Canto notturno di un pastore errante vv. 1-60
28 Dicembre 2019I canti pisano-recanatesi
28 Dicembre 2019Il celebre episodio di Angelica e il mostro marino nell’“Orlando Furioso” si svolge nei Canti X e XI, ed è una delle scene più memorabili e avvincenti del poema di Ludovico Ariosto.
Angelica, la bellissima principessa, viene legata a una roccia come sacrificio per un mostro marino, seguendo un classico topos cavalleresco e mitologico che richiama il mito di Andromeda. La scena è resa ancora più iconica dall’eroico intervento di Ruggiero, che, in sella al suo ippogrifo, salva Angelica, emulando l’impresa di Perseo.
Il contesto
Angelica, in fuga da vari cavalieri che la desiderano, giunge nella città africana di Ebuda, dove gli abitanti, per placare l’ira di un mostro marino (simile a una balena), sacrificano giovani donne. Angelica viene catturata e, come le altre, viene incatenata a uno scoglio in attesa della sua morte. Ariosto descrive con grande pathos la bellezza della giovane principessa e la sua vulnerabilità in quel momento di estremo pericolo.
La descrizione di Angelica legata alla roccia
Ariosto sottolinea la bellezza di Angelica, che, anche in una situazione di estrema vulnerabilità, appare così affascinante da suscitare non solo desiderio, ma anche compassione. Nel Canto X, viene descritta così:
“Così di mezzo il mare un scoglio siede,
di smisurata grande e orribil mole;
ch’a pena il più spietato veder crede
senza pietà la misera figliuola
così legata, che l’avria un Giuda
pianto, vedendo la sua faccia ignuda.”
(Canto X, 101)
In questi versi, la bellezza di Angelica è tale che anche il più crudele degli uomini non potrebbe rimanere indifferente davanti alla sua sofferenza. Il contrasto tra la ferocia del mostro e la fragilità della donna incatenata è particolarmente forte, e Ariosto usa questo momento per esaltare la figura dell’eroina in pericolo.
Il mostro marino
Il mostro, che Ariosto descrive come una creatura marina gigantesca e terrificante, è evocato attraverso immagini potenti. La bestia è inarrestabile e minaccia di divorare Angelica, proprio come nel mito classico di Andromeda. La descrizione del mostro in arrivo è piena di tensione:
“Ecco venire il gran mostro marino,
tutta spumante il pel come balena,
che le dorate spiagge d’Ebuda
col ruggito ne fa tremar l’arena.”
(Canto XI, 13)
Questa descrizione mette in evidenza la mostruosità della creatura e la sua potenza devastante. Il suo arrivo è accompagnato da spuma e ruggiti, evocando un senso di caos e pericolo imminente.
L’arrivo di Ruggiero e il salvataggio
A questo punto, entra in scena Ruggiero, che, cavalcando il suo ippogrifo, giunge in tempo per salvare Angelica. La sua impresa eroica riecheggia le grandi gesta dei cavalieri della tradizione cavalleresca, come Perseo che salva Andromeda. Ariosto descrive il momento del salvataggio con grande dinamismo:
“Giunge improvviso, e ‘l brando in man si caccia;
l’aleggiante destrier la testa china,
e col ferro percote entro la faccia
del gran mostro che all’orlo s’avvicina.”
(Canto XI, 15)
Con grande abilità e coraggio, Ruggiero attacca il mostro e lo sconfigge, liberando Angelica. Il momento è di grande impatto visivo: il cavaliere alato si abbassa sul mostro, colpendolo con la sua spada e salvando la dama in pericolo.
Conclusione
L’episodio di Angelica e il mostro marino rappresenta uno dei momenti più classici e affascinanti del poema cavalleresco. Ariosto mescola abilmente elementi del mito antico e dell’epica cavalleresca per creare una scena ricca di pathos e di eroismo. Angelica, con la sua bellezza e vulnerabilità, incarna l’ideale della dama in pericolo, mentre Ruggiero, con il suo gesto eroico, rappresenta il perfetto cavaliere.
Tuttavia, la complessità del personaggio di Angelica, che non è una semplice vittima ma una donna astuta e indipendente, rende questo episodio ancora più interessante. Nonostante il salvataggio da parte di Ruggiero, Angelica non rimane legata all’eroe ma continua il suo viaggio, riaffermando la sua autonomia.