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28 Dicembre 2019I versi 28-43 del De Rerum Natura di Lucrezio sono una preghiera rivolta a Venere affinché porti la pace nel mondo, in particolare tra i Romani, interrompendo le guerre dominate dal dio Marte.
Lucrezio descrive un’immagine intima tra Venere e Marte, dove l’amore divino vince sulla violenza, auspicando così una tregua per consentire lo sviluppo di un clima favorevole per la filosofia e la poesia.
Analisi
In questi versi, Lucrezio chiede a Venere di far cessare temporaneamente le guerre, rappresentate come le “fera moenera militiai” (gli aspri compiti della milizia), così che in un momento di quiete, possa prevalere la pace (verso 30). Venere è l’unica che può concedere tranquillità ai mortali, dato che Marte, dio della guerra, è sotto il suo potere. Lucrezio dipinge una scena affettuosa: Marte, sconfitto dall’eterna ferita d’amore, spesso si rifugia tra le braccia di Venere (versi 33-35). In questo momento di intimità, Marte guarda Venere con desiderio e il suo respiro è sospeso pendendo dalle sue labbra (versi 36-37). L’immagine raffigura l’amore come una forza dominante anche sugli dei della guerra.
Lucrezio implora Venere di sfruttare questa sua influenza su Marte per portare una pace stabile ai Romani (versi 38-40). Egli afferma che, in un periodo di guerra, né lui né la nobile stirpe di Memmio possono adempiere adeguatamente ai propri doveri verso la patria e la salvezza comune (versi 41-43). La pace è vista come condizione necessaria per lo sviluppo della filosofia e della vita civile.
In questi versi, Venere rappresenta non solo la forza creatrice, ma anche la forza che può portare pace e stabilità, persino a Marte, dio della guerra.
Testo e Traduzione dei versi 28-43 primo libro De rerum natura di Lucrezio:
Testo:
Effice ut interea fera moenera militiai |
Traduzione
Fa’ sì che intanto i crudeli compiti della guerra |