Positivismo: Alla base del naturalismo c’è una visione del mondo profondamente influenzata dal positivismo scientifico. Gli scrittori naturalisti, come Zola, consideravano l’essere umano non solo un soggetto da raccontare, ma un oggetto da studiare. L’individuo è visto come determinato da fattori biologici, ambientali e sociali, e il romanzo diventa quasi una sorta di laboratorio in cui lo scrittore studia i comportamenti umani.
- Determinismo: Un concetto fondamentale del naturalismo. Per Zola, l’uomo non è libero, ma vittima delle sue condizioni. Gli istinti, l’eredità genetica, la miseria economica e l’ambiente sociale determinano inevitabilmente il destino dei personaggi. Nei suoi romanzi come Germinal o Thérèse Raquin, Zola esplora la brutalità della vita operaia e la degenerazione morale dei personaggi.
- Metodo scientifico: Lo scrittore diventa una sorta di scienziato sociale. Zola stesso ha affermato di voler scrivere romanzi “sperimentali”, osservando gli effetti delle condizioni di vita su un individuo, in un approccio che potremmo definire quasi “clinico”.
Verismo: La versione italiana della realtà
Il verismo, sviluppatosi in Italia nello stesso periodo, è in qualche modo l’equivalente del naturalismo francese, ma con caratteristiche distintive che lo rendono unico. Il suo maggiore rappresentante è Giovanni Verga, autore di capolavori come I Malavoglia e Mastro-don Gesualdo.
- Ritorno alla terra: A differenza del naturalismo francese, spesso ambientato nelle grandi città o nelle fabbriche, il verismo si concentra su ambienti rurali o periferici, con un forte interesse per le classi contadine e le difficoltà della vita quotidiana. Verga, siciliano fino al midollo, ha esplorato la dura realtà della sua terra, mostrando come le forze della natura e della società siano schiaccianti e ineluttabili.
- Oggettività e “impersonalità”: Verga riprende dal naturalismo l’idea di un autore che si nasconde dietro la storia. Non c’è spazio per sentimenti o romanticismi: il verismo cerca di presentare la realtà con un approccio quasi fotografico. I narratori veristi evitano giudizi morali, preferendo un’osservazione fredda e distaccata.
- L’ideale dell'”ostrica”: Uno dei concetti centrali del verismo di Verga è questo. Nei Malavoglia, la famiglia vive secondo l’ideale dell’ostrica: attaccata alla roccia della tradizione, cerca di resistere alle tempeste della vita. Tuttavia, quando qualcuno cerca di migliorare la propria condizione (come Ntoni), ciò porta solo a disastri. C’è un pessimismo profondo nel verismo: ogni tentativo di cambiare il proprio destino sembra destinato al fallimento, a causa delle forze immutabili della società e della natura.
- Lingua e dialetto: Mentre Zola manteneva un registro più elevato e “colto” nei suoi testi, i veristi (Verga in particolare) si preoccupavano di riprodurre il linguaggio autentico dei loro personaggi. Questo si vede nella scelta di un italiano più vicino al parlato e nella frequente inclusione di dialettismi, un modo per radicare ulteriormente il racconto nella sua realtà locale.
Differenze principali
Pur essendo imparentati, i due movimenti hanno differenze sostanziali che vale la pena sottolineare:
- Ambiente: I naturalisti francesi preferiscono spesso ambienti urbani e industriali, mentre i veristi italiani si concentrano su ambienti rurali e popolazioni contadine.
- Tono: Il naturalismo ha un tono più scientifico e distaccato, mentre il verismo, pur rimanendo impersonale, ha una vena fatalista e radicata nella tradizione.
- Tematiche sociali: Il naturalismo guarda all’evoluzione della società moderna, con i conflitti sociali e le lotte di classe, mentre il verismo si concentra più sulle dinamiche del mondo rurale, con un’attenzione particolare ai legami con la terra e alla pressione della povertà.
Conclusione
Passare dal naturalismo al verismo significa muoversi da una visione della società dominata dal determinismo scientifico a un’attenzione più profonda verso la realtà rurale e regionale, mantenendo però quella volontà di rappresentare la vita in modo crudo e spietato. Il naturalismo cerca di svelare le leggi nascoste che governano il comportamento umano, mentre il verismo guarda alla resistenza passiva di chi subisce queste forze, senza speranza di riscatto.
Non è affascinante come queste due correnti, pur diverse, abbiano saputo cogliere il malessere dell’epoca e tradurlo in arte?