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L’autore
Daniel Pennac, nato a Casablanca nel 1944, già insegnante di lettere in un liceo parigino, dopo un’infanzia vissuta in giro per il mondo, tra l’Africa, l’Europa e l’Asia, si è definitivamente stabilito a Parigi. Quando comincia a scrivere scopre una particolare propensione per storie comiche, surreali ma ben radicate nelle contraddizioni del nostro tempo. Ha raggiunto il successo dopo i quarant’anni con la serie di Belleville della famiglia Malaussène
Ecco la storia
Ecco la storia (titolo originale Le Dictateur et le Hamac, 2003), è stato subito tradotto e pubblicato in Italia da Feltrinelli, nel 2003.
Ecco la storia è un metaromanzo, il racconto della stesura di una ipotetica storia nella quale Daniel Pennac ‒ con un apparente guazzabuglio di personaggi e sosia di sosia, di parentesi narrative che paiono allontanarsi dal tema principale ‒ affronta l’identità e il gioco dei ruoli, gli elementi che innescano una narrazione e la contaminazione tra realtà e finzione.
Come tutti i metaromanzi, come Uno, nessuno e centomila, Se una notte d’inverno un viaggiatore, o lo si ama o lo odia, poiché è esattamente quello che uno non si aspetterebbe mai da un romanzo, è la negazione del romanzesco.
Incipit
Sarebbe la storia di un dittatore agorafobico. Poco importa il paese. Basta immaginare una di quelle repubbliche delle banane con il sottosuolo abbastanza ricco perché si desideri prendervi il potere e abbastanza aride in superficie per essere fertili di rivoluzioni. Mettiamo che la capitale si chiami Teresina, come la capitale del Piauí, in Brasile. Il Piauí è uno stato troppo povero per poter mai servire da cornice a una favola sul potere, ma Teresina è un nome accettabile per una capitale.
E Manuel Pereira da Ponte Martins sarebbe un nome plausibile per un dittatore.
Sarebbe quindi la storia di Manuel Pereira da Ponte Martins, dittatore agorafobico. Pereira e Martins sono i due cognomi più diffusi nel suo paese. Da ciò la sua vocazione di dittatore; quando ti chiami due volte come tutti, il potere ti spetta di diritto. È quello che lui si dice da quando ha l’età per pensare.
Metaromanzo
Scriviamo per farla finita con noi stessi, ma con il desiderio di essere letti, non c’è modo di sfuggire a questa contraddizione. È come se annegassimo urlando: “Guarda, mamma, so nuotare!”. Quelli che gridano più forte all’autenticità si gettano dal quindicesimo piano, facendo il tuffo d’angelo: “Vedete, sono soltanto io!”. Quanto a sostenere di scrivere senza voler essere letti (tenere un diario, per esempio), significa spingere fino al ridicolo il sogno di essere contemporaneamente l’autore e il lettore. (V, 1)
I luoghi
Teresina è una città del Brasile, capitale dello stato del Piauí
Il Piauí è uno stato del Brasile, situato nella parte nord-orientale del paese, nell’arida regione del sertão.
Questa regione diventa paradigmatica delle contraddizioni del sudamerica, fra dittature, sfruttamento degli uomini (contadini o minatori) e delle risorse
Rodolfo Valentino
Rodolfo Valentino, o Rudolph Valentino, o semplicemente Rudy, pseudonimo di Rodolfo Pietro Filiberto Raffaello Guglielmi (poi di Valentina D’Antonguella) (Castellaneta, 6 maggio 1895 – New York, 23 agosto 1926), è stato un attore e ballerino italiano. Fu uno dei più grandi divi del cinema muto della sua epoca, noto anche per esser stato il sex symbol di quegli anni, tanto che gli fu dato l’appellativo di “Latin Lover”. Il suo stile recitativo fu ammirato da altri grandi, tra cui Charlie Chaplin.
Charlie Chaplin
Attore e regista (1889 – 1977)
Film citati nel romanzo:
Il Monello (The Kid) (1921)
La febbre dell’oro (The Gold Rush) (1925)
Tempi moderni (Modern Times) (1936)
Il grande dittatore (The Great Dictator) (1940)
Il grande dittatore, discorso finale
Mi dispiace, ma io non voglio fare l’imperatore. Non è il mio mestiere. Non voglio governare ne conquistare nessuno. Vorrei aiutare tutti se possibile: ebrei, ariani, uomini neri e bianchi.
Tutti noi esseri umani dovremmo aiutarci sempre. Dovremmo godere soltanto della felicità del prossimo, non odiarci e disprezzarci l’un l’altro. In questo mondo c’è posto per tutti. La natura è ricca e sufficiente per tutti noi.
La vita può essere felice e magnifica, ma noi l’abbiamo dimenticato: l’avidità ha avvelenato i nostri cuori, ha precipitato il mondo nell’odio, ci ha condotti, a passo d’oca, tra le cose più abbiette. Abbiamo i mezzi per spaziare, ma ci siamo chiusi in noi stessi. La macchina dell’abbondanza ci ha dato povertà. La scienza ci ha trasformato in cinici; l’avidità ci ha reso duri e cattivi. Pensiamo troppo e sentiamo poco. Più che macchinari, ci serve umanità. Più che abilità ci serve bontà e gentilezza. Senza queste qualità la vita è violenza e tutto è perduto.
L’aviazione e la radio hanno riavvicinato le genti. La natura stessa di queste invenzioni reclama la bontà nell’uomo, reclama la fratellanza universale, l’unione dell’umanità. Perfino ora la mia voce raggiunge milioni di persone nel mondo, milioni di uomini, donne e bambini disperati, vittime di un sistema che impone agli uomini di torturare e imprigionare gente innocente. A coloro che mi odono io dico: non disperate. L’avidità che ci comanda è solamente un male passeggero: l’amarezza di uomini che temono le vie del progresso umano. L’odio degli uomini scompare, insieme ai dittatori e il potere che hanno tolto al popolo ritornerà al popolo. E qualsiasi mezzo usino la libertà non può essere soppressa.
Soldati! Non cedete a dei bruti, uomini che vi disprezzano, e vi sfruttano che vi dicono come vivere, cosa fare, cosa dire, cosa pensare! Che vi irreggimentano, vi condizionano, vi trattano come bestie. Non vi consegnate a questa gente senza un’anima: uomini macchina con macchine al posto del cervello e del cuore! Voi non siete macchine, voi non siete bestie! siete uomini! Voi avete l’amore dell’umanità nel cuore! Voi non odiate! Coloro che odiano sono quelli che non hanno l’amore altrui!
Soldati! Non difendete la schiavitù! Ma la libertà! Ricordate, nel vangelo di San Luca e’ scritto il regno di Dio è nel cuore dell’uomo: non di un solo uomo di un gruppo di uomini ma di tutti gli uomini! Voi! Voi, il popolo, avete la forza, di creare le macchine. La forza di creare la felicità! Voi, il popolo, avete la forza di fare che la vita sia bella e libera, di fare di questa vita una splendida avventura. Quindi, in nome della democrazia, usiamo questa forza, uniamoci tutti. Combattiamo per un mondo nuovo, che sia migliore, che dia a tutti gli uomini lavoro, ai giovani un futuro, ai vecchi la sicurezza.
Promettendovi queste cose dei bruti sono andati al potere. Mentivano! Non hanno mantenuto quelle promesse. E mai lo faranno! I dittatori forse sono liberi perché rendono schiavo il popolo. Allora combattiamo per mantenere quelle promesse, combattiamo per liberare il mondo eliminando confini e barriere, eliminando l’avidità, l’odio e l’intolleranza. Combattiamo per un mondo ragionevole, un mondo in cui la scienza e il progresso diano a tutti gli uomini il benessere. Soldati, nel nome della democrazia siate tutti uniti.
Hannah, puoi sentirmi? Dovunque tu sia, abbi fiducia! Guarda in alto, Hannah! Le nuvole si diradano! Comincia a splendere il sole! Prima o poi usciremo dall’oscurità verso la luce! E vivremo in un mondo nuovo, un mondo più buono, in cui gli uomini si solleveranno al di sopra delle loro avidità, del loro odio, della loro brutalità. Guarda in alto, Hannah!
L’animo umano troverà le sue ali e finalmente comincerà a volare. A volare sull’arcobaleno, verso la luce della speranza. Verso il futuro, il glorioso futuro che appartiene a te, a me, a tutti noi. Guarda in alto, Hannah, lassù!…
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Relazione di narrativa “Kamo – L’agenzia Babele” di Daniel Pennac di Martina Agosti
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